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Latina. Riammessa la Mussolini. Antonio Di Pietro: «Evidentemente per i Giudici è più importante il diritto di partecipare alle elezioni»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Antonio Di Pietro. La notizia del giorno è la riammissione della lista di Alessandra Mussolini. Il Consiglio di Stato ha accolto l' "istanza cautelare" ed ha annullato il pronunciamento del Tar... «Evidentemente il diritto di partecipare alle elezioni, previsto dalla Costituzione, ha prevalso sulle violazioni della legge ordinaria che le irregolarità delle firme presentate dalla lista AS di Alessandra Mussolini contenevano. Siccome tutte le sentenze vanno rispettate, rispettiamo anche questa». Parliamo di giustizia. Lei ha definito la Riforma una manganellata all'autonomia e all'indipendenza della Magistratura... «I problemi della giustizia sono due. I processi troppo lunghi. E una verità processuale spesso diversa da quella reale. Invece questi si sono impegnati in due versanti: la prescrizione e l'impunità. La Riforma serve soltanto ad incidere nella carriera dei Magistrati. Quelli più bravi li mandiamo a casa. Non è una Riforma, è una normalizzazione». E come avere una Giustizia che non ceda alle lusinghe di garantismo e giustizialismo? «I principi basilari ci sono già. Che poi ci sia qualche giudice che ha le mani sporche è un altro discorso; è al limite la pecora nera da buttare fuori. In Italia molti giudici non hanno la sedia per sedersi, la penna per scrivere e il codice per leggere l'articolo. Forse bisogna intervenire anche su questo per far sì che la macchina funzioni. Ci sono Corti di Appello in cui il 70% dei processi viene rinviato perché non ci sono gli ufficiali giudiziari che fanno le notifiche». Quando la destra parla di toghe rosse è uno slogan? «È un modo per non affrontare le responsabilità. Io una volta facevo il magistrato e il politico. Mi hanno messo sotto indagine. Mi sono messo da parte e mi sono fatto giudicare. Per me era facile. Ero innocente. Lo sapevo. Questi invece ogni volta che vengono messi sotto indagine le escogitano tutte per non farsi processare. Gatta ci cova».

Elisabetta Rizzo

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