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Latina. Doolin Street. Maria Corsetti sul filo dell'Amarcord. Il bacio al Bar Baby, i preservativi del Consorzio Agrario ed Attila Flagello dei Giardinetti
Caro Mauro, fa veramente freddo. Tranne Latina, l'Italia è sommersa dalla neve. Però noi
c'abbiamo il Polo Nord. Eccolo qui, con tanto di scritta di cui non ci sarebbe bisogno,
considerato che per tutta la cittadinanza quella costruzione con il tetto verde ed appuntito
a forma di gelato è sempre stato il Polo Nord. Oggi mi sento in vena storiografica e quindi
ho deciso di dedicarmi al racconto del passato, ovviamente arricchito da suggestioni
soggettive, ma di sicuro condivise. Il Polo Nord è stato il sogno dell'infanzia pontina
che i gelati li vedeva solo nei mesi estivi. Stiamo parlando di qualche decennio fa, ma
in quell'epoca incomprensibile - dove si viveva senza word, execell e photo shop - la
gastronomia seguiva diligentemente i ritmi stagionali. I gusti erano limitati: cioccolato,
crema, nocciola, caffè, pistacchio, limone e fragola. Di rigore il ciuffo di panna. Anni
dopo è arrivato il "bacio". Un successo strepitoso messo a segno da un baretto su viale
dello Statuto, il bar Baby. Fu lì che iniziò la guerra del gelato che calmierò i prezzi
e creò nuove tendenze. Ovvero nuovi luoghi di aggregazione giovanile. Perché nel
frattempo il Polo Nord dove i più piccoli mangiavano i coni, era diventato il "Polo" dove
gli adolescenti si incontravano per farsi le canne o per concedersi qualche momento di
intimità tra le fratte generosamente fornite dai giardinetti. Pensa che al Polo ci si
poteva arrivare in motorino, in due, senza casco e senza patentino. Dall'altra parte
della strada, invece, c'erano quelli più grandi, che arrivavano in macchina anche se
abitavano a duecento metri. La macchina, d'altra parte, era necessaria per sentire la
musica ed appartarsi nella stradina che costeggia il Consorzio Agrario e che era il
luogo dove si andava a consumare qualcosa di più eroticamente sostanzioso. Insomma ci
andavano le coppie ed il giorno dopo i marciapiedi erano infestati da strani palloncini
di lattice. Tutto questo scomparve quando il gelato diventò ice cream. Sull'onda
dell'edonismo reganiano, gli anni 80 si imposero e spuntò Jordy Ice, la gelateria che ogni
sera faceva bloccare il traffico su via Tucci perché tutti andavano lì. Via Tucci
era una strada larghissima, ancora più larga delle strade già larghe di Latina. Ma
soprattutto era nuova, così come nuove erano le costruzioni che ci si affacciavano, e
nuova era la gelateria e i gusti che proponeva. Fu una vera migrazione verso l'America.
Però agli anni 90 ed all'avvento del terzo millennio Jordy Ice non ha resistito. E non
hanno resistito neanche le fratte dei giardinetti, rase al suolo da una energica potatura
che porta la firma di Attila. Il Re degli Unni è passato anche vicino al Consorzio Agrario,
abbattendo la costruzione gemella e lasciando così la via dell'amore priva di ogni
protezione da sguardi indiscreti. Oggi è solo una strada sporca. Il Polo Nord invece è
ancora lì. È questo il motivo per il quale, caro Mauro, pur nella convinzione che,
come struttura architettonica e come collocazione urbanistica, meriterebbe un ferocissimo
Doolin Street, ho deciso di risparmiargli la satira cattiva che abbiamo concepito
qualche sera fa davanti ad un paio di Guinness.
Maria Corsetti
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