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Latina. Democrazia in Iraq. Giorgio Prinzi: «La scelta dell'ostaggio non è stata casuale. I pacifisti hanno il loro ruolo e non sono affatto amici»
Giorgio Prinzi, Direttore del Centro di Studi per la Pace nel Progresso "Global Security", pone l’enfasi sulla diversa prospettiva in cui i concetti di "amico" e di "nemico" appaiono e
vengono vissuti nell’ottica occidentale e in quella del radicalismo islamico armato e violento.
«Per noi occidentali il concetto di "amico" o di "nemico" – sostiene il Direttore di "Global Security" – è relativo all’atteggiamento, ed eventualmente all’impegno politico fattivo e
concreto, nei confronti della Coalizione internazionale e al suo intervento nelle vicende dell’area; per i miliziani islamici radicali, invece, questi concetti sono relativi alla minaccia
agli assetti religiosi, sociali e politici, che l’Occidente, sia come entità astratta collettiva che come singoli individui, costituisce con la sua presenza e con la sua azione, in
Iraq come in altri Paesi, per la civilizzazione islamica tradizionale e radicale. Giuliana Sgrena rappresenta sotto questo punto di vista una minaccia, forse sentita come più
pericolosa dello stesso intervento in armi, perché portata con motivazioni umanitarie e di sostegno politico nei luoghi più sacri e sensibili, quali una moschea e tra le donne.
Caso omologo, ma non del tutto simile, quello della giornalista francese Florence Aubenas».
«Vi è, poi, un aspetto politico di contrapposizione e di sforzo volto alla destabilizzazione del campo avverso che – afferma l’ingegner Giorgio Prinzi – ho già colto e focalizzato
nel corso del primo sequestro di nostri connazionali in Iraq. Al riguardo invito a rileggere il comunicato stampa diramato in quell’occasione, collegandosi alla pagina
web http://www.giorgioprinzi.it/sicurezza/comunicati/iraq/pacifisti.htm. Tra i motivi che possono avere spinto alla cattura di Giuliana Sgrena, che fonti d’intelligence
ritengono non improvvisata, può anche esserci quello di avere in mano un ostaggio "politicamente corretto", notoriamente schierato e per molti versi potenziale emblema
di quella parte politica che potrebbe essere spinta a sostenere, con forza e determinazione senza precedenti in omologhe circostanze, iniziative ritenute utili alla positiva
soluzione della vicenda nell’ottica dell’incolumità dell’ostaggio».
«Ho volutamente evitato di usare i termini "terrorista", "guerrigliero" o "resistente" – conclude Giorgio Prinzi, Direttore di "Global Security" – che hanno assunto una
valenza politica interna, preferendo quella di miliziano, usata peraltro nella terminologia adottata dalle nostre Forze Armate, che non ha ancora alcun significato pregnante».
Elisabetta Rizzo
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