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Latina. Doolin Street. Maria Corsetti: «Caro Mauro, so di deluderti ma lascia che ti spieghi perché a me in fondo in fondo la Pasqua piace...»
Caro Mauro, domani è Pasqua e, sebbene so che a te non te ne frega niente, dedico Doolin Sreet
a questa festa che amo in maniera particolare. E, nonostante l'orrore che già vedo dipinto sul
tuo volto, ti dico che la amo non per l'uovo di cioccolata, ma proprio come festa della
Cristianità. Mi piace perché arriva sempre a sorpresa. Nel senso che potrei sapere da qui
al diecimila la data in cui sarà celebrata, ma in genere mi documento all'inizio dell'anno
quando arriva l'agenda nuova. L'agenda che sa di libro intatto, l'agenda che cerchi di scrivere
con la stessa penna per non violarne l'immacolatezza e che dopo tre settimane in genere è già
ridotta come quella precedente. C'è una novità nelle agende del duemila: ti risparmi il faticoso
onere di riscriverci sopra i numeri di telefono, a questo compito assolve la rubrica del
cellulare. Ma torniamo alla Pasqua: è la vita che risorge, con la Pasqua arriva la primavera.
Le giornate diventano più lunghe, scatta l'ora legale. E che c'era bisogno di Doolin Street per
saperlo? No. E allora che c'entra? C'entra perché l'uovo (di cui sopra) simboleggia la vita e
la fecondità. Infatti dentro ci sta la sorpresa. Immagino un enorme uovo in piazza del Popolo.
In quell'area che, di volta in volta diventa pista di pattinaggio su ghiaccio, o pedana per
l'albero di Natale o parcheggio per le bancarelle. Ecco lì, un uovo enorme, alto 15 metri, una
meraviglia degna di un racconto di Gianni Rodari. Con il fioccone, con la carta trasparente
e le decorazioni di zucchero (gentilmente a cura degli artisti locali). L'uovo è sorrretto
da una base rispettosa dell'architettura razionalista. È la mattina di Pasqua, è il momento
di rompere l'uovo. Autorità, Immo d'Italia, sbandieratori di Cori, voli di colombe.
Non può mancare la stampa. Elisabetta litiga con la vigilanza perché vuole intervistare l'uovo.
Il sole picchia e la cioccolata inizia a dare segni di cedimento. Taglio del nastro.
Una gru cala un grosso macigno per la rottura. È il momento che tutti aspettano.
La sorpresa! Un bel monumento, già fissato al suolo, in quell'aerea dai multiformi aspetti,
sempre però temporanei. La palla della fontana sprofonda dalla vergogna. E io dovrei dividere
la piazza con quella cosa lì? Finora non è successo niente di simile. Mai dire mai.
Però l'idea dell'uovo mi sembrava buona: in fondo spesa contenuta, ritorno di immagine,
spazio agli artisti per le decorazioni. Se qualcuno vuole recitare una poesia, è libero di farlo.
Verba volant, monumenti manent.
Maria Corsetti
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