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Latina. L'eolico ed Hopper. Pennacchi sull'Indipendente: «Come sono strani questi Verdi. I mulini a vento nei quadri son belli. Dal vivo no...»
In Fulgorcavi eravamo tutti convinti che la storia delle elettronde se la fossero inventata
loro, i cavisti, per mettere paura alla gente e portarla a punto di cottura: "Sai quanto
si guadagna col cavo interrato rispetto a quello aereo, che è corda nuda giusto il costo
del traliccio?" Il cavo interrato lo devi isolare con tonnellate e tonnellate di gomma e
politene, e poi rivestimenti, protezioni, costo dei terreni, ruspe, scavatori, controlli,
sostituzioni e compagnia cantante. Il pozzo di S. Patrizio.
Ora io non è che voglia dire che i verdi siano pagati dai padroni, ma quando tu ti opponi -
come qualche anno fa - a un elettrodotto aereo a Recanati perché rovinerebbe il panorama
che ha ispirato L'infinito di Leopardi, l'unico che ci guadagna è chi fa i cavi. Ma che
ne sai tu, inoltre, di quante coltivazioni sono cambiate dal tempo di Leopardi? Chissà
quanti campi hanno mutato disegno e pezzatura, quanti e quali alberi c'erano e non ci
sono più, o viceversa. Mica è più - e da un bel pezzo - il panorama che ha visto lui nel
1819, mica è più la stessa "siepe". E poi che mese era? Se era inverno - quando ha scritto -
i campi erano arati, brulli e marroni; se era primavera verdi e se era estate gialli.
La natura cambia per conto suo e il panorama di Giacomo, comunque, è un panorama dell'anima -
non un poster od un santino - che lui sentirebbe nelle stesso modo, scrivendo le
stesse cose, anche se sullo sfondo ci fosse (o ci fosse stato) un bell'elettrodotto coi
tralicci alti e il cavo di acciaio ed alluminio che lo attraversa da parte a parte,
dondolante. Anzi il cavo - provenendo da non si sa dove per finire non si sa quando -
aggiungerebbe ancora più a quel senso di interminatezza che è lo specifico de L'infinito.
I cavi sono belli e non lo dico solo io, ma pure i verdi quando vanno a visitare i musei.
Si buttano per terra davanti a un quadro di Hopper o qualche altro americano, con quelle
strade del Maine in mezzo al niente, coi soli pali del telefono e i fili della luce. Lì
sono belli. Anzi, lì sono belle anche le autostrade e i distributori di benzina, purché
stiano su un quadro di più di cinquant'anni. Quelli di adesso no: "Deturpano". I mulini
a vento sui quadri dei fiamminghi sono sublimi, ma a quelli per l'energia eolica bisogna
metterci le bombe. Tu mi devi spiegare qual è la razionalità che ti muove.
Pure a casa di Pecoraro Scanio - non parliamo di Ripa di Meana e signora - la sera si
accendono le luci ma questa luce, oltre a portartela coi cavi, in qualche modo e da
qualche parte bisogna pure farla. Il nucleare però non va bene, il carbone non ne parliamo
e mo' non va più bene manco l'eolico: "I mulini sono brutti e fanno rumore". Ma allora
che cazzo vuoi? Poi dice che uno pensa male e gli viene il sospetto che stai d'accordo
- oltre che coi cavisti - pure coi petrolieri.
A me i mulini - in Agro Pontino, quand'ero piccolo, era pieno di pompe a vento che
sollevavano l'acqua, girando sui tralicci di fianco ai poderi - mi sono sempre piaciuti
e mi piacciono pure quelli che si vedono a tre pale, altissimi, sopra una montagna,
a schiera, nel tratto di autostrada che da Benevento va a Candela. Altro che
impatto ambientale: aggiungono, non tolgono, al paesaggio. Tra qualche anno un
nuovo Hopper li immortalerà al Guggenheim. Pure gli acquedotti romani del resto,
quando li hanno fatti, c'è stato qualche stronzo in mezzo al Foro, a Roma, che
s'è fatto reggere: "Tutto quel cemento dalle parti dell'Ariccia!", pare che strillasse.
P.S. - Ha detto Rutelli su Repubblica che Unipol non va bene. Se era Opus Dei sì.
Antonio Pennacchi
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