Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Politica

Latina. Il Vaticano ha imposto il Reverendum. Luca Coscioni: «Il popolo è stato tenuto al guinzaglio dalla mediocrità, dalla superstizione...»

«È chiaro che siamo tutti perdenti in termini di laicità, di legalità, di democrazia, ùin un paese che a quanto pare, ha tanta paura della vita con la V maiuscola, quanto della morte, in un paese dove sembrano riaffiorare sentimenti di colpa e del peccato, sentimenti di sconfitta, in un paese dove permettetemelo, la libertà non è uguale per tutti». Sono state le parole di apertura di Luca Coscioni, all'assemblea di Radicali Italiani, partito di cui è presidente. «Ripeto spesso, in questi giorni, come il popolo degli astensionisti si è espresso e manifestato. Il popolo tenuto al guinzaglio dall'indifferenza, dalla mediocrità, dalla superstizione, dalla disinformazione, dalla moralità di chi ha usato ed usa la Croce di Cristo, come arma contundente, anziché genuflèttersi ai suoi piedi, per interrogarla sulla sofferenza e sulla malattia. A quella "indifferenza", che Giancarlo Cesana, responsabile di Comunione e Liberazione, si è rivolto ad un mese dal voto referendario, dicendo: "dobbiamo cercare di rispettarla di più. Non capisco che male ci sia a stare fuori. Non capisco che problema ci sia a riconoscere il valore positivo di questa confusione. è molto meglio che chi non capisce, si astenga piuttosto che andare a scrivere sì, perché così fa anche un danno". Io, non capisco quale sia il valore positivo della confusione di chi ha ignorato ed ignora. Comprendo invece, l'impegno profuso di chi si è speso con limpida autorevolezza , a limitare confusione ed incertezza, di chi ha usato onestà e fedeltà intellettuale, per porre i cittadini nelle condizioni di esprimersi secondo la propria coscienza. Forse per alcuni, forse troppi a questo punto, è stato meglio lasciare il popolo nella confusione, evitando così che la conoscenza potesse spingerlo a scegliere, potesse spingerlo a deliberare consapevolmente. Forse per altri, come il personaggio Giuliano Ferrara, è stato meglio fare voltagabbana. "Lo dico un po' vergognosamente: voi sapete che io sono uno di quelli del no", dichiarava Ferrara pubblicamente ,ad un incontro tenuto il 14 maggio a Milano dal titolo "fratello embrione, sorella verità". Chissà se poi, si è allo stesso modo, un po' vergognato di aver diversamente scelto e sostenuto la verità della astensione, semmai esistesse davvero, una verità della astensione. O anche egli, ha voluto piantare tende in oasi di convenienze? Richiamo questo particolare, perché il risultato referendario, il NON VOTO referendario è anche il frutto di una sorta di complice contrattazione con quella "Parte sociale" forte, autorevole, egemonica che è la CEI, la conferenza episcopale italiana. Alla CEI è stato permesso -e qui sta la grave responsabilità del potere politico- di sedersi, al tavolo delle trattative dove ha esercitato le parti di un vero e proprio soggetto politico, dimenticando che anche per i cattolici, la libertà di coscienza e di conoscenza, la libera coscienza critica e la stessa libertà religiosa, crescono più con la testimonianza, che con l'osservanza di precetti e di dogmi. Non abbiamo mai fatto confusione, facendolo coincidere, il concetto di laicità dello Stato con la limitazione della libertà religiosa, della espressione e professione della fede religiosa ed in particolare di quella cattolica. Abbiamo sempre creduto e crediamo che la politica deve permettere l'integrazione di tutte le morali religiose e non, di tutte le fedi, valori e credenze diversi. Ci è altrettanto chiaro, e non dico nulla di nuovo, che qualora un dogma, una morale religiosa, vuole normare il libero esercizio delle volontà dei cittadini, un sistema diviene illiberale e clericale. Non è concepibile che il linguaggio e i termini del dibattito politico di questa campagna referendaria hanno accolto, anche, senza remore e dubbi le valutazioni, i suggerimenti, le imposizioni, delle autorità ecclesiali e della volontà confessionale. Non è stato garantito il rispetto del linguaggio e del comportamento politico della laicità, e quindi violato il principio stesso della laicità dello Stato. Violazione della legalità costituzionale, violazione della democrazia, violazione di diritti fondamentali, violazione del libero esercizio di voto, dello stesso diritto di voto, coscienze coercitivamente sollecitate e indotte a non esprimersi, coscienze anche controllate laddove la ristrettezza dell'ambiente lo ha potuto permettere. Da qui dobbiamo ripartire. Ripartire dalla nostra cultura, dalla nostra fede, dalla nostra etica, dalle nostre idee politiche, ma condivisibili, e condivise, necessariamente, con altre. Non possiamo permetterci di attendere altro tempo. Non c'è tempo, non c'è altro tempo. Dobbiamo pensarci un po' tutti,come scrive Neruda: "Sono prigioniero, con la porta aperta". Dobbiamo farlo con la consapevolezza che l'appuntamento delle politiche del 2006, è quello che farà le differenze. Ho voluto che questi miei pensieri non contenessero esplicite risposte alla domanda: Da ora Che fare? Perchè per me ,il che fare è chiaro, ed è contenuto nella mia coscienza, sebbene prostrata dalla malattia, non vuol cedere alla tentazione di lasciare questa battaglia, che dura ormai da ben 5 anni, di lasciar andare il mio desiderio di libertà, il mio ultimo desiderio. Confido che non manchi da oggi, a partire proprio da questa assemblea, da parte di quanti hanno responsabilità civili, sociali e politiche, un rinnovato e più forte impegno nel dare un'autentica partecipazione che spinga a viverci e a vivere verso gli altri, le posizioni laiche della conoscenza, della coscienza, di una ricerca scientifica libera. Perché non ci sarà buio, tanto lungo, da impedire alla luce del sole, di levarsi a nuovo giorno».

Elisabetta Rizzo


PocketPC visualization by Panservice