Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. Populismo cattolico, sopravvissuti a stento. La stampa estera: «Wojtyla è stato il più grande disastro per la chiesa, dopo Darwin»

Il mondo non cattolico (che in Italia rappresenta, pur nella sua eterogeneità, la stragrande maggioranza) tira un sospiro di sollievo. Il picco più alto del populismo sembra cessato. Da oggi in tivvù si comincia forse a parlare anche di altro. Ed anche i giornali (forse) la pianteranno un po' di assecondare gli istinti e le passioni della massa. A leggere la carta stampata sembrava quasi che fossimo d'un tratto tutti cattolici, che lo Stato fosse all'improvviso confessionale, che Ciampi parlasse a nome di tutti e liberalismo e laicità fossero insulti impronunciabili. Con la sola eccezione de La Stampa e de Il Manifesto tutti hanno fatto a gara per raccontare le emozioni, le lacrime, il rispetto dei grandi della terra. La stampa estera è stata meno indulgente. E l'umana commozione per un grande personaggio come oggettivamente è stato Karol Wojtyla non ha ottenebrato le menti e ha consentito di fare analisi critiche nei confronti del "pontificato" e nei confronti di una credenza religiosa che, chiacchiere e ipocrisie a parte, è sempre stata protagonista in negativo della storia europea degli ultimi secoli.
Ha scritto per esempio il New York Times: «Ma l'ultimo lascito di Giovanni Paolo II al cattolicesimo verrà dalle sue nomine episcopali. Per essere ordinato vescovo, un prete deve essere visto come un oppositore assoluto della masturbazione, del sesso prematrimoniale, del controllo delle nascite (incluso l'uso del preservativo per prevenire la diffusione dell'Aids), dell'aborto, del divorzio, delle relazioni omosessuali, del matrimonio nel clero, delle donne prete e di qualsiasi allusione al marxismo. È quasi impossibile trovare un uomo che sottoscriva completamente a questo catalogo di certezze; il risultato è che i ranghi dell'episcopato sono pieni di gente senza cervello e di incompetenti intellettuali. La situazione è disastrosa. Chi entra in una chiesa di domenica vede solo banchi vuoti. Non c'è altra soluzione per la chiesa che ricominciare da capo, come se fosse la chiesa delle catacombe, quando si definiva con la parola greca Ekklesia. Ekklesia era la parola usata dagli ateniesi per la loro assemblea più ampia". I primi cristiani la usarono per definire il fatto che "permettevano una partecipazione senza restrizioni". Da questo punti di vista "Giovanni Paolo II rappresenta una tradizione diversa, quella del papalismo aggressivo". L'ultimo papa è stato "un entusiastico condannatore" e, anche se verrà ricordato come uno dei "responsabili della caduta del Comunismo", "non era una grande figura religiosa". Anzi, "nei tempi a venire, potrebbe essergli attribuita la responsabilità di aver distrutto la sua chiesa".
L'oggettività e la laicità non sono morte nemmeno tra le righe del Guardian: «Il Papa ha le mani sporche di sangue, ed ha fatto un enorme danno alla Chiesa cattolica e a innumerevoli cattolici. Il più grande crimine del suo pontificato non è stato l'aver di fatto coperto i diversi scandali sessuali dei preti né il suo "approccio neanderthaliano" nei confronti delle donne, ma la grottesca ironia con la quale il Vaticano ha condannato come cultura della morte i preservativi. Per queste ragioni il Papa si avvia al riposo eterno responsabile di queste morti. Egli è stato uno dei più grandi disastri per la Chiesa cristiana dopo Charles Darwin».
E ancora Liberation: «Ultraconservatore, Giovanni Paolo II incarnava il ritorno del bastone religioso, all'opera in tutte le forme integraliste più o meno virulente - induista, islamica o cristiana che siano - che stanno riconquistando l'umanità, sognando di sottomettere le società a leggi divine. Questo fatto è rafforzato dai dirigenti politici, preoccupati di preservare la legittimità sociale e morale, dopo il fallimento delle ideologie politiche. Ma anche e soprattutto dalle stesse religioni. Le religioni sono quasi ovunque in arretramento. Conducono con vigore una guerra santa contro la cultura moderna. Essa, fondata sull'individuo, sul libero arbitrio, sulla necessità del dubbio e del sapere, minaccia l'ordine morale e spirituale di cui le religioni pretendono avere il monopolio».
E infine Le Monde: «Quello che definisce Giovanni Paolo II, non è la riforma, ma la controriforma. Ha rappresentato il tentativo di arretrare il processo di modernizzazione che ha fatto irruzione nella Chiesa a partire dagli anni Sessanta e che ha interessato tutto il cristianesimo. Così ha ritardato la messa in luce che la Chiesa tentava di realizzare sui due gravi problemi che la martirizzano da quattro secoli. Il primo è legato all'apparizione di altre chiese, conseguenza della riforma protestante. Il secondo deriva dalla modernità dei Lumi, con l'avvento della ragione, della scienza e delle tecniche, delle libertà civili e della democrazia. Questa nuova cultura si presentava coma la rivale della rivelazione, di cui la Chiesa si considerava l'unica detentrice, e denunciava il modo con cui la Chiesa è istituzionalmente organizzata: una monarchia spirituale assoluta, in contraddizione con la democrazia e il rispetto dei diritti umani. Nei confronti delle Chiese evangeliche, la strategia del Vaticano mirava a una riconversione volta a restaurare l'antica unità della Chiesa sotto l'autorità del papa. Quanto alla società moderna, si trattava di instaurare una critica e una condanna del suo progetto di emancipazione e di laicizzazione, nella prospettiva di ricreare l'unità culturale sotto l'egida dei valori morali cristiani. I due progetti sono falliti. Le altre chiese non hanno cessato di crescere su tutti i continenti. La società moderna, con le sue libertà, è diventata un modello per il mondo intero. La Chiesa cattolica si è trasformata in un bastione di conservatorismo religioso e di autoritarismo politico».

Elisabetta Rizzo


PocketPC visualization by Panservice