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Latina. Referendum, il calice amaro. Daniele Capezzone: «In un'Italia dove vincono sempre tutti riconoscere di aver perso credo sia già tanto»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Daniele Capezzone, segretario
nazionale dei Radicali Italiani. Dieci giorni dal voto, che dire?
«Abbiamo perso. È stata una sconfitta pesante, grave.
In un'Italia dove vincono sempre tutti già riconoscerlo è qualcosa».
Lei ha anche detto: hanno perso gli italiani.
«Ora gli italiani sterili si dividono in due. Chi ha i soldi
e va all'estero e chi non ha i soldi e resterà qui».
La vittoria dell'astensionismo sarà utilizzata dalle gerarchie
vaticane e dalle sette religiose fondamentaliste?
«E non solo loro. Prendiamo Berlusconi. S'è stato acquattato
fino all'ultimo, poi è uscito fuori dicendo: "Abbiamo vinto".
Come abbiamo vinto? Ma, tornando alle religioni e alle credenze c'è da dire che
non tutte le religioni ritengono che l'embrione sia vita. Anzi.
Musulmani italiani, comunità ebraiche e Valdesi hanno detto a gran
voce: noi crediamo in questo referendum e nella libertà di cura
e di ricerca scientifica. Vedete, il problema non è tanto che
Ratzinger, o Ruini o la Cei dicano di no. Ne hanno tutto il diritto.
Il problema è che un no di pochi si trasformi in un no per tutti».
La scienza si è indebolita?
«L'Italia è un fanalino di coda. Rischiamo di affondare nel
Mediterraneo».
E ora?
«Dobbiamo trasferire questo tema altrove. Paese per paese
raccogliere la battaglia degli scienziati. La partita
va giocata anche all'Onu. Il soggetto radicale deve
inoltre puntare al Parlamento».
Elisabetta Rizzo
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