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Latina. Il Federalismo europeo di Spinelli, un pensiero politico e culturale rivoluzionario. Mario Leone: «Un personaggio da non dimenticare»
Quando si pensa all'origine di un movimento culturale e politico insieme si pensa a chi ha dato vita ad un certo modo di vedere le cose, che spesso è anche un modo rivoluzionario tanto da restare come un nome indelebile nella storia dell'umanità. Uno di questi personaggi sicuramente è Altiero Spinelli, un rivoluzionario. E l'idea rivoluzionaria è quella del federalismo europeo.
L'Europa di Spinelli è allo stesso tempo un concetto ideale e concreto nel suo divenire. Sin dal "Manifesto per un'Europa libera e unita" meglio conosciuto come "Manifesto di Ventotene" scritto con Ernesto Rossi al confino sull'isola Ponziana tra il 1940 e il 1941, Spinelli ha lasciato intravedere la realizzazione di un sogno. Andare al di là di ogni più plausibile concezione della pace come sistema come fine da raggiungere per mezzo del federalismo. L'europeismo che si legge tra le righe del Manifesto è sì rivoluzionario e sconvolgente per l'attualità delle soluzioni in un momento in cui invece l'Europa era soggiogata dal nazi-fascismo; eppure i confinati che parteciparono alle discussioni di Spinelli e Rossi insieme ad Eugenio Colorni, ebbero la prima luce di un futuro di pace, pur attraverso le angherie fino ad allora subìte e quelle che arriveranno, come per Colorni stesso ucciso nel 1944 dai fascisti. Ma i confinati erano rivoluzionari perché erano federalisti non semplicemente europeisti, perché essere federalisti è sì essere europeisti ma essere europeisti non significa naturalmente essere federalisti. Oggi i termini spesso si confondo ma il movimento che sì è creato intorno al "Manifesto" e a Spinelli ha in sé tutto il dinamismo e la forza dirompente della soluzione definitiva alle guerre.
L'analisi e le proposte politiche contenute nel "Manifesto" si basano sulla presa di coscienza della crisi dello stato nazionale - ritenuto la causa principale delle guerre mondiali e dell'affermazione del nazi-fascismo - e sulla convinzione che solo il superamento della sovranità assoluta degli Stati attraverso la creazione della federazione europea avrebbe assicurato la pace in Europa. Il federalismo è un'idea del tutto innovativa nei confronti delle ideologie tradizionali (liberalismo, democrazia, socialismo): scrisse Spinelli nel "Manifesto" che "la nuova linea di divisione fra le forze progressiste e le forze reazionarie secondo i federalisti é quella che separa coloro che ritengono compito centrale la creazione di uno Stato federale europeo da coloro che consapevolmente o di fatto agiscono per il mantenimento del sistema degli Stati nazionali sovrani".
Ieri sera ho cercato di riflettere sul come coinvolgere l'attenzione dei ragazzi che mi avrebbero ascoltato su un personaggio come Spinelli. Ebbene spulciando tra le righe di una raccolta di discorsi parlamentari di Spinelli, un "Ricordo" della Camera dei deputati, collazionati in occasione del decennale della sua scomparsa avvenuta il 23 maggio 1986. Altiero ha affrontato tante battaglie: dalla lotta nella Resistenza in carcere e al confino ma anche di vita istituzionale a livello italiano ed europeo, con grosso impegno intellettuale. Sicuramente centrale nei discorsi tenuti da Spinelli alla Camera dei deputati tra il 1976 e il 1979 è stato il "popolo" quello stesso che da lì a poco avrebbe eletto per la prima volta i propri rappresentanti al Parlamento europeo con voto a suffragio universale e diretto. Nel pensiero federalista di Spinelli il popolo è sempre e solo il "popolo europeo" l'unico ad essere investito di legittimità democratica per governare sé stesso, quell'insieme di "uomini che sono e si sentono partecipi di comuni istituzioni, attraverso le quali esprimono e cercano di realizzare impegni comuni" che si sarebbero concretizzati con le libere elezioni del Parlamento europeo. Per Spinelli, come poi sarà nel Trattato di Maastricht che istituirà l'Unione europea del 1991, il cittadino italiano, francese, tedesco ecc. "parallelamente alla sua qualità, acquisterà anche quella nuovissima di cittadino europeo".
È in questo inciso tutto il principio della cittadinanza europea; Spinelli lo ribadiva in ogni suo intervento associando alla costruzione dell'Europa, se vuole essere una costruzione in grado di creare una "società nuova", la necessità di cambiamento, per definire "diversa" quella dalla quale si muove il nostro vivere quotidiano, per completarsi nella partecipazione popolare. Spinelli credeva fermamente nella "consapevolezza di mettere in moto un processo" come traino per lottare per un'Europa dei pochi, delle burocrazie, degli esperti, dei capi di governo, ma per un'Europa delle "forze popolari" e dei "nostri popoli". Per raggiungere la "costruzione europea" era evidente ed evidente è oggi, è fondamentale che in tutti i Parlamenti, e, quindi, nel popolo europeo, vi sia un largo consenso, un assai largo consenso di forze politiche e sociali: "l'Europa non sarà l'Europa della destra o della sinistra, del socialismo o del capitalismo, di alcuni paesi o di altri" ma sarà l'Europa federalista soltanto con quella convinzione che Spinelli richiamava sempre, la convinzione di elevare la vita ad un regime di pace e prosperità, con un convergere di coalizioni transnazionali e spesso transpartititche.
Renzo Imbeni nelle premesse al "Ricordo" di Spinelli ci trasmette l'insegnamento di Spinelli: "l'idea di una Europa libera e unita - affermava - nasce dall'esigenza di rienunciare i termini dei problemi politici con mente sgombra da preconcetti dottrinari, gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti". L'Europa come concetto autodeterminantesi, "non ha bisogno di un nemico per definirsi" una innovazione rispetto alla vecchia cultura della pace come assenza della guerra della democrazia come assenza della dittatura. L'Unione europea ha un valore in sé! Un luogo "politico e istituzionale in cui le differenze, tutte le differenze, convivono, sono riconosciute e rispettate, siano esse di genere, di stato, di religione, di lingua".
Conoscere Spinelli significa conoscere la strada per il futuro.
Mario Leone
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