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Latina. Lanzichenecchi e salotti buoni. Pennacchi sull'Indipendente: «Lunga vita al compagno Ricucci. La proprietà privata? Resta un furto»
Come tutte le persone normali - quelli cioè che non cianno una lira - salto normalmente a pié
pari tutte le pagine di affari e finanza. Per me la borsa è solo quella di mia moglie. Vado
diretto allo sport. Però adesso questi figli di puttana - io sono un protomarxista alla
Proudhon e per me la proprietà è ancora e sempre un furto - si sono allargati anche alle
altre pagine del giornale. L'altro giorno, su Repubblica, stavano in prima: "I lanzichenecchi
all'assalto del salotto buono".
"Che ti pigliasse un colpo", ho detto, "e che è successo?". Era successo che un gruppo di
immobiliaristi romani - Ricucci, Coppola e Statuto, non si sa se ognuno per suo conto o tutti
in combutta tra loro - stava scalando Mediobanca, il cosiddetto salotto buono della
finanza italiana, e Rcs, proprietaria del Corriere della Sera. Uno di Zagarolo quindi,
insieme a un altro di Pomezia, starebbe andando a rompere i coglioni a quelli di Milano,
quelli coi danè. La cosa giustamente non si può fare, è peccato grave: "Chi ti manda?",
gli hanno detto: "Dove li hai presi i soldi? Chi t'ha sdoganato?". Un putiferio su tutta
la stampa. Quella per bene. Ma pare che anche all'estero siano preoccupati. Più preoccupati
per Ricucci che per la situazione complessiva dell'economia italiana.
Io adesso non lo so dove li ha presi questo i soldi a Zagarolo, ma immagino nello stesso e
identico posto - cioè sostanzialmente le tasche degli altri - come uno di Pinerolo o di
Cernusco sul Naviglio. Non è che il primo Agnelli s'è svegliato una mattina e ha trovato
giù in giardino, all'improvviso, un albero dagli zecchini d'oro spuntato nella notte.
Il primo dei Savoia - quello che dà inizio alla millenaria schiatta - era un grassatore
di strada. Dietro ad ogni nobile e al suo patrimonio, risalendo su su per li rami fino
alla prima e mitica origine d'ogni suo bene mobile ed immobile, c'è sempre un bandito
o quanto meno una cortigiana, ovverosia una puttana. È solo dietro a noi teste di cazzo
che ci sono solo persone oneste, coglioni appunto. Non è che poi il bue possa dire cornuto
all'asino.
Dice: "Ma il tuo è odio di classe". Sì, mica mi puoi venire a dire che essendo stati
rubati da più anni non sono più rubati - è la proprietà che è appunto un furto - e che tu
anzi sei un benefattore perché hai prodotto il miracolo italiano. Ma vaffanculova', guarda
solo dove l'hai portata la nostra industria: non mi pare che stiamo messi esattamente
tanto bene. Anche alla Bicocca - come a Lingotto - non si fanno più macchine e cavi ma
solo operazioni immobiliari. Per me Ricucci vale quindi Lapo Elkan. Vent'anni di Siberia
a tutti e due.
A parte però il "Come ti permetti", se ho ben capito tra le righe lo scandalo vero non
è dove hanno preso i soldi, ma chi gli sta dietro. Il gruppo Margherita-Repubblica è su
tutte le furie. E non perché dietro ci sia Berlusconi - gli frega assai di Berlusconi -
ma perché ci può essere D'Alema. A destra ce l'hanno con Fini - una specie di minorato
a cui bisogna affiancare un tutor - a sinistra con D'Alema.
Coi soldi ci possono parlare soltanto loro - tramite Fiat e Della Valle - D'Alema no:
"C'è lui dietro a Ricucci: la finanza rossa, Unipol, Mps, Gnutti; quando comandava lui,
palazzo Chigi era una merchant bank". Loro invece sono le Orsoline. Se lo toccano Rutelli,
Letta, Prodi, o al limite Veltroni o la fregna che li cieca, allora il capitale è
santo. Se lo tocca D'Alema è del diavolo: noi comunisti in fabbrica ci possiamo solo
andare a lavorare, e magari morirci di infortunio. A comandare ci pensano loro, coi
voti nostri. Sennò è peccato.
Antonio Pennacchi
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