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Latina. Speciale Referendum. Il Gran Maestro della Massoneria insiste sull'Avanti!: «Non lasciamo in mano ai preti le libertà dell'uomo»

"Un’etica laica, non antireligiosa, per garantire uno Stato di diritto". Non possiamo tacere sui pesanti tentativi confessionali per delegittimare il referendum sulla procreazione. Aldo Chiarle, storica firma dell'Avanti! chiede a Gustavo Raffi, riconfermato recentemente nella Grande Loggia tenutasi a Rimini per un secondo mandato quinquennale alla guida della Massoneria italiana di esprimere un suo parere sulle polemiche suscitate dal referendum sulla procreazione. Non si tira indietro ed entra immediatamente nell’argomento: "Le norme attuali che regolano in Italia la procreazione assistita ci sembrano alquanto insoddisfacenti; esse appaiono palesemente ispirate e incentrate su una serie di pregiudizi e hanno il fine di sostituirsi alle scelte dell’individuo, secondo un modulo di antica tradizione volto a subordinare la libera ricerca scientifica a dogmi metafisici. Sembra - come ai tempi di Galileo Galilei, quando un processo di eccezionale gravità mirò a censurare una nuova visione del mondo e con essa i limiti di una secolare teologia - che un certo oscurantismo voglia, ancora oggi, imporre limiti legali alla scienza, al progresso ed alla creatività umana. Queste nostre considerazioni non devono essere prese, soprattutto nel mondo cattolico - sappiamo osservarci con una certa attenzione - come l’ennesima manifestazione di relativismo e di deismo massonico. Infatti, anche quando non si è affatto d’accordo, vorremmo mantenere un dialogo sereno, senza rispondere a priori alle solite accuse che in realtà spostano su temi superati da anni le questioni più importanti. Ribadiamo allora che noi rispettiamo il punto di vista teologico della Chiesa e ci rifiutiamo di entrare nel suo merito come Comunione Massonica, giacché la Libera Muratoria non solo non ha una teologia, ma non deve affatto averla, pena il trasformarsi in una religione. A nostro avviso, il diritto positivo deve restare nettamente separato dalla morale di qualsiasi religione (e quindi la questione non vale solo nei confronti del mondo cattolico, ma ad esempio di quello musulmano, ecc.), mentre lo Stato ha il dovere inalienabile di garantire la propria indipendenza, favorendo leggi che rispettino l’autonomia decisionale dell’individuo. In sostanza, la sua libertà, sottraendolo all’imposizione di norme scaturite da visioni olistiche e moralmente esaustive espresse da alcune ‘autorità superiori che possano arrogarsi il diritto di scegliere per lui su tutte quelle questioni che riguardano la sua salute e la sua vita’ come ha espressamente scritto un gruppo di studiosi della levatura di Carlo Flamigni, Armando Massarenti, Maurizio Mori e Angelo Petroni nel ‘Manifesto di bioetica laica’, pubblicato dal "Sole 24ore" domenica 19 giugno 1996. L’etica che difendiamo è quindi un’etica laica, sebbene per nulla antireligiosa; essa si pone semplicemente come non dogmatica e aperta, soprattutto dinanzi ad una scienza che viene a ribaltare costantemente una serie di ‘conoscenze’ sedimentate da secoli e che appaiono di volta in volta del tutto superate. L’applicazione di un’etica inamovibile, di una verità acquisita ora e per sempre, poiché fondata su concezioni morali e filosofiche stabilite molti secoli or sono, qualora fosse utilizzata per imporre a tutti non solo giudizi morali inappellabili, ma anche norme di comportamento, leggi e sanzioni penali, rischierebbe di determinare un contesto del tutto intollerante, fazioso e, in sostanza, fondamentalista. Percepiamo, ovviamente, la contraddittorietà di tante situazioni e anche la difficoltà di una parte del mondo cattolico a metabolizzare il dialogo con la scienza ed il progresso tra passato e futuro, tra impianti teologici e nuovi scenari fisico - biologici". Concetti molto chiari e completamente condivisibili, ma tornando alla legge... "Così, tornando all’embrione ed alle polemiche che infiammano la discussione attuale, ci sembra che la determinazione del suo statuto ontologico, almeno come proposta dalla Chiesa cattolica, sia ben lungi dall’essere scientificamente inappellabile. Non c’è quindi da stupirsi se anche un teologo salesiano come Norman M. Ford, in un suo saggio uscito nel 1988 abbia mostrato alcune interessanti aperture a-dogmatiche, sollevando con molta onestà intellettuale non pochi interrogativi, dettati proprio dalla difficoltà di definire ontologicamente l’embrione nelle prime due settimane di vita. Non meno gravi ci sembrano le considerazioni relative alle accuse di tecnocrazia concernenti la fecondazione artificiale eterologa, innanzitutto perché fondate sul principio che esista una legge morale universale capace di definire una visione necessariamente condivisibile della natura, alla cui obbedienza richiamare tutti gli uomini. Si è opportunamente fatto notare che non esiste nulla di più culturale della definizione di ‘natura’. Quanto alle questioni relative alla definizione di ‘figlio’ in senso giuridico e biologico non ci sembra corretto presupporre che il donatore nella fecondazione eterologa sia una figura inquietante. A parte il fatto che tale teoria non risulta confermata dalle ricerche sociologiche, essa si presenta più come una valutazione soggettiva, che non come una verità morale oggettiva. Sono la libera scelta, la volontà, il deliberato consenso e l’amore dei genitori ad indurli ad avere un figlio, anche attraverso la fecondazione eterologa; questi sembrano essere i ‘fatti’ centrali, sui quali ci rifiutiamo di dare giudizi ontologici e assoluti. In attesa, quindi, di ritornare in modo certamente più circostanziato e incisivo su questi temi - anche e soprattutto attraverso le voci di alcuni tra i più grandi protagonisti del dibattito scientifico e della ricerca - riteniamo doveroso, proprio in questa concitata fase della storia della società italiana, ribadire con forza quei valori laici sui quali si fondano tutti i moderni Stati democratici e di diritto e che sono stati affermati dopo oltre quattro secoli di lotte, nel nome della difesa dei fondamentali principi di libertà e di tolleranza: lotte che hanno visto la Massoneria Universale sempre in prima linea. A questo proposito sembra ineludibile una, sia pur breve, riflessione sui recenti pronunciamenti espressi da alte autorità del mondo ecclesiale, vuoi sulla legge sulla fecondazione assistita e segnatamente sulla natura degli embrioni, vuoi sull’esortazione a disertare le urne in occasione del prossimo referendum. Noi non contestiamo certamente agli uomini della Chiesa il diritto di esprimere valutazioni etiche, coerenti con la propria cultura religiosa e teologica e di parteciparle a credenti e non, né tanto meno contestiamo a qualunque cittadino il diritto di manifestare il suo pensiero circa i comportamenti cui egli o altri si atterranno in vista di determinate scadenze istituzionali. E ovviamente non ci appartiene qualsiasi influenza o indicazione sulla scelta degli elettori. Troviamo, invece, gravissimo il tentativo di delegittimare, attraverso posizioni ufficiali, il confronto democratico referendario, valorizzando un espediente, quello dell’astensionismo totale, che ci pare diseducativo rispetto ai valori della moderna società civile e vanificante una prerogativa costituzionalmente garantita come principale strumento della volontà popolare. Evitare una verifica franca e aperta attraverso il non voto è un tentativo mal celato di sottrarsi ad un confronto e si palesa come un timore dinanzi ad un risultato che si prevede sfavorevole; e, certamente, non propone all’Italia e soprattutto alle nuove generazioni un modello costruttivo e formativo di democrazia e di dialogo. Promuovere l’astensionismo significa, infatti, diseducare al voto, violando quelle regole della religione civile alle quali si informa l’essere cittadini partecipi responsabili della res publica".

Elisabetta Rizzo


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