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Roma. La paura di crescere. Claudio Bisio è Benjamin Malaussène, da Pennac: «Da figlio costretto ad assumersi nuove responsabilità di vita»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Claudio Bisio. Dopo averlo inseguito per le tutte le scale e i cortili della Facoltà di Scienze della Comunicazione, riusciamo finalmente a braccarlo nell’ultimo posto dove avremmo mai pensato di intervistarlo: nell’ufficio del Preside Mario Morcellini. Mancano pochi minuti all’inizio dell’incontro nella sala Congressi, dove Bisio parlerà agli studenti del suo ultimo lavoro teatrale, il monologo "Monsieur Malaussène" tratto dall’omonimo romanzo di Daniel Pennac: e in effetti l’atmosfera in facoltà è stranamente vivace, considerato che sono le 20:00. Accomodatosi sulla prestigiosa poltrona dietro l’altrettanto prestigiosa scrivania, l’attore – dopo tutto quello che ci ha spiegato su Monsieur Malaussène e sulla sua tragicità sarebbe perlomeno riduttivo definirlo solo "comico" - interrompe immediatamente la nostra prima domanda, mettendo subito le cose in chiaro: "Scusami se ti interrompo, ma devi dire dove sono seduto! Siamo nella Presidenza di Mario Morcellini! Abbiamo occupato!! Anzi, io ho occupato- Diciamo pure che mi sono allargato. Scusa scusa, vai avanti. E così inizia l’intervista "seria".
In tutti i libri di Daniel Pennac ci sono dei personaggi giovanissimi, dei bambini. Forse anche i personaggi adulti, come quello che interpreti nel tuo ultimo lavoro, Monsieur Malaussene, sono in fondo un po’ bambini: è come se Pennac riuscisse sempre a delineare dei personaggi da favola. Come ti trovi nei panni di questo personaggio che potremmo definire per certi versi "fiabesco"?
«Certamente: in Pennac ci sono sempre dei bambini, come nel caso di Benjamin Malaussène, il personaggio che interpreto. Benjamin è un po’ il capotribù, pieno di fratelli perché ha una madre che sforna figli in continuazione: sembrano tutti figli suoi, ma in realtà sono fratelli. Ed improvvisamente, ecco che per la prima volta Benjamin Malaussène aspetta un figlio, un figlio vero. Così si trova da figlio, da bambino come lui stesso si sente, a passare senza soluzione di continuità dall’altra parte della barricata: in modo repentino, diventa padre. I romanzi di Pennac sono delle saghe infinite, mi pare si arrivi a 1.500 pagine considerando tutta la storia dei Malaussène, ma il tema di questa piece teatrale è proprio questo: la paura di crescere, la paura di diventare responsabile, di diventare padre e di smettere di essere bambino. Benjamin Malaussène parla quindi a questo figlio che deve ancora nascere, e la piece è scandita dai 9 mesi: ci sono delle diapositive, volute espressamente da Pennac, che scandiscono l’avanzare del feto durante la gravidanza di Julie, la moglie di Benjamin. E alla fine si assisterà alla nascita di questo bambino, che si chiamerà, in maniera surreale, Monsieur Malaussène. Forse, se ci sarà un prosieguo di questa piece, Benjamin Malaussène sarà un padre più responsabile: ma nel testo di sicuro non lo è».

Glauco Di Mambro

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