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Latina. Economia. Claudio Privitera: «In Italia c'è un'arretratezza tutta culturale, ancor prima che economica. C'è chi non sa di che parla»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS
Claudio Privitera,
docente di Ragioneria Generale ed Applicata presso la Luiss Guido Carli di Roma.
Da mesi si parla della situazione economica in Italia. Qual è la situazione?
C'è un peccato originale?
«Sì, sicuramente. Il peccato originale risale al 500. La germania nacque dal pangermanesimo,
cioè dalla volontà di farla. L'Italia è frutto dell'impegno
di poche persone non delle masse popolari. Noi oggi parliamo di federalismo. Ma il federalismo
nasce per unire non dividere. Chi parla di federalismo non conosce il federalismo. Quindi
c'è un declino culturale molto serio. Ed il sistema economico va nella stessa direzione.
Non abbiamo una capacità di management. E non si può migliorare se non improvvisando.
Siamo grandi in fantasia ma non in cultura».
In caso di difficoltà cosa pensa dell'intervento dello Stato? «Lo Stato deve esserci
solo all'avvio. Altrimenti ricrea un ciclo di danno, perché deresponsabilizza. Finché
non conosceremo un altro sistema per produrre più ricchezza lo adotteremo...».
L'Europa è un moltiplicatore delle problematiche? «Si parla di Europa come se non
avesse una storia secolare. L'Europa è un'esigenza. Il guaio è che non sappiamo come gestirla.
Sicuramente ne abbiamo bisogno. Ma lo sappiamo fare? Anche qui è una questione di cultura».
La lega parla di ritorno alla lira e di dazi alla Cina. La difficoltà viene da fuori?
«È poco serio rispondere. Questa gente non sa di cosa parla. Non ha le competenze minime».
Elisabetta Rizzo
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