Lunedì 19/05/2025 
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Latina. Doolin Street. «Strani sti artisti, scaricano i cazzi loro addosso a noi invece che allo psicologo e vogliono pure essere pagati»

Ho provato a fotografarlo in "notturna". Ho pensato che forse così diventava più suggestivo. Lo scatto ci mostra in tutta la sua magnificenza uno scorcio del Parco San Marco. Barriere architettoniche correttamente abbattute. Scale e rampa per disabili. Che ad un certo punto finisce. E basta. Ti traghetta sul prato (prato? Insomma sulla parte non contaminata da opere di muratura). Perché finisce lì non è dato sapere, voci di corridoio insinuano che sono andati avanti finché ci sono stati i soldi. Chiusi i rubinetti, finito il tracciato. La logica è ineccepibile. E neanche criticabile: se uno non c'ha più i soldi che deve fare? I debiti? Si ferma lì e amen, mica è una catastrofe. Il sospetto è però che nella strategia della strada che termina gettandosi nel prato, si nasconda la metafora della vita, sapientemente raccontata da un artista, che ha voluto cogliere un suo momento di depressione ed invece di approfittarne per andare a contemplare il canale di Rio Martino con una robusta corda (con pesante masso all'estremità) legata al collo, abbia pensato bene di esprimere il suo disagio esistenziale attraverso l'opera. Come se a noi ce ne fregasse qualcosa del suo disagio esistenziale. Se uno non si sente tanto bene va dallo psicologo, paga la parcella e si fa curare. Se uno si porta dietro i problemi dell'infanzia va dall'analista, paga la parcella e si fa curare. Qui assistiamo ad un processo del tutto inverso: questi stanno strani, scaricano i cazzi loro addosso a noi e pretendono che gli si paghi la parcella.

Maria Corsetti


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