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Latina. Laici a sinistra. Enzo Marzo sul prossimo numero di Critica Liberale: «Ormai ci hanno tradito anche i radicali. Urge una consulta»
«Rompiamo gli indugi. Il caso Buttiglione e il travaglio della legge sulla fecondazione assistita dimostrano l’irrilevanza delle forze laiche», esordisce
così nell'editoriale che sarà pubblicato a giorni dal nuovo numero di Critica Liberale il direttore Enzo Marzo. «Ugualmente, il balbettìo delle formazioni
che compongono il centrosinistra dimostra l’irrilevanza delle forze liberali e democratiche.
Dopo la conflagrazione della Prima Repubblica, i partiti che in un modo o in un altro facevano riferimento alla grande tradizione liberale, laica, democratica e azionista (per intenderci,
da Croce a Rosselli e Salvemini) sono semplicemente scomparsi. Ed erano così mal rappresentati che non hanno lasciato rimpianti. È rimasto il solo partito radicale, ma questo
ha tradito se stesso (caso raro di “trasformismo collettivo”): prima è passato armi e bagagli nelle file dell’avversario e adesso tresca con la Destra piatendo posti. Già
durante gli ultimi cinquanta anni i partiti laici avevano pagato duramente la loro litigiosità e l’incapacità di trovare sintesi politiche in grado di fare davvero breccia nella
società italiana. Il togliattismo e l’egemonia democristiana avevano fatto il resto. In un solo caso riuscirono a superare le differenze, e stravinsero. Nella vicenda del divorzio
dimostrarono d’essere le sole forze che rappresentassero la modernità. Riuscirono a trascinarsi appresso persino il Pci. Quello fu l’unico momento della nostra storia in
controtendenza rispetto alla subalternità congenita alla Dc e rispetto al “compromesso storico” tra chi maneggiava con sempre maggiore difficoltà pensieri totalitari. Poi
ci fu il benemerito diluvio, che ha ben distrutto ma ha lasciato solo fanghiglia. Il fenomeno Berlusconi ha aggravato molto il male. Ha leso lo stato di diritto e ha svuotato la
democrazia. Ci vorrà una generazione per restaurare i danni provocati dal berlusconismo sulla nostra civiltà, sulle strutture politico-istituzionali e sulla credibilità internazionale
del nostro paese.
Chi potrà farlo? Basteranno i nipotini di seconda fila del post-compromesso storico? Basta mettersi in testa la bombetta inglese per dimostrare d’aver assimilato il pensiero
più avanzato della democrazia occidentale? I segnali di questi ultimi anni sono tutti negativi. La prova della penultima legislatura è andata assai male, non si è fatto altro
che porre le premesse dei disastri perpetrati dalla Destra. Le successive mancate analisi critiche fanno mal pensare sul futuro. I “massimi” responsabili della sconfitta
stanno ancora tutti qui. E rimeditano i medesimi errori. Ora assistiamo, sia a destra sia a sinistra, ai tentativi tutti “politicanti” di ricostruire lo spettro dell’antico pentapartito
in un solo schieramento, o addirittura in un solo partito. Ma sono esperimenti patetici. Il Grande Buco rimane.
Mille segnali gridano la necessità d’una robusta iniezione di mentalità liberale a tutta l’opposizione. Noi siamo stati sempre convinti che la lotta a Berlusconi dovesse
essere condotta da forze variegate, rappresentanti di molteplici tradizioni e interessi, e che le aggregazioni dovessero essere “naturali” e non frutto di alchimie da centrostudi.
Per questo motivo, hanno lasciato del tutto freddi noi (e, a dir la verità, anche il paese) le esperienze sia della Margherita sia del partito riformista (quello che fu presentato
grottescamente addirittura sul “Foglio” di Berlusconi). Quindi che la Sinistra sia “plurale”, consapevole del pericolo che viviamo tutti e pronta ad agire unita. E la
pluralità sia la più completa possibile. Ma come si fa a non accorgersi che in questo Centrosinistra va colmato subito il Grande Buco? Occorre contrapporre un liberalismo
finalmente coerente al “liberalismo populista e clericale” e al “liberismo monopolistico” di Berlusconi (non ci abitueremo mai agli ossimori del mondo berlusconiano, sono
talmente grotteschi che ci fanno persino ridere).
Deve potersi sentire la voce liberale e democratica. I laici devono uscire dalla loro afasia. Sono persino in maggioranza nel paese, però da sempre a sinistra vige il terrore
di indisporre il cosiddetto voto cattolico, peraltro oramai frazionatissimo. Ma anche i laici possono irritarsi, e molto. Anche loro hanno il diritto di voto. Anche
loro possono diventare una lobby.
Ovviamente per ora è impossibile proporre la nascita d’una vera e propria formazione politica, ma è possibile, anzi necessario che si organizzi prestissimo una Consulta
che, nell’Ulivo, coordini e dia voce politica unitaria a tutte, ma proprio tutte, le schegge esistenti del mondo liberale, laico, repubblicano, azionista, liberalsocialista.
Ovvero di quel mondo che nulla ha a che vedere col post-comunismo o col popolarismo. Una Consulta che magari conservi a tutti la più ampia autonomia. Una
Consulta che però non sia soltanto una somma dell’esistente, che è dignitosissimo ma politicamente ininfluente poiché largamente minoritario in ogni ambiente
in cui s’è andato a collocare, ma soprattutto si ponga l’obiettivo di offrire al paese una proposta politica fondata sui valori fortissimi della Libertà e della Giustizia.
Aggiungerei, della Modernità, del Mutamento, dei Diritti, del Conflitto. E, perché no, di quella Fraternité che sembrava tanto obsoleta, ma che in tempi in cui le
genti si mescolano riappare essenziale per una convivenza civile. L’impresa non è facile, ma è necessaria. La società civile ha mostrato di possedere inesplorate ricchezze.
Di esprimere, anche inconsapevolmente, valori liberali. All’occasione ha dimostrato di avere energie morali ben superiori all’attuale classe dirigente d’opposizione. Si
richiede pazienza, e l’intelligenza di cancellare dentro noi stessi il settarismo, il patriottismo associativo, la predisposizione viscerale per la sconfitta e per il minoritarismo.
Facciamola finita con lo spaccare il capello in quattro. Si richiede che ognuno faccia, e in profondità, i conti con la propria storia zeppa di errori. Rinsaldare assieme
i mille rivoli del pensiero liberale e democratico dell’ultimo secolo in un’unica offerta politica è una sfida complessa. Facciamo i primi passi».
Mauro Cascio
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