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Latina. Doolin Street. Maria Corsetti, appello agli artisti: «Vi prego, diventate tutti poeti. È una forma di espressione creativa poco invasiva»
Caro Mauro, sono a cena a casa di una mia amica, in Q4. Ottavo piano, vetrata sulla città. Un
altro paio di amiche prova a strimpellare con uno strumento messicano. Due ragazzi hanno
cucinato egregiamente. I vestiti sono casual-studiato, i capelli hanno conosciuto occasioni
migliori, ma il taglio ed il colore sono impeccabili. Si tirano fuori filmini di un'epoca
dimenticata. Un tuffo negli anni 80. Quanto è lontana la Milano da bere. In questi filmini
ci credevamo al futuro rampante, chissà. Se torno più indietro nel tempo mi ricordo quando
alle elementari ci dicevano che nel 2000 ci saremmo sfamati con le pillole. Come gli
astronauti. Oggi invece gli astronauti vanno nello spazio e mangiano - basta controllare
su internet - olive di Gaeta e miele pontino. Forse mentre noi sognavamo le pillole per
mangiare, gli astronauti sognavano un pasto decente ed hanno vinto loro. Sempre indietro
nel tempo, negli anni 70, ci sembrava normale pensare ad alimenti a dir poco transgenici,
la scienza ci affascinava. Oggi ci indignamo di fronte alla fragola non biologica,
fermo restando che ce l'abbiamo a morte con chi non ci permette di fumare dentro un locale.
Cambiamenti. Allora gli artisti erano animali ai confini della società, se uno scriveva
una poesia viveva nel terrore che qualcuno dentro casa gliela scovasse e ne desse pubblica
lettura, esponendolo alla derisione comune. Bei tempi. Oggi i sentimenti vanno dichiarati
in piazza, ad ogni angolo ti spunta un poeta fino al giorno prima insospettabile. Una
volta te lo rivelava dopo anni di confidenze, oggi passi la vita a fuggire dall'ispirazione
altrui. Una attenuante per i poeti? Almeno ti tritano - non dico cosa per eleganza - solo
per qualche interminabili dieci minuti, tutt'al più ti regalano il loro libro (hanno il
buongusto di capire che chiederti di comprarlo è troppo). Finisce lì. Altro destino
per chi si occupa di arti figurative. La colpa non è loro, è la forma di espressione
estremamente invasiva. Vi prego, diventate poeti.
Maria Corsetti
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