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Latina. Fecondazione assistita, sì grazie. Giorgio De Marchis: «Il principio della libertà della scelta va garantito». Contro il Vaticano

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giorgio De Marchis, consigliere comunale dei Democratici di Sinistra. Il 12 e 13 giugno il referendum sulla fecondazione assistita. I promotori dell'iniziativa, i Radicali, lamentano un'informazione non bilanciata. Lei cosa ne pensa? «Proprio ieri sulla Rai ho visto un'informativa pubblica e mi sembrava uno spot per il No. Sono rimasto a dir poco imbarazzato. C'è un grandissimo problema di informazione ma il gap può essere colmato in questi giorni. L'importante è che si vada a votare. Se si dovesse raggiungere il quorum la vittoria dei sì sarebbe schiacciante. È nella coscienza degli italiani bocciare una legge ingiusta, nemica della modernità. È importante andare a votare perché questa legge va cancellata. Tutti hanno il diritto a un bambino. Tutti hanno diritto a un futuro. E questa legge non lo consente». Nelle more dei dibattito tra laici e cattolici, spesso non si dice che l'abrogazione di questa legge non lascerebbe nel far west normativo perché il legislatore sarebbe chiamato ancora ad intervenire, nel rispetto della volontà degli elettori che a giudicare dai sondaggi sanno bene che i diritti di un malato o di un essere vivente sono superiori di quelli di cellule grosse come la punta di uno spillo che non tutti gli uomini di scienza chiamato vita... «L'abolizione dell'attuale legge riaprirà una fase nuova. Si andrà a regolamentare la materia, ma garantendo i diritti e le libertà individuali e la libertà di ricerca scientifica. Chi vorrà potrà farlo, chi è contrario e ritiene l'embrione una vita avrà la libertà di non ricorrere alla fecondazione. Ma il principio della libertà della scelta va garantito». Le gerarchie vaticane sulla carta sembrano una minoranza esigua e inoffensiva. Poi scopri, come al solito, che sono capaci di condizionare buona parte della classe politica e l'opinione pubblica... «Altri Paesi hanno risolto giù a partire dal medioevo. In Italia non siamo riusciti a dividere credenze religiose e vita politica. Ma io credo che in questa occasione, così come l'aborto, così come il divorzio, gli italiani sapranno mettere in minoranza la chiesa di Roma». Allora diciamo: andate a votare, e votate quattro sì. «Sì. Diciamo: andate a votare, votate quattro sì e soprattutto convincete un amico a votare quattro sì».

Elisabetta Rizzo

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