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Latina. Legge antifumo: i commercianti dicono no. «La disposizione del Ministero non sarà rispettata. È assurda, inapplicabile ed illegittima»

«I gestori dei locali pubblici non denunceranno nessun trasgressore alla legge sul divieto di fumo se questi, dopo essere stato invitato a spegnere la sigaretta o uscire dal locale, dovesse continuare a fumare». Fipe-Confcommercio alza le barricate contro la circolare ministeriale per l'applicazione della legge 3/2003 (detta anche legge Sirchia) ed ha preparato anche il testo per il ricorso al Tar. La disposizione del ministero della Salute che impone agli esercenti l'obbligo di segnalare i comportamenti dei trasgressori al divieto di fumare (pena una salatissima multa da 220 a 2000 euro e sospensione o revoca della licenza nei casi più estremi) va considerata assurda, inapplicabile ai pubblici esercizi, ed infine illegittima. È assurda poiché chi non ha la qualifica di pubblico ufficiale, come nel caso dell'esercente, non ha l'obbligo - ai sensi dell'articolo 333 del codice di procedura penale - nemmeno di denunciare i reati ai quali eventualmente assiste; inoltre l'esercente non può identificare il trasgressore, perché all'arrivo della polizia la parola dell'esercente, che non è pubblico ufficiale, varrà quanto quella del cliente fumatore che potrà sempre denunciarlo per diffamazione. Queste motivazioni inducono la federazione, qualora il ministero non cambi atteggiamento o il TAR del Lazio - al quale la Fipe intende rivolgersi - non sospenda o annulli la circolare, ad invitare gli esercenti ad esporre i cartelli che riportano il divieto di fumare, ma a disattendere le imposizioni di denunciare i clienti contenute nella circolare ed in altre disposizioni diverse dalla legge.

Elisabetta Rizzo


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