Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. Caro Selva ti scrivo, così mi distraggo un po'. Lettera aperta a chi crede ancora, e ci incorna, nelle radici cristiane dell'Unione Europea

Leggiamo, con simpatia, le dichiarazioni di Gustavo Selva pubblicate ieri su ParvapoliS. L'anima clericale di An, per farla breve, torna a chiedere "con forza" l'inserimento delle radici giudaico-cristiane (ma quando parlano i cattolici il giudaico salta sempre, deve essere una forma di dislessia allergica) nella costituzione dell'UE. A mio giudizio, posso sbagliare per carità, si tratta di stupidaggini. L'Europa non può avere riferimenti alle radici cristiane nella sua costituzione per la stessa ragione per cui nella mia carta d'identità non posso aver scritto biondo occhi azzurri. Perché non è vero. Poi che io sia bellissimo lo stesso è un altro paio di maniche. Il cristianesimo a nessun titolo può essere iscritto alla voce radici, perché le radici dell'Europa - siano esse culturali, politiche, filosofiche - sono di almeno 2000 anni più antiche. Siamo figli dell'Iliade e dell'Odissea. Della grecia classica. Dell'Impero romano. Giusto per non parlare di quella fucina culturale che fu l'oriente antico e dove autenticamente vanno indagate le nostre radici. Il cristianesimo, storicamente, è venuto dopo. Non è una "radice", semmai è una "componente", magari anche importante. È un affluente, non la sorgente. Il cristianesimo fa sì parte della nostra cultura, ma non la comprende tutta, non la esaurisce. La storia occidentale è stata caratterizzata da lotte tra fazioni e sette interne al cristianesimo (ed oggi la chiesa cattolica non rappresenta che una parte del cristianesimo); ma è stata caratterizzata, prima e dopo Gesù, da tante altre componenti, pensieri, autori che il cristianesimo hanno combattuto o che si sono mantenuti fuori, in posizioni molto critiche. Basti pensare agli eretici e a Giordano Bruno. Basti pensare al seicento inglese, alla rivoluzione francese, all'idealismo tedesco. Voltaire, Locke, Russeau. Quest'ultimo perse la cittadinanza di Ginevra per il solo fatto di essersi battezzato: il petit conseil gli ridarà pieni diritti di cittadinanza dopo che Rousseau avrà preso le distanze dal cattolicesimo. Che fai? Dici che la Svizzera ha radici cristiane? Sei ubriaco? Selva dice: «Ma in Italia invece sì». Falso pure questo. L'Italia ha una forte tradizione cattolica, vero verissimo. Ma non è un paese cattolico. Se si può dire che lo è, si può dire anche l'esatto contrario. L'Italia è un paese anche anticattolico. Un Paese fatto contro e non con il Vaticano. È un Paese, il nostro, figlio di un Risorgimento tutto laico ed anticlericale, figlio di un pantheon di padri fondatori ostinatamente ed orgogliosamente contro preti e Vaticano (Garibaldi, Cavour, Mazzini), figlio di una classe dirigente liberale che ha sempre provato a buttare fuori le credenze religiose dalle scuole e dalla vita civile. Ora, ognuno è libero di sostenere quel che vuole. Possiamo sostenere per quel che mi riguarda che i fagiani indossano boxer a scacchi viola e nero o che Nanni Moretti sia un grande regista. Ma mi piacerebbe che chi sostiene che l'Europa abbia le radici cristiane come unica discriminante della nostra cultura lo sostenesse nella sua parrocchietta. Magari lì gli crede davvero qualcuno.

Mauro Cascio


PocketPC visualization by Panservice