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Latina. Speciale Referendum. Maurizio Vaccaro: «La campagna per l'astensione è eticamente inaccettabile, se non proprio diseducativa»
Il 12 e 13 giugno si apriranno le urne per consentire ai cittadini italiani di esprimersi
su un argomento molto complesso, che riguarda la vita di tutti. In realtà, non tutti gli
elettori vengono chiamati a pronunciarsi, anzi c'è una larga fetta di partiti ed in
particolare di politici "cattolici", di cardinali, vescovi e parroci - tranne qualche
rara eccezione come molte parlamentari e molte mogli dei politici più impegnati sul fronte
astensionistico - che invitano e sollecitano a non esercitare un diritto costituzionalmente
garantito. È vero che è legittimo astenersi dato che la stessa Carta fondamentale dello
Stato ritiene valido il risultato del referendum solo con un elettore in più del 50%
dei votanti, per cui non si sentiva il bisogno dell'ovvio parere degli ultimi giorni
di 103 giuristi cattolici. La stessa Carta però non prevede che si possa fare una
campagna per l'astensione: infatti per potersi "esibire" in televisione i comitati
antireferendari hanno dovuto presentarsi come comitati del doppio No (al voto e
alla variazione di alcuni articoli della legge, che la Corte Costituzionale ha
ritenuto non ne inficiassero affatto la struttura, e che quindi nell'impianto generale
sarebbe mantenuta). Anzi, i pubblici ufficiali, i ministri di qualsiasi culto e chiunque
sia investito di un potere pubblico, violano il TU del '57 che potrebbe farli punire,
nel caso si adoperino per indurre l'elettore all'astensione, con la reclusione da 6 mesi
a 3 anni di reclusione. I tribunali potranno poi decidere se la norma è applicabile anche
per i referendum.
Occorre dire però che la campagna per l'astensione è perlomeno eticamente inaccettabile,
se non estremamente diseducativa. Viene sminuito il ricorso al voto per decidere su fatti
importanti e complessi, sui quali il Parlamento ha deciso a colpi di maggioranza (democratica
e trasversale quanto si vuole), ma senza accettare nessuno, ma proprio nessuno,
degli emendamenti più o meno migliorativi proposti. Vuol dire che non c'è stato
un confronto reale e che si è scelta la strada della resa incondizionata ai suggerimenti
del Vaticano, perdendo l'opportunità di manifestare l'indipendenza e la laicità del
maggior organo rappresentativo del Paese.
Ma soprattutto, gli appelli contro il referendum, come quello del gruppo delle poche
associazioni pontine raccolte intorno al nostro rappresentante al Senato Riccardo Pedrizzi,
sono un ulteriore modo per allontanare i cittadini dalla politica e permettere ai pochi noti
di fare il bello e il cattivo tempo nel malgovernare un'Italia ormai in grande declino:
culturale, scientifico, industriale. Il Bel Paese, già incapace per colpa grave delle classi
dirigenti di reindirizzare le produzioni in senso qualitativo e competitivo, incapace di
valorizzare i "luoghi" culturali e ambientali più diversificati e non solo Roma; Venezia
e Firenze che si valorizzano da sé, è capace adesso soltanto di produrre "turismo procreativo",
visti i devastanti effetti della legge n. 40, verso Spagna, Romania o Turchia, che
crescono nella ricerca mentre noi restiamo al palo ed esportiamo anche i migliori ricercatori.
I nostri "politici" hanno equivocato sul "principio di precauzione", secondo il quale
la tecnologia e quindi anche quella applicata all'uomo deve tener conto dell'ecosistema tutto.
Ma una cosa è fare una sorta di Valutazione d'Impatto Ambientale, anche sull'uomo, e poi
scegliere il male minore e con le maggiori prospettive di vita futura; un'altra non andare
avanti nella ricerca per il rischio che può derivare da "un'azione per la vita" come fare
ricerca scientifica anche con le cellule staminali embrionali, nella quale possano
rimetterci alcuni embrioni, ma aprire la strada a salvare tante persone dotate di anima e
di corpo. Se gli embrioni fossero persone, perché non battezzarli? Non lo si fa, su
richiesta specifica, neanche sui feti degli aborti spontanei, mentre è noto che si
acquisisce personalità giuridica soltanto con la nascita: forse si intende cambiare anche
le fonti di un Diritto millenario? Se avessimo applicato "l'euristica della paura" e
questo modo acritico di applicare il principio di precauzione, non avremmo avuto gli
antibiotici e i vaccini, causando enormemente molti più morti di quelli previsti dalle
loro controindicazioni.
Sarebbe stato meglio, soprattutto per le alte sfere del Vaticano, come ha detto il vescovo
di Foggia, "non sfuggire a un confronto che si impone e si imporrà sempre più", e che in
realtà è già iniziato, anche all'interno dello stesso mondo cattolico: "nella base c'è tanta
inquietudine, e tanta diversità di opinioni che non vengono fuori" e che certo l'invito
all'astensione reprime, per il momento. Quanto tempo è passato dal "Non expedit" dopo la
presa di Porta Pia: dal divieto di interessarsi della politica dello Stato italiano
all'obbligo morale odierno di condizionarla.
Rispetto alla Chiesa cattolica, in quanto studioso di filosofia e bioetica, credo che il
quesito più interessante sia quello intitolato "Per l'autodeterminazione e la tutela
della salute della donna", che vuole affermare che i diritti delle persone già nate non
possano essere considerati equivalenti a quelli dell'embrione, come invece vuole l'art. 1
della legge n. 40. I controreferendari dicono spesso che l'embrione è vita, che è un essere
umano, qualcuno si spinge persino a dire che è persona. Che sia vita, non ci piove, ma è
paragonabile a un bambino nato o alla mamma? Secondo questa legge deve avere gli
stessi diritti, tant'è vero che si rischia persino il carcere impiegandolo a fini
non procreativi. Ma se l'embrione ha simili diritti, naturalmente li ha anche il feto,
e la contraddizione con la legge sull'aborto conduce logicamente ad uno stato di cose
che produrrà inevitabilmente una cancellazione della legge 194 ed un ritorno a
quelli clandestini, che comportavano spesso la morte delle madri. La vita delle donne
quindi non conta niente? Ma il dibattito su questo aspetto del problema è già stato avviato
da altri.
Volevo invece concentrarmi sul fatto che tutti gli antireferendari sono contrari allo
"spreco" , o meglio "all'uccisione" degli embrioni durante la fecondazione assistita. Ecco
perché limitano a 3 gli embrioni impiantabili e tutti contemporaneamente, con gravi rischi
per la salute della madre e l'insuccesso delle nascite. Come ben sanno gli scienziati, anche
durante i rapporti naturali - tra marito e moglie, s'intende! - lo spreco di embrioni è
inevitabilmente molto elevato, perché non sempre riescono ad attaccarsi all'utero. Si
parla di insuccessi tra il 70 e l'80 %. Anche nella fecondazione assistita solo il 20%,
prima della legge 40, aveva la possibilità di diventare un bambino. Ma non è naturale!
direbbe qualcuno. Certo, infatti la fecondazione artificiale serve ad aiutare chi ha problemi
assolutamente "casuali" di procreazione. Ma mettiamo il caso che con il perfezionamento delle tecniche la fecondazione assistita raddoppi o triplichi le possibilità di successo delle nascite. Questo non dovrebbe portare a riconoscere che essa è moralmente preferibile alla procreazione naturale? Si dà il caso che Yury Verlinsky, del Reproductive Genetics Institute di Chicago, nel corso del Sixth International Symposium on Preimplantation Genetics di Londra abbia spiegato che selezionare gli embrioni prima di impiantarli in utero fa aumentare le potenzialità di portare a termine la gravidanza dall'11,5 per cento all'81,4! La selezione degli embrioni prima di una seduta di fecondazione assistita migliora cioè le possibilità di successo di questa tecnica nelle donne con maggiore età. Quindi la "buona selezione genetica", eugenetica - per dirla con chi usa questi termini a sproposito - permetterebbe la salvezza di quasi il 70% delle persone, pardon, esseri umani "in potenza" o, per certi scienziati come "l'incapace" Rita Levi Montalcini, un "ammasso di cellule ancora indifferenzato", che nei nostri rapporti - coniugali! - ogni giorno condanniamo alla morte. Se tali ricerche, come i risultati esibiti dalla dott.ssa Porcu del centro non so cosa delle Orsoline di Bologna (?) (94 o 97 % di successi! Ma quali protocolli scientifici ha usato? Dove sono le prove? Su quale rivista scientifica possiamo leggerle?), se tali ricerche, dicevo, rispondessero a realtà, con la logica dell'etica esibita dagli astensionisti dovrebbe essere molto più morale rifuggire dai rapporti sessuali e "produrre" bambini con la fecondazione artificiale. Ma la dott.ssa Porcu è degna di fede e lungi dall'usare l'eugenetica, invece chi è questo Verlinsky? Un nazista che seleziona gli embrioni per non si sa quali scopi? Niente di tutto questo: è lo stesso ricercatore che appena 15 giorni prima Angelo Vescovi, uno dei capofila dei pochissimi (in percentuale) scienziati astensionisti, ha applaudito per l'annuncio del la creazione di 10 linee di cellule staminali embrionali ottenute senza passare per la produzione di embrioni, dimenticando che "per ottenere questo risultato, i ricercatori di Chicago hanno adoperato cellule di linee embrionali già esistenti. La loro tecnica non implica in alcun modo la produzione di embrioni ex novo, ma sfrutta cellule embrionali ottenute in partenza da embrioni e sviluppate a scopo di ricerca". La ricerca di Verlinsky è partita perciò comunque dalle cellule embrionali, sulle quali ora in Italia c'è il divieto. Potrebbero essere i nostri ricercatori a fare quelle scoperte, come nel campo della biologia e della fisica già molte volte è successo in passato ma ora, dentro i confini nazionali, è impossibile.
D'altro canto, il gruppo di ricerca statunitense ha adoperato embrioni prelevati dal "freezer" e anche questo è vietato in Italia. Ecco, vorrei sapere cosa ci facciamo degli embrioni già congelati, quelli che se non si interviene subito possiamo pure buttare in un cassonetto. Ha molto turbato anche me la trepidazione in Tv di quella esponente del Movimento della Vita alla vista dei freezer dove c'erano "tanti esseri umani congelati", ma in senso contrario. E' evidente, proprio da quella frase,che non si può definire "essere umano" (perlomeno per l'intera estensione del suo significato) un inizio di vita che può essere congelato per poi essere "riattivato" dopo un certo periodo. Provi quella signora a mettere in congelatore una persona con una gravissima malattia e aspettare che la ricerca medica (da altre Nazioni e magari con l'uso delle staminali embrionali) trovi le medicine che servano a guarirla! Il nato, o il feto, o l'adulto morirebbero immediatamente, l'embrione no, anche se lasciando passare ancora altro tempo quei circa 30 000 embrioni congelati non serviranno più né ad avere nuovi figli né per la ricerca di cure più efficaci per le malattie più gravi e diffuse.
Proviamo ad adottarli? L'hanno fatto alcune coppie della comunità di Don Benzi (in Spagna, ovviamente, perché in Italia non è previsto), facendoli impiantare nel corpo della donna. Poi le stesse coppie tornano qui e voteranno, anzi non voteranno, per impedire che venga eliminato, tra gli altri, il divieto alla fecondazione eterologa! Ma cos'altro è stato adottare un embrione, anche se come era prevedibile il più delle volte l'impianto sia fallito, se non fare una fecondazione eterologa? Proprio quella aborrita dalle grancasse degli astensionisti che si preoccupano dell'identità genetica, senza tener conto ad esempio che i gemelli omozigoti ce l'hanno identica, ma di questo non è mai morto nessuno, anzi.
L'idea che sta passando non è che un genitore è tale quando ama il bambino che sta crescendo o a cui pensa anche da lontano, ma solo se il bambino ha un legame di "sangue" con il padre e la madre. Forse non se ne rendono conto, ma questi amanti del determinismo genetico stanno quasi giustificando un amore "in seconda" per i bambini adottati: quelli veri, nati e geneticamente diversi dagli adottatari, mentre la funzione genitoriale è valida sempre e comunque, se ben esercitata. Ma sembra che anche qui - anche per colpa dei difensori della legge - ci sia una gran confusione!
Certo, se vincerà il SI, verrà cancellata anche quell'ignominia per cui i giudici, giustamente perché ligi alla legge, hanno rigettato poco tempo fa la richiesta di due genitori, entrambi portatori di forme di leucemia ereditabile, non di avere "un figlio con gli occhi azzurri o perfetto, ma solo un figlio non malato". A loro, coppia ad alto rischio di trasmissione genetica di una malattia, il Tar ha rispo-sto che nella nuova legge "non c'e' un fondamento giuridico alla pretesa ad avere un figlio sano, anche nel caso di una 'eugenetica negativa', volta cioè a far sì che non nascano persone portatrici di malattie ereditarie". Sempre secondo il Tar, "non può postularsi un diritto dei 'genitori' alla conoscenza dello stato di salute degli embrioni che prescinda dalla tutela dell'embrione stesso, riconosciuto come soggetto di diritto". Il "diritto dell'embrione" è perciò anche quello di giocare alla roulette russa di una vita al 25 %, almeno, destinata a concludersi prima dell'inizio della scuola primaria. Questa è la legge, questa è la "difesa della vita".
Non mi convince neanche la molto tardiva "conversione" alle linee guida del Vaticano di Alessandra Mussolini, arruolata nelle file astensioniste, come ci informa con zelo il sen. Pedrizzi, lei che solo un anno fa diceva: "Legge illiberale, disumana, che violenta le donne.. che le offende,
un regalo al Santo Padre per Natale". Né ci convince la conversione meno tardiva di Rutelli, che da "radicale" chiedeva con foga l'adozione di figli per le coppie gay (solo "lesbiche" per la verità). Più convincente quella di Fini, che in realtà al momento del varo della legge aveva molti dubbi, fugati, dall'"esperto" di etica conservatrice e reazionaria del suo partito, come ha tenuto a sottolineare lo stesso sen. Pedrizzi. Più convincente non tanto per i 3 Si che segnerà sulla scheda, ma soprattutto, per la prima volta da politico di razza, perché ha capito che non andare a votare sarebbe un pessimo esempio per la comunità, che coglierebbe l'invito ad astenersi per non sentirsi in obbligo in qualsiasi momento di contribuire, con la sua partecipazione anche e non solo mediante il voto, al miglioramento del suo stesso Paese.
Invitare a votare significa invece stimolare le persone alla crescita, al confronto e al dialogo per giungere a soluzioni e compromessi che non ledano le libertà degli altri, purché queste a loro volta non rechino danno alla comunità e all'ambiente sociale.
Anche a costo di rischiare politicamente, come ha fatto Fini, con quasi tutto il suo partito contro: ma non l'aveva fatto anche Prodi, cattolico convinto, ma autonomo come lui? E chissà che quel suo "vado a votare, da cattolico adulto", al di là dello scherno a cui l'hanno sottoposto coloro che non riescono a sottrarsi allo stato di minorità alle Autorità - "sapere aude", scriveva Kant alla fine del '700, cioè agisci da adulto, con la "tua" testa e non conformisticamente, eseguendo ciò che i "Poteri" ti dicono di fare - chissà, dicevo, che quella sua presa di posizione non sia stata la miccia per far mettere in evidenza da Rutelli e dalla Margherita il netto distacco dai riformisti e non si sa ancora per quale fine "sparigliare" le carte che finora davano vincente l'Unione e l'Ulivo di Prodi.
Tutti hanno naturalmente il diritto di cambiare idea e convertirsi, e neanche io sono insensibile alla lotta di Papa Ratzinger all'eccessivo relativismo etico della nostra epoca, anche se pur inchinando-mi alla sua cultura ne distribuisco cause e conseguenze in maniera molto diversa. Ma cadere nel ridicolo come l'Alessandra Mussolini o il Francesco Rutelli, il quale non vuole che il referendum annulli quelle parti della legge che invece neanche vengono messe in discussione - per verificare quali si confronti l'articolo che uscirà su La Piazza di Latina sabaro 11 giugno, anche se lì si parla di Caradonna e non di Rutelli, ma il risultato non cambia perché le parole dei due sono le stesse - tale "caduta" mi sembra veramente la conclusione "naturale" di questo modo acritico e "incolto" di fare politica con l'astensionismo.
Maurizio Vaccaro
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