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Latina. Bieticoltura a rischio. Riccardo Pedrizzi: «Dopo la chiusura dello Zuccherificio non si può consentire un altro durissimo colpo...»

La unilaterale ed inaccettabile decisione dell'industria saccarifera di non contrattare barbabietole da zucchero in provincia di Latina è stato oggetto di un incontro di Riccardo Pedrizzi con l'Associazione Bieticoltori Italiani nelle persone del suo direttore generale Paolo Bolognesi e del rappresentante di zona Felice Di Biasio. Sono stati esaminati i problemi derivanti da una decisione del genere, problemi che toccano pesantemente tutto il tessuto sociale della provincia. «Una coltura fondamentale» - spiega Pedrizzi - «non può essere cancellata con un tratto di penna e una decisione unilaterale. Dopo la chiusura nel passato dello Zuccherificio di Latina che ha contratto notevolmente l'investimento bieticolo in zona questa nuova ipotesi deve essere fortemente contrastata. Consapevole della necessità di un piano di settore che recependo le proposte di riduzione della produzione europea di zucchero, porterà notevoli sacrifici sul versante degli investimenti, gli stessi debbono essere fatti proporzionalmente da tutti. Gli investimenti effettuati in tutti questi anni verrebbero azzerati con danni economici incalcolabili che comprometterebbero la già fragile struttura economico-finanziaria dell'agricoltura di Latina. A fronte di ciò l'impegno mio personale è quello di prendere immediato contatto con il Ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno al fine di coordinare gli indispensabili interventi atti a scongiurare la situazione prospettata dall'industria e verificare se gli incentivi comunitari per le dismissioni possono essere utilizzati per assicurare un avvenire a tutte le aree bieticole meridionali e non solamente ad alcune. L'impegno nella direzione del salvataggio della bieticoltura deve essere esteso a tutte le istanze politiche per creare un fronte compatto: la situazione verrà monitorata giorno per giorno e richiederà una mobilitazione cui nessuno potrà sottrarsi».

Andrea Apruzzese


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