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Latina. Festival del Corto. Luca Bandirali: «Le tecniche espressive digitali non prescindono dall'analogico. Steven Spielberg lo usa ancora...»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Luca Bandirali, critico cinematografico e giurato alla seconda edizione del Festival del Cinema Corto al Liceo Scientifico Ettore Majorana. Questi ragazzi non scherzano. Hanno scelto temi importanti e soprattutto hanno dimostrato, secondo noi, una buona padronanza della tecnica. Che ne dici? «Sono stati bravi, sì. In questa generazione sono nati cineasti, quasi. I mezzi di produzione delle immagini e la registrazione del sonoro, ma anche il montaggio, sono alla portata di tutti. Loro hanno più facilità di impadronirsi di queste tecniche. Sono attratti da aree limitrofe come la letteratura e il teatro. Quando abbandoneranno, e sarà fisiologico, l'impianto testuale avranno i mezzi per fare del cinema». La tecnica digitale oggi aiuta. Quanto poi è importante l'ulteriore studio per impadronirsi del linguaggio? «La tecnologia senza retorica è inservibile. Bisogna impadronirsi dei linguaggi. Per montare adeguatamente in digitare bisogna aver conosciuto l'analogico, la pellicola. Tagliare e giuntare. Steven Spielberg ancora oggi lavora in analogico. E guardando i suoi film si può capire perché».

Andrea Apruzzese

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