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Roma. Ricorda con rabbia. Al Teatro dell'Orologio la "Bottega del pane" rilegge il classico di John Osborne. Con rara efficacia espressiva
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Francesca Abbruzzese, Alessandro Catalucci, Alberto
Querini, Marta Paglioni, Stefano Taiuti della Bottega del Pane, in scena
in questi giorni alla Sala Gassman del Teatro dell'Orologio.
Cosa, nel 1956, determinò il successo dirompente di "Ricorda con rabbia" di John Osborne?
E quel testo, che mette a nudo i pensieri, gli umori e le aspirazioni di ragazzi sotto
i trent’anni nell’Inghilterra di quegli anni, è ancora attuale? Cosa agita veramente nel
profondo l’animo di Jimmy Porter e dei suoi coetanei? Quel "qualcosa", quell’"inquietudine
generazionale" ci riguarda ancora? Sono le domande da cui parte questo spettacolo, che cerca
di smascherare il "lato oscuro" di una rabbia che sembra nascere da motivazioni politiche
e sociologiche e psicologiche, ma che nasconde ben altro. Un disagio, una paura,
un’angoscia non estranee ai nostri tempi turbolenti e confusi.
Sentimenti affidati a una scena evocativa: l’interno di un autobus abbandonato in una discarica, logoro e fatiscente, dentro cui si vengono a trovare gli stessi spettatori.
In mezzo a loro e ai quattro personaggi la danza butho di Stefano Taiuti, che rappresenta “the dark side” dell’animo di tutti quanti - pubblico incluso -, e in particolare di quello di Jimmy.
È il suo dramma interiore il vero protagonista di questo spettacolo, la cui struttura drammaturgica è in fondo molto tradizionale: l’eterno triangolo con matrimonio in crisi. Ma è in generale l’idea del doppio che pervade di sé tutta la rappresentazione: non a caso di sera in sera i due attori si alterneranno nelle parti di Jimmy e del suo paziente amico Cliff e le due attrici in quelle di Alison - la moglie di Jimmy - e dell’inquieta Helena, svelando "l’altra faccia" dei sentimenti di ogni personaggio.
Claudio Ruggiero
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