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Latina. La questione Littoria e il nuovo scempio promesso da Guercio. Moscardelli: «Ogni tanto abbiamo pericolose ricadute fasciste»

La "questione Littoria" rispunta ciclicamente quale cavallo di battaglia della destra. L’ultimo capitolo è quello di Latina già Littoria e quello dei mosaici di Mussolini da collocare nella pavimentazione dei portici. Osserva Claudio Moscardelli, leader della Margherita pontina: «In questi anni, nonostante le forzature e il nostalgismo retorico, si è aperto un confronto che nel corso degli anni abbiamo tentato di portare su un terreno comune e positivo per tutta la Città. Non serve cancellare la storia di Latina e la crescita della Città, divenuta la seconda del Lazio con oltre centomila abitanti, per riaffermare il valore della storia di fondazione. In realtà si è cercata una vendetta a posteriori, non rendendosi conto della differenza di epoche: la dittatura fascista, le leggi razziali, l’alleanza con il nazismo e la tragedia della seconda guerra mondiale, la Liberazione e la nascita della Repubblica erano il contesto in cui avvennero i fatti che portarono a Latina. L’operazione di Finestra aveva marcato il sapore della rivincita e prova ne è stata il Piano regolatore Cervellati, che ha tentato di cancellare e ridisegnare la Città che si era sviluppata e cresciuta. Tanto è vero che oggi si è dovuto recuperare quello che da anni abbiamo chiesto: la grande viabilità di P.R.G. di Piccinato che è attuale, sia per la mobilità interna alla Città sia per il collegamento con la ferrovia e con la marina (strada Mare – Monti e metropolitana di superficie – il cui studio di fattibilità è stato frutto di emendamento al bilancio del centrosinistra). Sulla questione Littoria, ritengo che ci sia ipocrisia da parte della destra, che nonostante alcune correzioni di rotta, è sempre tentata dal riproporre i valori del ventennio, esprimendo con Littoria lo sfogo e la crisi di rigetto al cambiamento dei valori di riferimento del partito. Littoria è in fondo non più il giusto recupero della nostra storia, ma è molto oltre, il rifiuto verso la Città e la sua storia, verso la seconda stagione dello sviluppo vorticoso e della nuova frontiera di Latina, meta di immigrazione anche nel dopoguerra da tutta Italia. Mentre in tutta Italia il nuovo sistema dell’elezione diretta dei Sindaci e la maggiore capacità di spesa dei Comuni hanno portato ad un rinascimento urbano, a Latina si sono persi dieci anni appresso alla retorica e ad occasioni mancate, che ancora oggi il centrodestra fatica a recuperare sul piano delle realizzazioni concrete. L’ultima chance dell’esperienza di governo della destra a Latina si gioca sulla marina, unico vero punto di svolta per la Città. Dal punto di vista urbanistico c’è il problema dell’integrazione tra la Città di Fondazione e la Città Nuova, che è un problema lasciato aperto dal Piano Piccinato. L’integrazione deve attuarsi rispondendo a due esigenze : la prima è quella di ridare forza al ruolo del centro storico attraverso al molteplicità di funzioni, con istituzioni culturali (Stirling, alcune facoltà universitarie, il Museo, ecc.), con nuova residenzialità e con nuove modalità di accesso (trasporto pubblico) e di fruizione degli spazi (pedonalità). La seconda è quella di riqualificare la Città costruita, senza estenderla, per evitare di inglobare il Lido. Le Terme e il Porto possono essere il volano per il decollo di una zona turistica, data la peculiare collocazione di Latina e l’eccezionale contesto ambientale. Occorre, poi sul piano dei valori, annodare i fili che fanno riconoscere i cittadini in una civitas per ridare forza ad una cultura di impresa e di solidarietà, di modernizzazione e di capacità di osare nuove strade, di poggiare su radici forti ed antiche. Su questo terreno possono e debbono incontrarsi cittadini di forze e di culture anche diverse, ma concordi nel sentire la storia della Città, che è una sola, con la consapevolezza che la maggior parte di questa storia è quella di Latina (nome francamente più bello e suggestivo), per molti anni città di imprese, di sviluppo e di momenti di progettualità forte, ma anche di appuntamenti mancati e sottovalutati, perché coperti dalla fase di espansione economica e demografica. Oltre ad amministrare concretamente traducendo in opere i progetti, da parte della Destra mi aspetterei un segnale di riconciliazione con la storia di Latina e con i valori che fondano la nostra Repubblica. Cambiamo il nome al Parco cittadino, intitolato assurdamente al fratello del Duce, e dedichiamolo alla Libertà».

Elisabetta Rizzo


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