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Latina. Chiamale se vuoi erosioni. Giorgio Libralato: «Ben vengano le opinioni dei tecnici. Ma in questi casi teniamo conto della gente comune»

Il 9 e 10 novembre 2002 le cronache locali riportavano, in contrasto tra loro, il convegno del Rotary Club a San Felice Circeo e l'intervento anti erosione da effettuare sul Lido di Latina, diventato il cavallo di battaglia di alcuni politici. Il convegno molto qualificante per il tavolo dei relatori composto da esperti a livello nazionale, docenti dell'Università La Sapienza e di altre università, esperti provenienti dalla Liguria, Toscana e Sardegna ad illustrare studi e proposte. Moderatore il professore universitario e giornalista di Rai Tre Mario Tozzi. Scarsa la presenza di politici locali, anche perché quelli presenti non hanno brillato né in fatto di ambiente né per la valorizzazione del turismo. Conclusione unanime e condivisa che per evitare e prevenire o recuperare l'erosione delle coste dovevano essere effettuati interventi morbidi di rinascimento e venivano dichiarati inadeguati pannelli (o pennelli) e comunque tutte quelle barriere fisse che forse risolvano (temporaneamente) il problema dell'erosione in un dato tratto di spiaggia, ma lo spostano, aggravandolo, a sud per il gioco delle correnti. La stranezza consiste che diversi esponenti qualificati (professori e scienziati) a livello nazionale giungevano a delle conclusioni tecniche e scientifiche, ma lo stesso giorno nelle cronache locali veniva annunciato un progetto esattamente contrario consistente nel rinascimento della spiaggia del lido di Latina in modo "aggressivo" per il territorio che avrebbe spostato ed aumentato l'erosione a sud. Esattamente ciò che, dopo l'intervento realizzato sulla spiaggia di Latina, viene lamentato sulle cronache dei giornali da alcuni amministratori e studiosi sulle spiagge di Sabaudia. Ulteriore stranezza consiste nell'osservare che il colore del Sindaco e delle amministrazioni interessate sono le stesse, così come quella della giunta regionale.
Al di là di queste considerazioni per le quali i "tecnici", che sono sempre pronti ad intervenire a supporto di politici e amministrazioni, daranno le opportune e specifiche considerazioni scientifiche e tecniche, resta la realtà: oltre 2 km da Foceverde, un insieme di sassi che si ripete ogni 50 m circa. Senza voler esprimere tesi, né fare polemiche, la gente semplice che frequenta il mare per divertimento oppure per curare e/o prevenire malattie di varie tipo si chiede: è meglio una spiaggia più corta con la sabbia originaria, oppure una spiaggia più lunga (quindi più ombrelloni, sdraio, lettini ed asciugamani, cioè più gente) con i "sassi"? è meglio l'originario e lento alzarsi dell'acqua del mare che consente alle mamme di essere più tranquilli e anche a bambini, anziani meno esperti di fare qualche metro in più dentro l'acqua, oppure si preferisce il gradino a pochi metri dalla battigia con l'acqua subito più alta? L'erosione di Sabaudia è legata all'intervento di Foceverde? E quella di Foceverde può avere relazione dai lavori al porto di Nettuno? E il pontile di Foceverde può avere un legame con l'erosione che si è tentato di fronteggiare? Il porto di Borgo Sabotino di cui si discute e si illustra il progetto in questi giorni come modificherà la natura? Siamo in inverno sarà il caso di organizzare un "tavolo tecnico", la "sinergia" e la "concertazione" di tecnici, operatori del settore, amministratori ed associazioni dei cittadini?

Andrea Apruzzese


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