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Latina. Speciale Referendum. Ivan Simeone: «L' insegnamento cattolico non è un supermarket dove si mette nel carrello ciò che piace»
Dinanzi al prossimo appuntamento referendario, si sta facendo molto clamore equiparandolo,
erroneamente, ad una crociata ideologica di stampo tardo medioevale.
Necessita abbassare i toni e fare chiarezza al di là degli spot televisivi, nel reciproco
rispetto di tutte le posizioni, non riducendolo forzatamente ad un confronto
politico-partitico o, ancora peggio, fra laicisti e cattolici.
Personalmente, a titolo personale, domenica prossima non andrò a votare per diverse ragioni.
Premesso che la materia ha un carattere tremendamente scientifico, giuridico ed etico,
la posizione del Non andare a votare è più che mai legittima, come sottolineato dai
Presidenti di Senato (il laico Pera) e Camera (il cattolico Casini).
È però bene sapere che il risultato referendario, qualunque esso sia, produrrà sicuramente
effetti politici ma non sarà vincolante per i legislatori e l'esito non condizionerà
giuridicamente il Parlamento che potrà legiferare nuovamente anche nelle materie oggetto
di referendum.
Inoltre è corretto far sapere che, sembrerebbe, qualora il quorum venisse raggiunto,
il comitato promotore del referendum dovrebbe ricevere dallo Stato un cospicuo
contributo economico, al di là della vittoria dei sì o nei no.
Premesso tutto ciò, come laico, non andrò a votare innanzitutto poiché ritengo che non
si possa decidere, con una semplice crocetta, su una materia talmente complessa come
la bioetica, ma ritengo che spetti alle Camere con tutti i supporti scientifici del caso.
Come cittadino e laico non ritengo giusto andare a votare per cancellare una legge che,
democraticamente, è stata approvata con una maggioranza trasversale da tutti i Partiti
politici di centro, destra e sinistra.
La legge 40/2004 è una legge dello Stato italiano che deve essere sperimentata e poi,
eventualmente, modificata e corretta in sede legislativa.
Come laico ritengo improponibile un referendum dove è in gioco la salute delle donne,
con tutte le loro legittime aspettative di maternità, ma anche il futuro dei loro
figli che rischiano di essere visti come un prodotto da laboratorio e non il frutto
dell'amore tra i propri legittimi genitori. I Figli sono un bene da proteggere per i
propri genitori, per la comunità e per lo stesso Stato, come è nella nostra tradizione
occidentale avvallata anche dal diritto romano che considerava il concepito un soggetto
giuridico da proteggere per il genitore e per la Res Publica (D. 37.9.1.15), tanto che
in dottrina si parla di "qui in utero est" e non di fetus usato per gli animali,
vedi l'insegnamento del Prof. Pierangelo Catalano o gli interventi del Prof. Bianca
sui diritti del nascituro.
Per non parlare poi degli orientamenti internazionali con la convenzione ONU sui fanciulli
recepita anche dalla Carta costituzionale europea e dalla sentenza della Corte
Costituzionale italiana del 1997 n.35, che chiaramente parla di dover proteggere
la vita nascente sin dal concepimento, fin dalla fecondazione.
Come laico non andrò a votare. Sul primo quesito non andrò a votare poiché ritengo che
la legge 40 non vieta la libertà di ricerca ma tutela l'integrità del concepito e non
si possono usare embrioni umani per la ricerca da laboratorio; non ritengo giusto che
si commercializzino e che si possano manipolare geneticamente.
Sul secondo quesito non andrò a votare poiché la valenza scientifica non si può ridurre
ad un sì o ad un no su di una scheda elettorale; il numero di embrioni da impiantare
non può essere materia da referendum popolare.
Sul terzo quesito non andrò a votare poiché con l'abolizione del primo articolo della
legge 40, che riconosce i diritti dell'embrione, si rintroduce una "arbitraria
discriminazione tra gli esseri umani in base ai tempi del loro sviluppo; così un
embrione vale meno di un feto, un feto meno di un bambino, un bambino meno di un
adulto" l'embrione è l'inizio di un processo di crescita, è già un essere umano con
una propria individualità.
Sul quarto quesito non andrò a votare poiché si mette a rischio il principio basilare
della famiglia, elemento fondante della nostra società occidentale e si creano seri
problemi parentali al futuro bambino che rischia di essere sempre più visto come un
prodotto commerciale e non come frutto dell'amore tra i propri genitori naturali,
padre e madre.
A margine di tutto ciò, come cristiano, non ritengo sia giusto seguire le indicazioni
del Magistero o le parole del Santo Padre solamente quando chiede pace contro la
guerra o quando predica l'ecumenismo e, di contro, girarmi dall'altra parte quando
chiede rispetto per la vita umana dal concepimento alla morte naturale. Sarebbe un
comportamento da ipocrita. L' insegnamento cristiano non è un supermarket dove
si mette nel carrello ciò che piace per lasciare l'altro; l'insegnamento cristiano è una unicità.
Per tutto ciò non andrò a votare!
Mauro Cascio
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