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Latina. Pugilato, una pagine di storia. Nino Benvenuti: «Siamo abituati ad avere il massimo con il minimo sforzo. Ma nella boxe...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Nino Benvenuti.
È stato uno dei più grandi campioni nella storia del pugilato italiano. Fin da piccolo la boxe è stata la sua passione: la sua carriera inizia nel 1956 con la conquista del titolo di campione italiano dilettanti welter per diventare già l'anno successivo campione italiano prima ed europeo poi dei pesi superwelter, titoli che conquisterà anche nel '58, '59 e '60. Nel 1960 Benvenuti vince la medaglia d'oro nei welter alle Olimpiadi di Roma e passa al professionismo, dopo 120 incontri da dilettante, di cui 119 vinti ed uno solo perso.
titolo europeo medi fino ad arrivare al 1965 quando batte per KO il toscano Sandro Mazzinghi, e diventa campione mondiale dei welter.
Un evento memorabile: Mazzinghi e Benvenuti divisero l'Italia della boxe come fecero Coppi e Bartali nel ciclismo.
Dopo questa prestigiosa conquista, Nino Benvenuti difende il titolo negli anni successivi e approda ai pesi medi nel 1967, conquistando il titolo mondiale contro il potente Emil Griffith, in un mitico match al Madison Square Garden di New York. Un evento eccezionale: per la prima volta un italiano è campione del mondo dei pesi medi.
La sua carriera da pugile continua da una vittoria all'altra, conservando il titolo contro tanti avversari, fino all'epilogo contro il mostruoso pugile argentino Carlos Monzon, contro il quale perde la corona nel 1970.
La rivincita nel maggio del 1971 a Montecarlo conferma la superiorità dell'argentino.
Finisce la carriera di uno dei più grandi sportivi italiani, con un curriculum di 90 incontri (vinti 82, uno pari e 7 sconfitte). Benvenuti trascorre in seguito tre anni della sua vita in un lebbrosario in India come volontario e di questa esperienza Nino racconterà della sua più grande conquista, quella dell'umanità. Oggi Nino è il coordinatore della boxe italiana ed è sempre presente ad ogni importante evento che coinvolge la sua città, Trieste.
Una persona pacata ed uno sport di sacrificio e i giovani non vogliono sacrificarsi...
«Un lavoro duro, difficile che ha bisogno di giovani che si sacrificano, sì. Siamo abituati
ad avere il massimo con il minimo sforzo. E nel pugilato questo non esiste. È un po' la stessa
ragione per cui chiudono le miniere».
Un ricordo per Monzon, una vita chiusa in tristezza... «Un mondo difficile, terribile.
Era un uomo senza regole e norme per vivere in maniera serena».
Claudio Ruggiero
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