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Droghe. Il parere della Sinistra Giovanile

La Sinistra Giovanile vuole intervenire nella discussione che si è accesa dopo le recenti dichiarazioni del ministro della Sanità Umberto Veronesi. Quello che pubblichiamo è la nota scritta giunta a ParvapoliS dalla Segreteria del Circolo di Latina. «A gennaio di quest’anno – spiegano i dirigenti del Circolo - al I Congresso Nazionale dei Democratici di Sinistra celebratosi al Lingotto di Torino, la Sinistra Giovanile presentava il famoso ordine del giorno antiproibizionista intitolato “Non facciamoci del male”. A poco più di dieci mesi di distanza, la giustezza della posizione fortemente assunta dalla Sinistra Giovanile trova un’autorevole conferma nelle parole di Umberto Veronesi durante la III Conferenza Nazionale sulle Tossicodipendenze a Genova. Questi, nella sua duplice veste, istituzionale (ministro della Sanità) e scientifica (medico e ricercatore di chiara fama) nel corso del suo intervento è partito da una serie di dati inconfutabili: “Le statistiche epidemiologiche affermano che la mortalità per droghe leggere è pari a zero, che esse non danno assuefazione e che non sono il tanto temuto 'ponte' di passaggio alle droghe pesanti, in particolare all'eroina”. Poi ha confrontato i decessi in Italia: 1.000 all’anno per eroina, 80.000 per tabacco, 30.000 per alcool. Quindi ha definito coraggiose e di grande interesse le sperimentazioni compiute in Germania, Olanda e Svizzera riguardo la somministrazione controllata di eroina ai tossicodipendenti refrattari al metadone; ha altresì evidenziato i buoni risultati nell’uso terapeutico della cannabis per i malati di tumore. Infine ha evidenziato il quadro complessivo in cui dovrebbero collocarsi possibili efficaci strategie di lotta alla droga: la riduzione del danno. «Il tossicodipendente è un malato – ha detto – che va liberato da tre grandi rischi: epatiti, Hiv, overdose. Da medico sono abituato a considerare tutte le possibili soluzioni empiriche. Ecco perché, per affrontare il problema della droga, occorre essere pragmatici e non avere visioni ideologiche». Il ministro ha usato due termini espressivi di due concetti molto importanti, che condividiamo. Il primo è liberazione. Liberazione del consumatore di droga da rischi per la salute sua e degli altri; liberazione da una condizione di inerzia psichica e disinformazione; liberazione dagli sciacalli dello spaccio che sulla pelle dei tossicodipendenti realizzano sporchi profitti che arrivano a mille volte il valore del capitale di partenza; ma liberazione anche da un sistema repressivo che vede nel carcere la struttura di approdo istituzionale di soggetti che la Medicina definisce “malati”. Il secondo termine è pragmatismo, nella sua accezione contraria all’ideologismo. Oggi sembra difficile far “passare” un concetto politico che richieda un minimo di riflessione o che non sia riassumibile sotto forma di slogan. Purtroppo, anche in ambito locale, abbiamo assistito con disgusto a strumentalizzazioni politiche su questi temi e, durante l’ultima campagna per le Regionali, ad irresponsabili e demagogiche raccolte di consenso da parte delle destre, in spregio ai drammi individuali e familiari dei tossicodipendenti. Nessuno rivendichi purezze o primogeniture rispetto al tema della lotta alla droga! È necessario per tutti combattere questa piaga; è tempo però anche di ammettere la sconfitta delle posizioni proibizionistiche e repressive e di affidare alla vigilanza, alla competenza ed alla sensibilità del corpo medico l’apertura alla somministrazione controllata».

A. B.


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