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Latina. Termoinceneritore, le ragioni del no. Fabrizio Vitali: «Qui non è in discussione dove metterlo, è piuttosto in discussione se farlo o meno»

«A chi porta vantaggio la costruzione del termoinceneritore ? a chi porta vantaggio il sistema delle discariche?». Osserva Fabrizio Vitali: «Nell’uno e nell’altro caso il vantaggio per i cittadini non c’è. Da una parte la gestione di oltre 200 miliardi di vecchie lire per l’impiantistica legata al bruciatore di rifiuti e la gestione stessa dell’impianto produrranno vantaggio legato ai pochi che ne gestiranno i soldi ; dall’altra parte il sistema della discarica all’infinito, oltre problemi legati al percolato e ai gas sprigionati, porta il pericolo relativo ad infiltrazioni di tipo malavitoso. L’emergenza prodotta dall’amministrazione pubblica nel non agevolare i sistemi di raccolta differenziata è funzionale al nuovo grande affare : distruggere per poi avallare l’ipotesi che bisogna costruire sembra gioco da bambini ma fa presa. Le stesse visite degli ultimi giorni della polizia provinciale presso le discariche di borgo Montello arrivano proprio nel momento in cui più aspra si fa la polemica tra chi vuole l’affare a tutti i costi e i cittadini che chiedono tutela della salute. Ma non si tratta di sola salute, di mezzo ci sono anche le tasche dei cittadini se è vero che in un paese piccolo come Sonnino lavorando seriamente per la raccolta differenziata dei rifiuti, in circa 20 giorni, si sono creati 6 posti di lavoro e già si prefigurano bollette sui rifiuti più leggere. Vantaggi occupazionali, sanitari, economici che solo la raccolta differenziata può dare e che l’amministrazione pubblica non ha mai spinto veramente. La questione vera non è se fare il termoincenritore al Montello o meno, ma se farlo oppure no! Nessuno ha deciso fino ad ora che il termoinceneritore sia la panacea per il nostro territorio e siamo ancora in tempo per cambiare filosofia sui rifuti e certo sta alla buona “coscienza” di chi amministra : in breve tempo si può portare a differenziare oltre il 65% delle 300.000 tonnellate di rifiuti prodotte ogni anno nella nostra provincia e destinare, in ambito regionale così come la legge prevede, il restante 35% presso impianti di termocombustione che oggi non riescono a reperire rifiuti nel proprio ambito territoriale. La ricetta imposta dal presidente della Provincia Cusani, che tra l’altro non vede ancora un passaggio reale nell’istituzione, è cosa che profitta della situazione che la stessa amministrazione pubblica ha creato, e su questa fa leva propinando allarmismo e soluzioni prive della considerazione che dobbiamo avere innanzitutto per la tutela della salute e della tasca dei cittadini».

Elisabetta Rizzo


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