Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. Da Mosè ai Referendum. Pennacchi sull'Indipendente: «Non voto no per non mischiarmi, nel voto e nell’anima, con Socci e Giovanardi»

Ancora non ho deciso come voterò ai referendum. Dice: "E chissenefrega, mica ti chiami Fini". Ho capito, però mi pagano per scrivere. Qualcosa debbo scrivere. A votare ci vado perché sono un coglione. A me hanno insegnato che il voto è un obbligo e se la comunità ti chiama a decidere non ti puoi sottrarre. Così diceva mio padre. Che era un coglione pure lui. Era anche contrario all’obiezione di coscienza. Io pure. Gli obiettori vanno in galera. Prima, quando è il momento di discutere, puoi fare pure fuoco e fiamme dentro la tribù. Ma quando la tribù ha deciso di partire, tu parti e non si discute. Devo essere stato l’unico, in tutta Italia, a mettersi a lutto quando hanno abolito la leva obbligatoria. Ma che t’obietti? È facile obiettare mo’ che non ti succede niente. I testimoni di Geova – tanto di cappello – si sciroppavano 15 mesi di Peschiera. E dovevi vedere quello che gli facevamo noi in Urss a chi obiettava. E quindi ci vado. Sennò mio padre si incazza. Nella tomba. Ma quello che voto non lo so. Forse scheda bianca. L’idea che ci mettiamo a smucinare con i geni e con la vita non mi piace. A tutto c’è un limite. A me non piacciono neanche i trapianti di cuore. Te lo espiantano che ancora batte. Dice: "Ma salvi una vita". Allora la puoi salvare anche con gli embrioni. È qua che non mi convincono i clericali: perché il cuore sì e gli embrioni no? "Ma quello è già morto cerebrale". Eh no, tu non sei sicuro, è la scienza, mica è Dio. E comunque, anche se è morto, dove sta l’anima? Chi ti dice che non stia anche nel cuore e che tu adesso, col trapianto, mischi due anime? L’etica non si fa a patti: o si gioca o non si gioca con le cose della vita. E poi che male c’è a morire? A chi tocca, tocca. Anzi, se sei cattolico vai pure in Paradiso. È per questo che non voto no, per non mischiarmi – sia nel voto che nell’anima – con Socci e Giovannardi. A me peraltro le staminali servirebbero come il pane, per coronarie e infarti, e non è detto – perché una cosa sono le parole e un’altra i fatti – che prima o poi non m’occorra anche il trapianto. Nel qual caso forse non aspetterò neanche il fortuito incidente sulla Pontina, ma me lo andrò a ammazzare direttamente io il donatore, a domicilio. Per cui voto scheda bianca, fate vobis: credo che non sia giusto intromettersi nel divino, però non me la sento di stabilire io per le donne e per la scienza quello che si può o non si può fare. Quello che vorrei, però, è che non mi si rompessero più i coglioni con i referendum. Pannella è tra i primi nemici della repubblica. L’ha ammazzata a raffiche di referendum. In una democrazia delegata tu mi chiami a votare per il parlamento. Poi decide lui. Sennò che parlamento è?
P.S. – M’ha preso una pena per Fini, che mia moglie s’è pure incazzata: "E che ti frega a te di Fini, mo’? Non è che ti immedesimi?". Io? Ci mancherebbe altro. Ma quello che sta passando non è giusto. Sia con la moglie – perché hai voglia a giurarle: "Non è vero, non è vero!", a quella il sospetto rimane, e sono dolori – ma soprattutto con i suoi. Ma come, quello t’ha fatto attraversare il deserto e il Mar Rosso separando le acque e le sabbie come Mosè, t’ha traghettato frammezzo agli infedeli fino alla Terra Promessa e t’ha portato poi a un punto che ancora oggi, quando t’alzi la mattina e dici: "Sono sottosegretario, sono ministro" ti viene da ridere da solo, non ci credi neanche tu e pensi che è Scherzi a parte, e per ringraziamento lo prendi per un orecchio: "Chiedi scusa e riconosci il tuo errore"? Ma vaffanculova’. Ma chiedi scusa tu.

Antonio Pennacchi


PocketPC visualization by Panservice