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Latina. Silvio, l'uomo del signor Confindustria e le continuità perverse tra contratti pubblici e rendite speculative. Ed ora i dolori del giovane Milan
Non si tratta di utilizzare una quantità sterminata di aggettivazioni che possono distrarre e stancare il lettore e incidere su un’esposizione piana ed efficace e distruggerla. Non si tratta di utilizzare le parole catapultando in esse carature emotive come se fossero dei concentrati esplosivi. Non si tratta di utilizzare l’eloquio come pezzi d’artiglieria ad alzo zero. Per la situazione di cronica sclerosi dell’azione parlamentare e di governo, che perdura da decenni, si potrebbe anche dire, utilizzando la terminologia mussoliniana, che i palazzi del potere sono aule sordide e grigie. Non basterebbe neppure questo.
Quello che deve preoccupare e preoccupa di più è constatare la completa indifferenza di chi di volta in volta esercita il potere della maggioranza parlamentare e quello del potere esecutivo nell’agire in maniera tale da determinare un continuismo consociativo e "mafioso" "istituzionale" nella politica dei redditi. Politica che con il ben superato strumento dei rinnovi contrattuali secondo i comparti e i livelli partoriti negli anni settanta - ottanta soprattutto nel mondo pubblico, in uno con l’ottica allargata alle categorie decontrattualizzate, ha determinato e determina squilibri e sconquassi economico-sociali. E non di meno, deve preoccupare e preoccupa come è utilizzato il contenitore pubblico per smerciare e contraffare le più inaudite operazioni di vantaggi e svantaggi fra le diverse aggregazioni, categorie e sottocategorie. E, ancora più deve preoccupare e preoccupa l’utilizzazione delle risorse destinate al settore dell’impiego pubblico e le operazioni di storno apertamente dirottate o segretamente camuffate ai fini di una sistematica remunerazione dei "rilanci" di mercato e produttivi del signor Confindustria improduttivo e dei suoi bramosi, onnivori capitalisti parapubblici, manager da strapazzo fallimentare e Cipputi che già (o finalmente?) invidiano gli operai di Taiwan.
È in tal senso che si può parlare con fondata sicurezza di ininterrotto continuismo dei principi ispiratori, principi clientelari, di opportunità circostanziate e "mafiosi", metodi, criteri applicativi e "griglie" che possono apparentare e apparentano, ad esempio, l’azione di Berlusconi con quella di D’Alema.
Fra i tanti misfatti compiuti da D’Alema, sui quali la sinistra stese e stende cortine fumogene spesse come lastre di granito, vi fu quella d’elevare a Forza Armata l’Arma dei Carabinieri, mentre l’Italia affondava e affonda nei debiti e mentre proprio per le Forze Armate vi è una cinquantennale carenza cronica si risorse per gli investimenti e gli ammodernamenti dei mezzi e… l’evanescente potenziamento.
Cosa significa e cosa significò elevare al rango di Forza Armata l’Arma dei Carabinieri, lascio al lettore intuire la portata di una simile decisione. Io mi limito a rilevare che essa portò all’aumento di grado e di stipendio per centinaia e centinaia, per migliaia di uomini, con decine di generali e molte centinaia di colonnelli, con gli apprestamenti di nuove strutture operative di "Forza Armata" e di relativo Stato Maggiore e di nuovi comandi. E con un’ufficiale benefizio dell’ulteriore accentuazione dell’azione totalizzante dell’Arma sia nel settore delle forze di polizia sia in quello militare. Alla faccia della sinistra e dei comunisti fieri avversari del copi di stato promossi dalle farneticanti loro dichiarazioni a partire dal famigerato piano di De Lorenzo. Qui non è messa in discussione la più che motivata simpatia e la generalizzata stima verso l’Arma, anche se ripetuti fatti di cronaca nera oggi ne possono appannare lo smalto. Qui sono invece messi in discussione criteri e scelte che non hanno riscontro alcuno nel mondo e che hanno determinato croniche ripercussioni in tutti gli assetti militari. E da parte di chi ebbe a dire con pretestuosità apparentemente puerile che, poiché il contenuto (l’Arma) era diventata più grande (più numerosa o quasi) del contenitore (l’Esercito), questa era l’unica cosa da fare. L’unica cosa da fare, rispettosa dell’organizzazione, delle procedure, delle tradizioni, della dipendenza gerarchica dal capo di S.M. dell’Esercito, e a costo zero, era invece di rendere l’Arma dipendente sul piano operativo direttamente dal Capo di Stato Maggiore della Difesa. Nient’altro. Non è quindi una curiosità chiedere al Ministero dell’Economia quanto è costata e costa ogni anno questa "sporca" operazione politica alla Difesa e agli italiani. La decontrattualizzazione degli appartenenti alle Forze Armate e di polizia ha fatto il resto, con Silvio. Non che io ami contraddirmi, visto che ho scritto che era una cosa da fare, ma essa non andava fatto sperperando tanto di quel denaro negato invece ad altri dipendenti dello Stato. Cosa significa? Che D’Alema prima e Berlusconi dopo hanno incancrenito i conti e commesso misfatti di ingiustizia enormi. Da almeno quindici anni si parla all’infinito infatti di "omogeneizzare" le forze di polizia per renderle più "innervate", funzionali e sul piano operativo sempre meno separate. Per renderle meno concorrenti, dispersive e divise accentuando ed esemplificando il grado di connessione della centralizzazione organizzativa e operativa e di standardizzaione delle procedure per gli acquisti dei materiali, per migliorarne l’efficienza e diminuire i costi e ridurre la dispersione di uomini e mezzi. Invece, si è continuato ad andare ognuno per conto suo, carabinieri, polizia, finanza guardie forestali etc…Anzi, con le continue "invasioni di campo" dei carabinieri. Tutto questo ha un costo. Ad iniziare dalla moltiplicazione dei comandi. L’Italia, ho ricordato in altre occasioni, detiene il primato da vent’anni nel rapporto fra popolazione civile e componenti delle forze di polizia, cioè il primato di avere il maggior numero di uomini nei vari corpi di polizia: gli studi prodotti dagli esperti sono di alta qualificazione scientifica. Adesso, con le guardie carcerarie (da tempo anch’esse polizia giudiziaria) e con le nuove "guardie regionali" (grazie, Gasparri - l’ausiliario dell’Arma e della Finanza e il "nemico" della Guardia Costiera, l’unica non diventata "polizia giudiziaria" -, Fini e Storace! ) siamo nel pieno della realizzazione di uno "Stato per la polizia". Per di più uno Stato e una polizia (nel suo complesso) assolutamente inefficienti.
Ritorniamo alla politica dei redditi e all’azione pubblica. Cosa si constata da anni e cosa non è cambiato con Silvio? Che chi più ha, più continua ad avere. Ad esempio, prima si pensa al rinnovo "automatico" dei "contratti" dei decontrattualizzati, dagli uomini dei palazzi sordidi e grigi e dai magistrati giù giù sino ai poliziotti e all’aerea autonoma dei medici. Ma per tutti costoro valgono criteri che non valgono per altri, ad iniziare da quello basilare del recupero dell’inflazione. Per i decontrattualizzati avviene di norma il recupero reale, per gli altri, quello "programmato". Dove si trovano condizioni di principio più smaccatamente fondate su simile assurdità e disuguaglianza dei diritti? Mi si dirà: «Ma come, tu rivendichi la decontrattualizzazione dei professori delle secondarie e intanti protesti e recrimini a viva voce?». Richiedere una giusta decontrattualizzazione non significa solo ridimensionare definitivamente il ruolo storico distorto e distruttivo svolto dai sindacati o volere che permangano gli aspetti più deteriori della violazione dei principi di una sana democrazia.
L’incoscienza di Silvio il vigesimoultramigliaiomiliardario ha prodotto anche questo. Ha continuato nell’opera del dirigismo della sinistra di selezionare le categorie da privilegiare arroccandole con le altre nella cittadella sordida e grigia ed ha accentuato i contrasti sociali. I contrasti sociali. Già! È il secondo rinnovo consecutivo che i bancari ottengono (ben per loro) con notevoli aumenti. Eppure, i bancari sono un’altra specie di dipendenti para…pubblici sui quali l’Abi da anni sforna cifre di sovrannumerarietà e livelli di produttività inaccettabili. Eppure, con Silvio il toccasana, ciò non conta. I militari hanno avuto un aumento medio di ben 154 €, i bancari di ben 130. I dipendenti della Regione Sicilia? E cosa è lo Stato declassato a "mafioso"?
Con una prosa candida, l’appartenente ad una delle categorie di particolari "intellettuali" e tecnici, gli economisti, categoria fra le più compromesse nei giochi politici, nell’utilizzo di espedienti spacciati come cure spesso disastrose e foriere di inique accentuazioni dei contrasti sociali, con una prosa candida, il professor Tommaso Padoa Schioppa ecco cosa ha scritto nei giorni scorsi sul CdS (18 maggio) con le sue "Sirene Bugiarde": Chi ha operato? [in negativo] In parte, certo, i governi, cui spettano la sintesi e la guida. Ma c’inganneremmo se ci fermassimo qui. Non sin tratta solo di governo, ma di classe dirigente, dunque insegnanti, giornalisti, magistrati, imprenditori, sindacalisti, insomma chiunque – con l’esempio e col potere – eserciti un’influenza sul pensiero e il comportamento di altri". E ancora: "Scuola, giustizia, ricerca, infrastrutture, concorrenza, legalità, meritocrazia, burocrazia pubblica dipendono interamente da noi. La Cina è la stessa per Germania, Italia, Finlandia". Sì, i docenti, i quali sono ancora ai tempi della clava rispetto al giornalista e all’arco, sì la Scuola: centri di esempio e di formazione civica (nel bene e nel male) fondamentali e insostituibili nell’apparente immobilità nel tempo. Ma tra poco gli insegnanti potranno utilizzare solo la ramazza e potranno ricevere salari a giorni alterni, mentre le sconquassate scuole serviranno come ulteriori stabilimenti al sig. Confindustria mangiasoldi pubblici per sfornare corsi professionali e Cipputi che non vorrà neanche il Congo e prodotti difettosi e televisori Mivar con il tubo catodico che rimarranno accatastati nei magazzini. Sotto il solerte controllo delle tante polizie di Silvio, i controlli per aggiotaggio dei sostituti procuratori, gli scioperi confederali. È una festa davvero bella e grande, con Silvio e il baffetto acido del gracilino e infido Massimo. No, no, anzi sì: soldi per costoro. E il grande sballo ricomincia.
E sul debito? E sulle politica delle "rendite" e sulle speculazioni negli investimenti parassitari ad iniziare da quelli immobiliari e dei prestiti allo Stato? La stagnazione e la recessione di questi ultimi tre anni ha fatto crescere il debito ancora di più. Per gli economisti sarà difficile dimostrare che riusciremo ad abbatterlo per fine secolo. Altri cento anni e più! Cosa fare per non farsi divorare? L’ex ministro Guarino sul quotidiano del sig. Confindustria ha suggerito delle riflessioni, con proposta di cure sicuramente drastiche. A mio avviso, bisognerebbe bloccare la cartolarizzazione di Tremonti, che sta portando alla vendita dissennata dei beni dello Stato per pareggiare partite e conti con un tonico effetto solo a breve termine e con disastrosi effetti a lungo termine (la seconda, quella da lui proposta per affittare per almeno un sessennio le spiagge incamerando da subito un’elevate percentuale delle concessioni, quella invece sì). Inoltre, bisognerebbe avviare un corso forzoso con l’obbligatoria conversione dei prestiti allo Stato in azioni. Le procedure dovrebbero essere semplici e immediate, secondo criteri non basati su scaglioni ma su progressioni, bloccando la convertibilità delle azioni dei piccoli azionisti-creditori per cinque anni e quella all’opposto, dei grandi azionisti-creditori per venti anni. Inoltre, l’attribuzione delle azioni dovrebbe avvenire secondo una conversione basata sempre su criteri di progressività sì da attribuire un valore aggiunto nominale del 25% ad ogni azione per il piccolo azionista-creditore (ad esempio, sino a 50.000€ ) e, via via, sino al grande azionista-creditore o investitore con cifre superiori a 2 milioni di € ,con un valore aggiunto nominale del 150%. Una simile proposta potrebbe portare ad evitare fra qualche anno l’azzeramento del debito con strumenti molto più coattivi e a salvaguardare gli investitoti stranieri (o, purtroppo, presunti tali). Ma certo, richiederebbe sin da adesso in parallelo una maggiore tassazione delle rendite, e una sonora bocciatura di Silvio e di Massimo D’Alema e del loro amico, il sig. Confindutsria. Ma non certo dei contratti pubblici.
Domenico Cambareri
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