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Latina. Integralismi e credenze religiose. Maria Mantello: «Per contrastare questa guerra l'Occidente deve appellarsi ai suoi valori laici»
Gli attentati dei terroristi islamici di giovedì 7 luglio a Londra ormai non consentono più a nessun europeo, a nessun occidentale, di sottovalutare il pericolo dell'integralismo religioso. Un anno fa era toccato a Madrid, e ora, dopo Londra, c'è da sperare che questa volta noi europei abbiamo finalmente compreso di non poterci considerare fuori dalla guerra dichiarata all'occidente e iniziata in quel famoso l'11 settembre del 2001 con l'abbattimento delle torri gemelle.
I morti e i feriti del 7 luglio a Londra, sulle metropolitane e sull'autobus a due piani, hanno forse fatto aprire gli occhi anche ai più distratti. Gli inermi cittadini fatti saltare in aria vigliaccamente a Londra saremmo potuti essere anche noi! Questo pensiero comincia ad essere più chiaro. Le bombe terroriste, che colpiscono nel mucchio sarebbero potute essere messe sulla metropolita o sull'autobus che prendiamo ogni giorno. Ogni occidentale in quanto tale è la potenziale vittima designata. Questa volta, almeno, nel dolore e nello sconcerto ci è stata risparmiata la sequela delle confusioni ideologiche che assimilano resistenti a terroristi; finanche il mito fascinoso di un Islam ultimo baluardo dell'opposizione al capitalismo sembra essere zittito.
"Al Qaeda per la Jiahad in Europa" (questa è la sigla che ha rivendicato gli attentati del 7 luglio ultimo scorso a Londra) ha colpito nel mucchio, perché in ogni americano nel 2001, in ogni spagnolo nel 2004, in ogni inglese oggi, il terrorismo islamico ha voluto colpire la libertà e la democrazia occidentale; un modello di vita autonomo, libertario che ha influenzato lo sviluppo dei paesi islamici moderati e che viene assimilato da tanti immigrati, che proprio in Europa cercano una prospettiva di vita più libera e più dignitosa.
È in nome di un Islam integralista che i terroristi vorrebbero imporre un modello identitario di società incentrato sulla sottomissione, in particolare quella delle donne. E' attraverso la subordinazione incondizionata delle donne, infatti, che si tramanda e si regge la stasi dell'intera società offrendo al maschio islamico la compensazione psicologica e sociale alla miseria e alla frustrazione all'interno e fuori del clan familiare.
È per mantenere tutto questo, che i terroristi e il loro braccio armato, si muovono in una lotta disperata, di chi sa che l'anelito alla libertà e all'emancipazione è inarrestabile. Lo fanno con le bombe, ma anche minacciando di morte chi osa mettere in discussione il testo sacro del Corano, come nel caso di Salman Rushdie, autore dei celeberrimi "Versetti satanici"; oppure ammazzando una ragazza di 23 anni, come Hatun Surucuo, colpevole di non voler più portare il velo; o ancora, sgozzando il regista Teo Van Gogh, reo di aver denunciato la sottomissione della donna nel mondo islamico.
Per contrastare questa guerra l'occidente deve appellarsi ai propri valori identitari laici di libertà e democrazia, nella consapevolezza che ciascun individuo ha il diritto-dovere di svilupparsi liberamente autonomamente responsabilmente, anche contro la propria appartenenza di gruppo che vorrebbe imporgli per fede un'idea di persona predeterminata e sacralizzata. Gli stati democratici debbono applicare le loro leggi democratiche non tollerando la prevaricazione del gruppo sull'individuo, non facendo sconti in nome di mal interpretate tolleranze. Il G8 potrebbe servire anche a questo.
Maria Mantello
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