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Latina. Bar Poeta. Antonio Pennacchi su Ego: «Negli anni sessanta c'erano tre bar aperti di notte. Ora ci sono i pub. Ma mica sono irlandese»

All'angolo di piazza del Popolo, già piazza del Littorio, c'era una volta il Bar Poeta, chiuso oramai da anni. Era un bar notturno. Non chiudeva mai. Notte e giorno. La notte era la fine del mondo. Flipper, biliardo, ubriachi, mignotte, papponi, vigili notturni con la bicicletta appoggiata fuori. La Giulietta della mobile che stazionava permanentemente. Gente che giocava a dama. A carte. Sfaccendati che discutevamo dei massimi sistemi. Padri trafelati che gli si era svegliato il ragazzino e non avevano il latte in casa. La Luino di Piero Chiara. Ci venivano pure da Roma se avevano finito le sigarette o gli era venuta voglia di un caffè. Il sor Riziero sfornava cappuccini. Anche Moravia racconta che loro - con Pasolini - per andare alla villa al mare, a Sabaudia, passavano di qua: dall'Eur dritti dritti fino a piazza del Popolo e poi al Bar Poeta giravano per Sabaudia. I primi anni si fermavano pure - perché il bar era comodo - poi non più, dopo che una notte hanno avuto da che dire e gli abbiamo menato. O meglio, io non c'ero, mi piacerebbe dire che c'ero però non c'ero, me l'hanno raccontato, c'era mio fratello. Adesso non c'è più. Né Pasolini né il Bar Poeta. La proprietà è comunale. Lo tiene chiuso. Ce n'erano altri due di bar notturni. Uno era il Bar del Gobbo, che però non era gobbo dalla nascita, c'era diventato dopo, cadendo da cavallo ai tempi della palude, mentre andava a caccia in mezzo agli acquitrini; però si incazzava se lo chiamavi così, non voleva, era una brava persona ma se dicevi "Bar del Gobbo" si incazzava. L'altro era il Bar Dante, difronte al distributore Agip, fuori città, appena usciti dalla circonvallazione. Noi passavamo le notti così negli anni Sessanta, sempre a camminare chiacchierando da un bar notturno all'altro, il giro delle sette chiese. E a litigare ogni tanto con qualche altro scemo come noi. Eravamo in 40mila a Latina e la città stava tutta dentro il cerchio magico della circonvallazione, e c'erano tre bar notturni aperti tutta la notte, notte e giorno, orario continuato, caffè e sigarette, giorno dopo giorno, anno dopo anno senza chiudere mai. E sempre pieni. Quasi più di notte che di giorno. Adesso siamo in 120mila, la città deborda verso il mare e alle 10 di sera chiude pure Bruno al Bar Mimì. Dice: "Ci sono i pub". E chi se li incula i pub? Mica sono irlandese. Io voglio i bar. Tutto serrato fino alle 8 di mattina. Se ti si sveglia il pupo di notte ti tocca solo menargli. Tu mi devi dire se è giusto. Un vigile notturno che vuole un caffè - ma anche una mignotta, se è per questo - se la piglia in quel posto. Poi dice la Democrazia cristiana. Quelli almeno tenevano i bar notturni aperti. E il Bar Poeta.

Antonio Pennacchi


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