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Roma. Il Potere secondo Shakespeare. Anna Teresa Rossini: «Un misto di grandezza e barbarie, dignità e bassezza. Tipico della modernità»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Anna Teresa Rossini, in questi giorni in scena con il Titus Andronicus. Tragedia della eccessiva lealtà al potere costituito e del sofferto amore paterno, Titus Andronicus ci svela uno Shakespeare giovanile (anche se di non sicura attribuzione), grondante orrore e sangue, ma senza la profondità psicologica e la grandezza poetica delle opere mature. È comunque una forte metafora sull'assurdità del comportamento umano, con i protagonisti strumento del potere altrui e della propria ambizione, che si presta a molte chiavi di lettura. La fosca tragedia vede il generale Tito Andronico tornare a Roma dopo aver sconfitto i goti e fatta prigioniera la loro regina Tamora. Dovrà subire la vendetta della donna - divenuta moglie del nuovo imperatore Saturnino - che non gli perdonerà la morte del primogenito, sacrificato secondo un rituale dei vincitori. Con la complicità dell'amante nero Aaron, genio malefico, e dei due figli, ella innescherà una sanguinosa spirale di vendette incrociate, con truculento banchetto finale, memore del Tieste di Seneca. Al teatro Quirino di Roma.

Elisabetta Rizzo

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