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Latina. Eucalyptus, la commemorazione di Antonio Pennacchi. «I verdi, vile razza dannata». Un virus si aggira per la città: Guercio

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Antonio Pennacchi, lo scrittore che ieri ha voluto rendere omaggio all'Eucalyptus "ucciso" qualche giorno fa in via Emanuele Filiberto. «È il segno di una totale insensibilità. A questi, quando gli danno la laurea in architettura gli dovrebbero fare un test sull'affettività. Se sei inaffettivo devi andare in Siberia, dentro i Gulag. Dicono: tolgo un albero, ne metto un altro. Che ci frega? L'Eucalyptus tagliato aveva 70 anni ma era ancora un ragazzino. Era una forma di vita superiore alla tua. Un Eucalyptus vive tra i sei e i sette secoli. Quello ha visto mio padre giovane a Littoria, ha visto me da giovane che me ne andavo da qui in autostop. Avrebbe potuto vedere i miei figli e i figli dei miei figli per altre 10 generazioni. In quell'individuo si racchiudeva la memoria delle generazioni. Era il tramite tra chi c'era prima di me e chi verrà dopo. Non dimentichiamo che in India alle piante centenarie vengono portati i fiori, i tributi, perché si ritiene che in quella forma di vita, chiaramente diversa dalla nostra, c'è la mediazione tra noi e il trascendente, un canale di comunicazione con Dio. In Irlanda nei campi arati restano in mezzo le piante perché si ritiene ci siano gli elfi, ci siano le divinità. Gli antichi romani pensavano che in ogni pianta ci fosse una ninfa. E così gli indiani d'america. Ma anche oggi. La Quercia del Tasso nessuno si sognerebbe di buttarla giù. Il filare di cipressi che da San Vito vanno a Bolgheri di cui parla Carducci nessuno si sognerebbe di buttarla giù. Solo a Latina uno si può pensare: butto giù una pianta di 70 anni tanto poi ci rimetto un platano. E allora perché l'hai buttata giù? Perché ti dava fastidio, perché non ti piaceva? Perché, come dicono i verdi, è un'essenza alloctona, non un'essenza autoctona. Noi vogliamo solo i lecci, i pini, dicono loro. Questa è una forma di razzismo ecologico, una forma di razzismo leghista. Pure tu non sei nato qui. Pure tuo padre è venuto dal Veneto, o da Orvieto. E allora ritornatene in Veneto, o a Orvieto, o non lo so dove è nato Guercio. Sì, perché si chiama Guercio il virus che sta colpendo tutti gli Eucalyptus della nostra città. Perché c'è questa cultura del verde urbano, qui. Per i verdi Guercio è un grande assessore del verde perché gli cura le aiuole, il prato all'inglese, tutti i fiorellini messi in fila. La roba piccoletta. La pianta grossa che c'era prima di lui, che c'era prima della città questi non la possono vedere. Dio abbia pietà di chi non ha pietà di lui e delle sue manifestazioni». La polemica coi verdi... «Una vile razza dannata. Se ho capito bene - ai verdi gli rode il culo che sono andato a commemorare l' Eucalipto. Se potessero - e per fare dispetto a me - lo andrebbero pure a riammazzare un'altra volta. Andassero a cagare».

Maria Corsetti

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