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Roma. Sopravvivere alla cultura del sospetto. Roberto Aldinghieri: «La pedofilia è un dramma. Ma la tentazione della condanna lo è di più»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Roberto Aldinghieri, in questi giorni di scena
alla Cometa Off.
"Una bella giornata" di Dennis Lumborg, testo inglese degli ultimi anni è un racconto.
Un racconto delizioso perché lievissimo, costellato di scoppii di humor che allontanano
britannicamente il nostro "mostro" dalla sua immagine di carnefice, che lo rendono
assolutamente "normale", terribilmente "normale", quel "normale" che purtroppo qualche
volta risponde a realtà. Edoardo è un padre cui vengono allontanati i figli per un sospetto
caso di pedofilia. È un uomo allegro, innamorato dei suoi bambini e della sua famiglia,
che decide di rispondere all'educazione repressiva della madre con un rapporto libero
e chiaro riguardo l'educazione sessuale dei figli.
È un testo sul dubbio, sulle migliaia di piccole incursioni che noi adulti non ci rendiamo
conto di fare nel mondo dei bambini, di quanto l'amore per loro possa a volte tracimare
nel traumatico. E di quanto spesso famiglie nel posto sbagliato al momento sbagliato
vengano ingiustamente distrutte, smembrate, traumatizzate, poste di fronte alla bigotteria
del mondo che nello stesso momento lascia violare altre vittime, altri bimbi, altre famiglie.
Ogni giudice direbbe "Ma come si fa?" allargando le braccia. Certo, come si fa. I bambini
sono sempre più il centro della nostra vita, rappresentano il lusso di una famiglia
moderna, sono enormi consumatori della nostra economia. Eppure sono anche consumo,
scambio abietto, oggetti innocenti di animi senza scrupoli. Come si fa a sapere se si
ha torto o ragione, se un genitore è un uomo libero dalle convenzioni o un orco cattivo?
A volte il confine si traccia con una linea netta, a volte è un capello sottilissimo.
Nel dubbio, condanniamo.
Claudio Ruggiero
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