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Latina. Libertà in fumo. I Verdi: «Per ParvapoliS chi non fuma deve chiedere in un bar se c'è qualcuno che vuole accendersi una sigaretta». Ovvero i limiti, anche culturali, di chi l'educazione la vuole imporre per legge

«Se non ho compreso male l’articolo di ParvapoliS si vorrebbe dimostrare che fumare fa bene alla salute, che la “puzza” di fumo si può gentilmente cedere ai nostri amici, vicini o parenti al di là del loro gradimento e, a volte, senza conoscere il loro stato di salute (malattie, allergie, ecc.) e che è giusto imporre il fumo passivo. Credo che ormai non ci sia bisogno di ribadire decine d’anni di ricerche scientifiche che dimostrano i danni provocati dal fumo e che il fumo faccia male era dimostrato da prima che nascessero i Verdi. Non credo che ParvapoliS intenda confutare tali tesi scientifiche». Esordisce così Giorgio Libralato, dei Verdi, interpretando liberamente un nostro articolo «Quindi il ragionamento è più o meno questo: libertà per chi fuma (e qualche volta provoca danni o semplicemente fastidio) e mancanza di libertà di chi non fuma che se si vuole recare in un locale pubblico deve prima chiedere se c’è qualcuno che gradisce fumare. Siccome credo che non fosse questo il ragionamento dell’articolista (qualche volta “graffiare” piace anche a me) penso che la libertà vada garantita come prevede la Costituzione e ripreso dal Presidente nazionale dei Verdi per la pace Alfonso Pecoraro Scanio, che afferma di difendere il diritto alla salute, e che vada dato il buon esempio dalle istituzioni. Mi è capitato di veder fumare anche gli operatori interni all’ospedale dove non è che la maggioranza dei presenti si possa dire che “goda di ottima salute. Non credo che chi chiede il rispetto della salute (propria o di altri) si possa definire antidemocratico. Personalmente non ho mai chiesto a nessuno di non fumare prima di vedere causa ed effetti del “fumo” in presenza di asmatici ed allergici».
Siamo con Libralato in tutti gli esempi citati. Solo che per la quasi totalità delle situazioni basta un generico senso del rispetto ed una altrettanto generica educazione. Non vediamo l'utilità di farci una legge su. Altrimenti stiamo freschi. Mi aspetto Pecoraro Scanio che mi impone una legge per sorridere e salutare quando esco o entro dall'ascensore. Non farlo non solo è indice di maleducazione ma può creare una profonda frustrazione in chi resta da solo nella cabina. E il disattamento sociale, secondo una circolare dell'OMS, fa più male di un pugno in faccia. E mi aspetto pure il Codacons nei pianerottoli di piani a caso di ciascun condominio, per verificare se la normativa viene rispettata con il dovuto e ossequioso senso dello Stato. Anche starnutire in pubblico è rischioso per la salute altrui. Gli italiani lo sanno bene. Magari un giorno gli apologeti dello starnuto libero saranno azzittiti. Saranno allestite sale attrezzate per i raffreddati e chi non riuscisse a raggiungere in tempo il luogo deputato all'insana azione può venir multato dallo sceriffo al banco che, sempre a sua insindacabile discrezione, può anche decidere di infliggere una esemplare punizione pubblica, con i Verdi che, strateghi della comunicazione che conta, si preoccuperanno dell'efficacia educativa e mediatica del gesto. In presenza di un naso che cola o in assenza di appositi fazzoletti potrà intervenire la forza pubblica.
Ora mi si dirà: l'esito del paradosso può sempre essere inefficace e le tecniche retoriche ricordano che spesso l'uso è controproducente. Chi deve controbbattere non apprezzerà la realtà deformata e grottesca e proverà ad averla vinta invocando il senso di realtà ed invitando ad un sano e non equivoco pragmatismo. E dunque, anche per chiarire il nostro pensiero in maniera meno provocatoria, nella speranza di risultare affabili e credibili pure a Libralato che non ci stima granché: iniziative politiche di questo genere non sono illiberali in sé, ma hanno in sé un potenziale pericolo che non può non preoccupare chi ha cara la salvaguardia delle libertà individuali. Non ha proprio senso ricordare che le libertà individuali non esistono in senso assoluto perché l'uomo è un animale sociale e quindi sempre inserito in un contesto civile e relazionale. Perché sarebbe come dire che le libertà individuali non esistono mai, perché sempre soggette ad un controllo. Traducendo: io sono libero di bermi il mio Mater Matuta. Ma domani verrà un Verde per la pace che mi dirà che se bevo troppo divento violento. Dice che poi lo meno. E sono pericoloso. E insiste. E rompe. E mi azza contro i Codacons. Un Radicale per la guerra gli spara dietro per davvero. Ora, almeno tre secoli di saggistica filosofica si sono interessati della natura e dei limiti del potere che la società può legittimamente esercitare sull'individuo. Tralasciando i presunti danni del "fumo passivo" (tanto ci sarebbe da dire ma le considerazioni ci porterebbero altrove), persino un "danno", per usare un'espressione di John Stuart Mill (che sta a Pecoraro Scanio come un paio di ciabatte stanno alla Ferrari) che un individuo causa alla società (lasciando quindi ai Verdi tutto l'onere della dimostrazione) si tratta "di un fastidio che la società può permettersi di sopportare, negli interessi di un bene maggiore: la libertà umana". (On liberty)
Terminavamo il nostro breve articoletto, sottolineando come per noi la battaglia anti-Sirchia non avesse valore e funzione in sé ma solo simbolicamente, un uso "strumentale" per stigmatizzare l'atteggiamento, la tendenza alla morale di Stato e all'istituzione di un'aggressiva polizia morale. I sintomi più noti di una politica proibizionista. E lamentavamo la totale assenza dei Verdi (e del resto delle sinistre) in altre e più importanti battaglie (sempre sul fronte salute). La lamentavamo per una lontana simpatia per quel dna liberale che dovrebbe esserci nel sole che ride. «Non ho capito la posizione di ParvapoliS in merito alla fecondazione assistita e alla legge vigente che si vorrebbe abrogare con il referendum. La posizione dei Verdi credo sia nota a tutti: hanno votato contro in parlamento, hanno partecipato al comitato abrogativo, ogni settimana c’è almeno un comunicato (e ne allega uno di Loredana De Petris)». Insomma: hanno votato contro e ci fanno un comunicato a settimana. Basta. Poi si sono stancati. Tutto il resto lo facessero come al solito i radicali... Dove erano i Verdi per la pace quando si trattava di raccogliere le firme? Quante ne hanno raccolte, per esempio a Pontinia, per esempio in provincia di Latina? Quanti tavoli sono stati allestiti? Quanti comunicati stampa hanno fatto, assieme o singolarmente, Fabrizio Vitali e Giorgio Libralato? Quanta informazione, a livello locale e nazionale, è stata fatta sull'argomento? Quando la Corte di Cassazione pochi giorni fa ha aperto la sua udienza, quanti leader o quanti militanti Verdi erano presenti? Pecoraro Scanio c'era? E Libralato? E Vitali? Quali e quanti membri della dirigenza dei Verdi o di qualsiasi altro partito della sinistra ha fatto intendere intese, programmatiche e finalistiche, con l'unico partito che da mesi conduce la battaglia in disperata solitudine? Sarà che è appunto una "battaglia", di un partito per la guerra. Valla a capire tu la politica dei Verdi.

Mauro Cascio


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