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Latina. Massoneria ed Educazione scolastica. In uno studio della rivista dell'Università Cattolica del Sacro Cuore il ruolo dei "muratori"
nella costruzione di un'etica laica già a partire dalle aule del neonato Stato
Attraverso i contributi di otto studiosi e ricercatori, il nuovo numero degli «Annali di
storia dell'educazione e delle istituzioni scolastiche», rivista diretta da Luciano Pazzaglia
-ordinario di storia della scuola e delle istituzioni educative all'Università cattolica
del Sacro Cuore di Milano- e pubblicata dall'Editrice La Scuola, dedica la sezione
monografica alla presenza della Massoneria nell'educazione italiana abbracciando l'arco
cronologico che va dal completamento dell'Unità sino all'avvento del fascismo. Apre
l'approfondimento un testo di Fulvio Conti, professore associato di storia contemporanea
all'Università di Firenze, che sotto il titolo «Massoneria, scuola e questione educativa
nell'Italia liberale» illustra come l'ambito scolastico ed educativo fu al centro
dell'intervento pubblico della Massoneria nei primi decenni dopo l'Unità nel tentativo
di contrastare l'egemonia esercitata dalle forze cattoliche e di realizzare un più ampio
progetto di secolarizzazione e di modernizzazione del Paese. Un intervento modulato con
una azione svolta attraverso i propri rappresentanti nelle istituzioni e mediante campagne
di mobilitazione dell'opinione pubblica per condizionare le scelte di politica scolastica
del Paese; con la creazione di strutture educative, culturali e ricreative autonome (luoghi
di formazione e di ritrovo alternativi rispetto a quelli di natura religiosa); infine
attraverso il proselitismo fra insegnanti e docenti universitari.
«Istruzione, educazione e istituzioni educative della massoneria a Roma dal 1870 all'avvento
del fascismo» è invece il contributo del sacerdote paolino Giancarlo Rocca, direttore del
«Dizionario degli Istituti di Perfezione», che indaga la presenza della Massoneria nelle
istituzioni educative a Roma, manifestatasi, in ambito privato, soprattutto nella fondazione
di educatorii e ricreatorii dopo il 1880. Rocca sottolinea come il contatto diretto con
bambini e bambine, ragazzi e fanciulle, costituì una grande novità per la Massoneria romana
portando alcuni suoi rappresentanti - ad esempio Domenico Orano, attivo in ambito educativo -
a rendersi conto che il laicismo o la laicità, cui tendeva la Massoneria, non era una
questione per bambini. Da Roma al Piemonte, Marco Novarino -che collabora alla Facoltà
di Scienze Politiche dell'Università di Torino- analizza il rapporto tra Massoneria ed
educazione a Torino in età liberale, quando tra la fine dell'800 e l'alba del 900, i
massoni sostennero progetti educativi per contrastare la straordinaria presenza
delle strutture cattoliche della «Torino dei Santi e delle opere sociali».
Questa vocazione alla filantropia e alla pedagogia a partire dal 1865 trovò un terreno
fertile nelle logge torinesi, non appena esse si trasformarono da organi dirigenti del
Grande Oriente d'Italia in entità agenti sul territorio.
Attraverso la creazione di istituti per l'educazione popolare, d'avviamento al lavoro
e in aiuto di quel «mondo invisibile», figlio del pauperismo fatto di orfani, di ragazzi
abbandonati al loro destino e di ragazze costrette a prostituirsi, i massoni subalpini
vollero contribuire all'emancipazione morale e intellettuale degli italiani, fondata
sui principi della libertà, dell'eguaglianza, della fraternità, della scienza e del progresso.
Tutto dedicato alla Milano del trentennio 1876- 1906 e ai suoi «Ricreatori festivi a Milano»,
l'intervento di Angelo Robbiati, ricercatore dell'Archivio per la Storia del Movimento
sociale cattolico in Italia «Mario Romani», che documenta -nel secolo XIX- sia il ruolo
centrale della loggia massonica quale punto d'incontro di progettualità politica e culturale,
sia la rilevanza di iniziative della Loggia milanese La Ragione: quali, ad esempio la
pubblicazione del settimanale di educazione «La Famiglia e la Scuola» (durato solo fra il
1876 e il 1878) e l'istituzione di ricreatori, alternativi e contrapposti agli oratori
cattolici (sciolti poi nel 1925). L'obiettivo dichiarato era quello di operare per la
formazione di una mentalità nuova, e di una cultura popolare, ispirate ai principi laici
(la realizzazione del programma fu affidata a Ludovico Coiro).
Da Milano a Livorno, ecco il saggio di Angelo Gaudio, straordinario di analisi dei sistemi
educativi e di educazione comparata all'Università di Udine, sulle «presenze massoniche
e politiche educative e scolastiche» in questa città dall'Unità all'avvento del fascismo.
Gaudio segnala le presenze di fratelli massoni, di diverse comunioni, in iniziative comunque
connesse alle politiche scolastiche e/o educative, descrive le attività per la soppressione
dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole (una tradizione locale,
condivisa anche dagli ambienti del liberalismo moderato). Particolare attenzione viene
prestata ai Tevenè, vera e propria dinastia di maestri repubblicani, (particolarmente attiva),
come pure alle presenze massoniche nell'istruzione secondaria e nell'amministrazione
scolastica (soffermandosi sul caso di Dario Cassuto, avvocato e uomo politico israelita,
assessore, deputato e senatore). «L'Umanitaria e la massoneria» è poi il tema
affrontato da Fabio Pruneti, associato di storia dell'educazione all'Università di Sassari.
Sorta nel 1893 a Milano grazie all' iniziativa di Prospero Moisè Loria, la Società
Umanitaria si caratterizzò per numerose iniziative filantropiche, in una innovativa ottica
laico-positivistica di tipo preventivo. Anche se non si rinvengono tracce di una connessione
organica tra massoneria e Umanitaria, l'articolo, percorrendo tutta la «parabola» di questa
istituzione, mostra i tratti comuni con il pensiero dei liberi muratori, nella convinzione
che tale sodalizio fu mutevole, anche in virtù dei differenti appartenenti al suo gruppo
dirigente. Le vicende della Massoneria si intrecciano con quelle della costruzione e
consolidamento del Regno d'Italia. Ciò è particolarmente evidente nelle questioni
educative, come testimonia la lunga serie di ministri «framassoni» della pubblica istruzione.
Gianfranco Bandini, ricercatore di storia della pedagogia all'Università di Firenze,
sviluppa il suo contributo dal titolo «Il ministro dell'obbligo scolastico: appunti per
una biografia pedagogica», esaminando la figura di Michele Coppino, per lungo tempo
parlamentare e ministro di grande rilievo, permette di approfondire queste tematiche,
centrando l'attenzione su due aspetti esemplari della sua azione di governo: la famosa
legge sull'istruzione obbligatoria e i suoi interventi riguardo la meno nota, ma assai
interessante questione dei libri di testo. Da segnalare infine lo scritto di Letterio
Todaro «Costruire templi alla virtù. Cultura positivistica ed espressioni massoniche
nell'Italia post-unitaria». Secondo l'autore, ricercatore di storia della pedagogia
all'Università di Catania, il radicamento e lo sviluppo della Massoneria nei primi decenni
post-unitari trovano un quadro organico di spiegazione nei processi di secolarizzazione
della vita pubblica e nel piano di una riforma complessiva del costume intellettuale del
cittadino dello Stato moderno. Inoltre l'assimilazione dei canoni evoluzionistici e
della scienza positivistica rappresentano un veicolo ideologico tramite il quale,
nell'Italia post-unitaria, prendono forma le espressioni di un laicismo massonico che,
all'insegna dell'ordine e del progresso, cerca di diffondere i principi di una socialità
riformata appellandosi alle virtù civili. In sintesi si evidenzia nella mentalità massonica
-con un afflato pedagogico tipico dello scientismo positivistico- lo sforzo di tradurre
in postulati etici ed in norma di condotta un credo laico che, nella sua autenticità,
intendeva costituirsi a titolo di religione sociale.
Mauro Cascio
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