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Roma. Farhenheit 451. Un testo, quello di Bradbury, che si è rivelato profetico. Patrizio Cigliano: «Come la "Fattoria degli Animali" di Orwell»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Patrizio Cigliano, in scena al Teatro Due in un adattamento di Maddalena Fallucchi di "Farhenheit 451". "Farhenheit 451", il libro, è del 1953. Ray Bradbury racconta di un futuro in cui i pompieri sono armati di lanciafiamme e appiccano incendi. Il nemico più grande è la cultura, la carta stampata, i libri, chi osa leggerli o solo possederli. Montag è un pompiere che si accorge che la sua vita è incompleta. L'insoddisfazione per il suo lavoro e l'incontro con una donna sconosciuta gli aprono un mondo che non è ancora dominato dall'implacabile tirannia tecnologica. "Fahrenheit 451" è il racconto di una società dove i televisori giganti e la tremenda guerra che i pompieri combattono per bruciare i libri sono una strategia per ridurre il popolo ad un livello di passività totale. La tecnologia ha trasformato le pareti di casa in televisori e piccoli meccanismi da inserire nelle orecchie garantiscono di poter seguire sempre ed attentamente ogni secondo del palinsesto. La moglie di Montag è schiava, come molti, di questo sistema. È certo una visione negativa e pessimistica, ma si basa su una strategia di governo vecchia come il mondo: i romani davano al popolo i gladiatori, Bradbury concede alla sua ignorante società schermi sfavillanti e programmi coinvolgenti. Un testo profetico, un po' come la "Fattoria degli Animali" di George Orwell.
Un classico su un tema di attualità. A te cosa ha colpito in questo testo? «La cosa che mi ha colpito di questo testo è il testo. Proprio per la sua drammatica attualità, pur essendo stato scritto nel 1953. Un'attualità imbarazzante, fatta di televisione, di reality show, questi prodotti pseudo-interattivi che si spacciano per culturali che concorrono al livellamento verso il medio-basso delle persone. È questo è un discorso preoccupante». Ci sono colpe secondo te? «C'è una forma di pigrizia indotta, per cui la responsabilità principale non è del sistema ma del singolo. Ma non è solo colpa nostra. Noi italiani abbiamo preso il peggio dell'America. Non abbiamo preso il meglio, perché ce l'hanno. Hanno cose molto belle». Cosa è la lettura? Cosa rappresenta per te un libro? «Il libro è una magia, è la forma di spettacolo più bella e più ineguagliabile che ci possa essere, perché in lettura ti fai il tuo film e il tuo film è sicuramente più bello di ogni altra cosa, perché è tuo. Lo hai gestito tu, gli hai fatto tu la regia, la scenografia e la recitazione e lo hai portato dove ti ha indicato la tua sensibilità. È un film personale. Il più bel film che si possa avere».

Elisabetta Rizzo

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