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Provincia. Dirigente contro Martella, mano alle carte bollate
Una normale storia di scontento e delusione sul posto di lavoro. Questa sembrava essere l’essenza della storia che vede contrapposto un dirigente della Provincia, G.L.P. 52 anni, alla sua amministrazione, così come già riportato in un precedente articolo. Forse le cose non stanno in questo modo, almeno secondo la documentazione di cui ParvapoliS è entrata in possesso. Con una doverosa precisazione rispetto al citato articolo: ad oggi nei confronti del Segretario generale Giuseppe Sajeva non è stata presentata nessun tipo di denuncia, caso diverso per il presidente Martella citato di fronte al Giudice del lavoro, mentre per l’altro dirigente C.B. è stata presentata una querela ai Carabinieri di Latina. La magistratura giudicherà i fatti, tuttavia, sarà utile conoscere l’evolversi nel tempo dei fatti che hanno portato a questo contenzioso. Il tre ottobre scorso G.L.P. comunica al Segretario Generale, all’assessore alla Cultura Giovanni Agresti e al dirigente C.B. che «per quanto esposto non ritiene opportuno più presiedere ad ulteriori riunioni in quanto dette problematiche possono essere ben rappresentate, discusse e decise, autorevolmente dai soliti Dirigenti della Amministrazione provinciale di Latina», anzi continuare nella “inutile presenza” «potrebbe far perdere del tempo prezioso a discapito di pressanti scadenze che avrebbero, quale logica conseguenza, perdita di finanziamenti vitali per la collettività della Provincia». Questa comunicazione si riferiva ad una riunione dei dirigenti da cui emergeva il problema della sistemazione degli uffici e dei servizi, della disfunzione del personale dipendente, della posizione dei dirigenti, dei mezzi di lavoro e delle risorse finanziare. Tutte disfunzioni già segnalate da tempo dallo stesso dirigente. Dopo una settimana la risposta del Segretario generale che «prende atto della comunicazione con la quale rassegna le proprie dimissioni dall’incarico dirigenziale, determinazione convalidata dal Suo comportamento in esito al quale ha omesso di partecipare alla seduta del 5 ottobre 2000». Con la stessa data G.P.L. si vede recapitare una comunicazione di Martella il quale decreta «l’accoglimento delle dimissioni rassegnate per l’essere venuto meno il rapporto fiduciario con la conseguente impossibilità di evitare turbative ambientali». Stenta a credere a ciò che sta leggendo, non vuole crederci, e così G.P.L. manda un telegramma di risposta a Martella e Sajeva: «Comunico di non aver mai, né per iscritto né verbalmente, voluto rassegnare le dimissioni dal Servizio». Ancora alcuni giorni di silenzio ed ecco arrivare una lettera a firma del Segretario che manifesta «perplessità in merito alla comprensione del comportamento osservato nei confronti della Pubblica Amministrazione», spiegando poi che il presidente Martella ha solo preso atto della scelta personale di G.P.L. di «interrompere il rapporto fiduciario con l’Amministrazione, dichiarandosi non più disponibile per certe funzioni». La lettera non si conclude però con i soliti toni perentori, questa volta «si resta, comunque, in attesa di conoscere se e come il pensiero di G.P.L. possa essere diversamente capito e modificato». La vita di tutti i giorni in ufficio per G.P.L. non deve scorrere tranquilla, perché dopo alcuni giorni dalla lettera del Segretario, si è arrivati al 18 ottobre, alcune guardie provinciali si presentano al dirigente intimandogli a voce di “lasciare l’ufficio e andare via”. Anche questa volta un telegramma per il Segretario e il Presidente. Non manca la risposta formale di G.P.L. alla lettera del Segretario. Nella missiva il dirigente ricorda che non ha mai inteso cessare il rapporto di lavoro, prova ne è che ha sempre comunicato all’assessore Agresti, da cui dipende, l’adempimento dei compiti di volta in volta assegnateli. Elenca poi una serie di lamentele, fino a dire che «non tollera che C.B. vada sbandierando per i corridoi “l’inutilità e l’incapacità” dello scrivente e della sua presunta procedura di licenziamento», ma non si ferma qui perché aggiunge poi che «la stessa persona, arbitrariamente e senza le dovute autorizzazioni presidenziali, ha assorbito personale, lavoro e mansioni dello scrivente». Queste motivazioni porteranno G.P.L. a querelare C.B. davanti ai Carabinieri di Latina. Il presidente Martella evidentemente non ne può più di questa situazione e scrivendo a G.P.L., e per conoscenza al Procuratore della repubblica, prende atto che il dirigente «occupa i locali della Pubblica Amministrazione e continua a sottoscrivere atti con la qualifica alla quale ha rinunciato, come da corrispondenza in atti», quindi la conclusione scontata con «la diffida a lasciare liberi i locali stessi e a non qualificarsi come dirigente della Provincia». G.P.L. non si scompone più di tanto, è ancora al suo posto in ufficio, e tramite il suo legale cita Martella, con ricorso d’urgenza, davanti al Giudice del lavoro. Deciderà quest’ultimo a gennaio.
Remigio Russo
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