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Latina. Quando i pacifinti fanno la sponda al terrorismo. Maurizio Calvi e gli errori sul caso Sgrena: «Siamo stati eccessivamente deboli...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Maurizio Calvi, presidente del CeaS.
Iraq, caso Sgrena. In estrema sintesi, cosa ne pensa?
«Se ci sono state trattative è stato un errore, dal mio punto di vista».
Ovvia la domanda: perché?
«Il mio sentimento è che col terrorismo non si tratta.
Ci vuole sempre una lotta dura, anche a prezzo di una guerra senza
respiro. Certo, la comunità internazionale deve avere una comunità
d'intenti senza deroghe di alcun tipo».
Per una pallottola in più va cambiata politica estera?
«Assolutamente no. Non è possibile oggi andare via dall'Iraq.
Sono gli iracheni che ci chiedono di restare».
Spesso sentiamo parlare di guerra di occupazione...
«Tipico del linguaggio dei terroristi o di chi solidarizza
con loro. Frutto, in Italia, di un antiamericanismo politicizzato
che non ha mai coinvolto o interessato in maniera significativa
il nostro Paese che è sempre stato amico degli Usa».
Elisabetta Rizzo
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