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Latina. Speciale Referendum. La chiesa cattolica si fa interprete di un comune sentire religoso. Ma per ebrei e valdesi l'embrione non è vita

La chiesa cattolica, come è noto ai più, ha una innata vocazione settaria e integralista. Non è grave il fatto che il cattolicesimo abbia delle credenze. Ognuno ha le sue. Quel che è inaccettabile è che queste credenze le si debba imporre a chi cattolico non è. Ora, da bravi settari come sono sempre stati, i nostri amici cattolici pretendono di parlare non solo a nome dell'intera società civile, ma a nome di una diffusa religiosità di cui Roma, manco a dirlo, è unica interprete. Non importa se gli ebrei, per esempio, abbiano credenze religiose diverse. Per un ebreo un embrione non è vita, tanto per rimanere in tema. Non ha anima. L'anima "scende dal cielo" dopo quaranta giorni. Non importa se anche la Massoneria è per la Libertà di Ricerca Scientifica. Non importa, ai cattolici che pretendono di essere l'espressione più autentica della Verità, che altri "cristianesimi" appoggino il Referendum. È di ieri la posizione ufficiale dei Valdesi. Già all'indomani della legge sulla Procreazione Assistita la Commissione per la bioetica della Tavola Valdese osservò che "la legge appena approvata sulla procreazione medicalmente assistita è destinata a deludere proprio le attese delle persone interessate ad una razionale disciplina dei metodi e delle tecniche utili a soddisfare la naturale esigenza di filiazione; che non è eticamente accettabile la completa subordinazione delle aspettative delle persone ad astratti diritti di un organismo vitale che ancora persona non è (come avviene attraverso il divieto di creare un numero di embrioni superiori a tre e con l'obbligo di un unico e contemporaneo impianto); che in aperta contraddizione con la vocazione antiabortista dei promotori la legge costringe la donna a ricorrere a pratiche abortive nel caso di patologie che colpiscono l'embrione; che la legge favorirà quei cittadini che per soddisfare comunque il loro desiderio di genitorialità si potranno permettere costosi viaggi all'estero; che la legge, anziché disciplinare il contributo della medicina nell'assistere le persone infertili o impossibilitate a riprodursi, impedisce drasticamente – in nome di astratte ispirazioni ideologiche e religiose – l'esperienza della filiazione al di fuori del matrimonio e della convivenza (in modo particolare vietando l'uso a fini procreativi di gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente); che la legge, anziché promuovere l'accesso responsabile a strutture adeguate, colpevolizza il desiderio di genitorialità al di fuori dei rigidi limiti imposti con lo strumento della sanzione diffondendo così l'idea della sterilità e dell'infertilità come destino e non come malattia da prevenire, curare e superare; che, come abbiamo sommessamente indicato con un messaggio ai gruppi parlamentari nel corso della precedente legislatura, uno stato laico e pluralista non può farsi paladino di una concezione etico-religiosa della vita e del concepimento in contrapposizione ad altre; che, infine, solo con una legge “minima” un'attenta individuazione del livello di protezione dovuto all'embrione (attraverso, ad esempio, il divieto di pratiche di clonazione a fini procreativi) può contemperarsi con il bene primario della salute degli individui e, in particolare, della donna che sarà danneggiata dall'obbligo di sottoporsi a multiple e dolorose stimolazioni ovariche per ogni impianto embrionale. Per questo siamo disponibili ad offrire il nostro contributo per il cambiamento o l'eventuale abrogazione delle norme che rappresentano un'aperta violazione dei diritti alla salute e alla libertà delle persone".
Credo che dopo questo Referendum si dovrà giocare un'altra partita. Riconoscere cioè che le gerarchie della chiesa di Roma sono sempre state un corpo estraneo e problematico della nostra vita nazionale. Riconoscere che buona parte della nostra classe dirigente ha persino tentato di risolvere il problema in maniera radicale, dal Risorgimento all'affermazione del fascismo. Riconoscere che è finalmente ora che il cattolicesimo venga buttato definitivamente fuori dalla vita pubblica, per rientrare nei soli ambiti che possono al limite competergli: cioè soltanto nelle coscienze di chi lo vorrà, privatamente, accogliere.

Mauro Cascio


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