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Latina. Speciale Referendum. Maria Mantello: «La sacralizzazione del concepito e istigazione all'astensionismo: credere, obbedire, combattere»
Con l'approssimarsi della consultazione referendaria del 12 e 13 giugno per abrogare alcune
parti della legge 40 sulla fecondazione assistita, le gerarchie vaticane, coadiuvate dai loro
comitati, da diversi politici, e finanche (cosa scandalosa) da alcune tra le più alte cariche
dello Stato italiano, hanno intensificato i loro appelli a disertare le urne.
La Costituzione vincola la validità del referendum al fatto che votino la maggioranza degli
aventi diritto. Ma forse i Padri Costituenti non immaginavano l'uso furbastro e strumentale
che di questo principio si sarebbe fatto per evitare un confronto chiaro e leale sulla legge
40. Considerando che ad ogni votazione le astensioni fisiologiche sono ormai intorno al
30 -35 %, basterà infatti ai sostenitori della legge 40 un semplice 15 - 20 % di non
votanti per raggiungere il loro obbiettivo. Così, se l'operazione riesce, una schiacciante
minoranza potrà zittire la maggioranza degli italiani, che, stando ai sondaggi, voterà sì.
Del resto, lo stesso cardinale Ruini ha espressamente dichiarato che andando alle urne non
si potrebbe ottenere lo scopo desiderato di mantenere in vigore questa legge. È
scattata così la crociata astensionista: credere obbedire e combattere per non far
raggiungere il quorum.
La scelta della chiesa di richiamare i fedeli all'obbedienza alla sua ortodossia (tra i
primi a piegare la testa è stato Giulio Andreotti, che in un primo momento aveva detto
che sarebbe andato a votare, ma poi ha preferito abiurare) si configura come una vera e
propria pressione sulle coscienze, che contrasta col principio Costituzionale del
diritto-dovere al libero esercizio di voto. Una violazione dello stesso Concordato,
nonché del Testo unico delle leggi elettorali, che all'articolo 98 recita: "Il
pubblico ufficiale, l'incaricato di un pubblico servizio, l'esercente di un servizio di
pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere
o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell'esercizio di esse,
si adopera a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di
candidati o a vincolare i suffragi degli elettori a favore od in pregiudizio di determinate
liste o di determinati candidati o ad indurli all'astensione, è punito con la reclusione
da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000".
Certamente la chiesa si trova in difficoltà di fronte ai cambiamenti radicali di costume,
che mettono palesemente in crisi la sua concezione morale. Negli anni ha dovuto incassare
dolorose sconfitte: divorzio, anticoncezionali, aborto. Lo scarto esistente tra società
civile e i principi dottrinari propugnati dalle più alte gerarchie cattoliche è fin troppo
evidente. Nessuno si comporta più secondo i suoi dettami, neppure la quota assai
minoritaria dei cattolici praticanti. La società è laicizzata nei fatti. E questo per
la chiesa è intollerabile. Ha così rinserrato le fila ottenendo legislazioni in linea
con i suoi fideistici principi. Ha strappato leggi per il finanziamento delle sue scuole
confessionali; per l'immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica (da lei
designati, ma pagati dallo Stato e che potranno insegnare anche materie diverse dalla
religione cattolica). Ha ottenuto, grazie al ministro Moratti, riforme della scuola statale
ispirate alla visione cattolica. Si pensi, ma è solo un esempio, al tentativo di estromettere
dai programmi di studio le teorie evoluzionistiche, perché in contrasto col miracolo
creazionistico cristiano.
Un circuito reazionario, chiuso per il momento con la legge 40. Con essa il Vaticano
ha ottenuto la sacralizzazione del concepito, premessa per rivedere la legge 194, che
regola l'interruzione volontaria di gravidanza, ma anche in un futuro non troppo lontano
l'uso di anticoncezionali: la spirale e la "pillola del giorno dopo", non attentano al
"concepito"? E la pillola e il preservativo, non attentano all'ovulo e allo spermatozoo?
Nessuno si faccia illusioni, la legge sulla fecondazione assistita sarà il maglio per
eliminare le conquiste civili dell'emancipazione delle donne, per riportarle alla
maternità come condanna. Alla chiesa la legge 40 interessa solo in funzione del concepito:
"Non cambia però, la nostra posizione riguardo a questa legge - ha detto Camillo Ruini
all'apertura del Consiglio permanente della Cei- che sotto diversi profili non corrisponde
all'insegnamento etico della Chiesa, ma ha comunque il merito di dare dignità alla persona
umana".
Per la chiesa ogni procedura fecondativa, che sveli in qualche modo il "mistero-miracolo"
della vita e svincoli il rapporto sessuale dalla procreazione, è impensabile. Ma difende
allo strenuo la legge 40 perché il concepito, l'ovulo fecondato, che senza il corpo
della donna che le accoglie non potrebbe vivere, è divenuto un Soggetto di diritto.
Un'idea di persona, dunque, è diventata più importante della donna che è obbligata
all'impianto. Un'idea di vita è diventata più importante dei malati di tumore, di Alzheimer,
Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, ecc. Perché questa legge nega lo studio sulle
cellule indifferenziate preembrionali, equiparandole ad una persona già nata.
Non interessa la donna, riportata a contenitore, nel cui utero devono essere impiantati
tutti e tre gli embrioni prodotti. Non interessa il bambino, perché l'embrione, anche se
malato va accettato comunque, anche se sviluppandosi sarà un bambino malato. E quanti
embrioni vanno a morte grazie a questa legge, se non si emenda coi referendum, giacché
essa ne impedisce la conservazione?
Non interessa né la donna né il bambino futuro, perché se tutte e tre le cellule fecondate
dopo 15 giorni attecchiscono possono dar luogo anche a parti trigemellari, che come noto,
qualche conseguenza hanno per la salute della madre e dei figli stessi che partorirà.
Se poi nessuno degli embrioni riuscirà ad impiantarsi nell'utero, la donna dovrà ripetere
la cura: altri dosaggi ormonali, altre anestesie, altri interventi, altri dolori, altre
angosce.
Una legge che non tutela nessuno, neppure il progetto di vita che dice di volere difendere.
Una legge che è contro anche la ricerca e la professionalità del medico, perché non si
può più valutare caso per caso e decidere insieme alla coppia, alla donna in primo luogo,
la strada migliore per portare felicemente a compimento la gravidanza risultato della
fecondazione assistita.
I cattolicissimi "comitati per la vita" affermano di difendere la vita, ma è solo un'idea
di sofferenza, di rassegnazione e croci da sopportare che vogliono imporre a tutti.
Tutto in nome del Concepito. Un principio ontologico, continuano a tuonare i Vescovi e i
loro reazionari coefori per i quali un'idea di uomo (il principio ontologico) è più
importante dell'individuo storico concreto: il nato.
Vale appena ricordare, che in nome di un'idea di uomo precostituita, e coincidente con
il cristiano, la chiesa ha incarcerato, torturato arsi vivi milioni di individui. Solo
per fare qualche esempio, in nome di questa idea-essenza di uomo non erano considerati
esseri umani a pieno titolo gli ebrei, colpevoli di non volersi battezzare; gli indiani
d'America definiti omuncoli; la donna, definita da s. Tommaso maschio sbagliato
(mas occasionatus) e quindi incapace di intendere e di volere, e per questo soggetta a
controllo serrato per ottenerne l'omologazione al mito del fiat mariano nel rassegnato
concepimento. Qui e solo qui esplicherebbe il "suo genio femminile" nella "sua vocazione"
sacrificale di madre. Da s. Agostino a Wojtyla, a Ratzinger, in un ruolo che ne
giustificherebbe la sua stessa esistenza come "compagnia dell'uomo". Per la gerarchia
vaticana l'essenziale è garantire il mitico mistero del concepimento. E attraverso questo
il controllo sul corpo delle donne e sulla sessualità per controllare l'intera società.
Per questo fin da quando un ovulo s'incontra con uno spermatozoo deve essere blindato.
Non a caso, allora, la legge 40, varata a febbraio del 2004, è passata quasi in sordina.
Un vero dibattito non c'è stato, né all'interno del Parlamento, né tanto meno nel Paese.
I circa trecento emendamenti proposti, compresi quelli tesi ad evitare la deriva
oscurantista, sono stati respinti da una cordata che, da destra a sinistra, ha
praticamente corazzato questa legge. La questione è stata portata all'attenzione
della collettività solo a cose fatte. In occasione della raccolta firme per i referendum.
Adesso si pretende dagli italiani che ancora non dicano la loro, che tacciano,
che obbediscano, che il 12 e il 13 giugno non vadano a votare. "No all'uso stesso
dei referendum su materie che sono decisive per il futuro dell'uomo", recitano i
materiali propagandisti dei "comitati per la vita" (quelli dell'astensione). Ma proprio
perché sono questioni decisive per l'umanità interessano tutti. Proprio perché si
tratta della vita, presente e futura, bisogna votare. O forse questa legge è un dogma,
alla stessa stregua dell'Evangelium vitae, l'enciclica del 1995, per la quale Wojtyla si
è appellato all'infallibilità del papa?
Non si vota e basta! Tuonano dal Vaticano. Ma lo Stato italiano deve garantire il sereno
esercizio di voto. Anche uno sprovveduto, infatti, non può non rendersi conto di quanto
sia facile individuare i disobbedienti al proprio vescovo che il 12 e 13 giugno andranno
a votare. Quanti si sentiranno ricattati moralmente tra i parrocchiani, tra i dipendenti
dei molti organismi cattolici, tra gli incaricati del Vaticano in strutture statali,
tra coloro che magari dal vescovo si aspettano "una sistemazione" per sé o per i familiari.
Si pensi a come sarà facile controllare chi andrà a votare soprattutto nei piccoli centri
di provincia. Si pensi all'imbarazzo nei pressi dei seggi elettorali per il timore di
essere visti, riconosciuti dal vicino di casa, dal conoscente, dal prete o dal parroco
in persona: "lei qui?" " Come.. veramente... cercavo... andavo". Scene degne di uno
spettacolo comico, se non fosse in gioco qualcosa di più serio. La tutela del libero
esercizio al voto, principio e linfa di ogni democrazia. Ma forse è proprio la
democrazia che dà fastidio, perché vuole spirito critico, inneggia alla scelta
autonoma contro la passiva obbedienza. Giordano Bruno nel 1600 è stato mandato al rogo
per aver denunciato lo stato asinino in cui si pretende di tenere il fedele. Guglielmo
da Occam, trecento anni prima di lui, è stato anche egli inquisito e torturato per
aver posto in discussione la "tirannide" del principio d'autorità pontificia. Milioni
di donne, dal XIII al XVIII sec., sono state violentate, torturate, arse vive. Erano
accusate di essere streghe. Molte di loro erano medichesse e levatrici ed erano ritenute
colpevoli di controllare il mistero della generazione, di favorirlo o impedirlo. In
verità gestivano una "medicina" fatta da donne e dalla parte delle donne.
La reazione, viene dunque da lontano. La prima strega è stata mandata al rogo a Tolosa
nel 1272, e l'ultima nel 1793 in terra polacca.
Oggi non vorremmo, che in nome del concepito contro le donne trovasse ancora legittimità
nel nostro paese una qualche rinnovata "idea di rogo".
Per questo per nascere, per guarire, per scegliere il 12 e il 13 giugno invitiamo
tutti ad andare a votare. E a votare sì. Non ci sarà nessun far west, solo più umanità,
più dignità, più responsabilità per tutti.
Maria Mantello
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