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Latina. Il tesoro di Asmara. Paolo Iannuccelli: «Il prof di disegno mi fece scoprire la storia di mio zio: 10 anni che la voglio raccontare»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Paolo Iannuccelli, autore de "Il Tesoro di Asmara".
Un libro diverso dai tuoi. È un qualcosa che va oltre il nostro territorio. Qualcosa
che va oltre il nostro continente e oltre la nostra storia. Ce ne parli?
«È una storia di famiglia, come è stata definita dai relatori della serata di presentazione.
Io ho preso spunto da un fatto, da un episodio che mi è capitato quando ero piccolo
e andavo a scuola: un professore di disegno a momenti mi voleva bocciare, perché
è stato condannato da un mio zio generale della giustizia militare. Ecco, sono voluto
andare un po' più a fondo. Ho scoperto che questo mio zio aveva fatto tante cose.
Ha salvato i beni della comunità di Asmara nel '41 dagli inglesi. E da qui nacque
il titolo del mio lavoro. Pensate che nella cripta della cattedrale di Asmara si trovarono
cassaforti e forzieri. Tornando a mio zio, è stato un giurista abbastanza insigne.
Ecco, ho sentito la figlia, sono ripartito dalle sue origini ed ho cercato di
ricostruire questa storia». Questo testo arriva pochi mesi dopo "Gente di Ponza".
Hai una produzione molto veloce... «No, in realtà di "Gente di Ponza" è uscita da poco
la seconda edizione. Ma è un titolo di quattro anni fa. È un libro molto seguito sull'isola
e ora penso di aggiornarlo con altri 15 racconti. Per quanto riguarda "Il Tesoro
di Asmara, sono credo dieci anni che volevo scriverlo. E ci sono delle persone che mi hanno
aiutato nelle ricerche (Sabino Vona, Rino Caputo...) Poi ci ho aggiunto delle foto dall'album di famiglia. Come quella
dell'obelisco di Axum prima che fosse trasferito in Europa». Chi ti aspetti che
legga questo libro? «La comunità di Asmara, che è molto forte anche qui a Latina
e soprattutto coloro che lavorano nel campo della giustizia militare».
Maria Corsetti
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