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Priverno. Angelo D'Arcangeli, un prigioniero politico? Andrea De Marchis: «La sua colpa è di essere un comunista che lotta con i potenti»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Andrea De Marchis, membro del Carc, e membro del comitato di liberazione di Angelo D'Arcangeli, il presunto terrorista che le autorità francesi hanno tratto in arresto a Parigi lo scorso luglio... «Angelo è un ragazzo molto giovane, ha vent'anni ed era a Parigi per studiare Scienze Politiche». Che tipo di reato è stato imputato? «Una settimana dopo l'arresto gli è stata contestata la vicinanza a gruppi malavitosi e terroristici. Una "associazione di malfattori in relazione ad una pericolosa impresa terroristica". In realtà non hanno trovato nulla. Hanno sequestrato tutto il sequestrabile, incluso l'Hard Disc della compagna che lo ospitava. Ed hanno trovato solo manifesti e volantini. Per noi è una persecuzione. È un'invenzione. Difatti Angelo si è dichiarato subito prigioniero politico. È una strategia anticomunista che da anni vede spalla a spalla il governo italiano e quello francese». Il governo cosa c'entra? «La Farnesina non ha comunicato nulla alla famiglia. Un muro di silenzio. Questi arresti per noi sono coordinati». Angelo D'Arcangeli però è un militante del "clandestino" Nuovo Pci. «No. Angelo D'Arcangeli non è un militante. È un militante della delegazione. È un simpatizzante. Svolge attività di propaganda, di idee e teorie. Le stesse leggi vigenti parlano di libertà di espressione, di associazione, di libertà di pensiero. Diritti conquistati sessant'anni fa dai partigiani con la Resistenza e che oggi qualcuno vuole mettere in discussione». Ci permettiamo di dissentire, quei valori risalgono almeno alla rivoluzione francese, e sono di matrice liberale e non comunista. Ma torniamo a noi: che cosa state facendo di concreto? «Stiamo premendo sulle istituzioni a tutti i livelli. Abbiamo la solidarietà e l'appoggio dei Democratici di Sinistra, di Rifondazione Comunista, degli stessi Carc. Abbiamo raccolto oltre 1300 firme che abbiamo già spedito al giudice francese. Che, guarda un po', se ne è andato pure in vacanza». Ma come mai escludete del tutto una colpevolezza? La giustizia è davvero persecutoria? Non siamo davanti a difese acritiche e apologetiche, come per Cesare Battisti? «L'unico reato che gli possiamo imputare è che vuole liberale le classi oppresse dal profitto dei potentati. Oggi si è perseguiti per le proprie idee. Chi esprime dissenso contro la guerra imperialista dà fastidio». Una guerra per imporre diritti e democrazia a regimi teocratici e sanguinari. Non è un dettaglio... «Sì, ma noi per dire il contrario siamo stati denunciati. Questo dimostra che il non essere allineati crea problemi alle autorità». Cosa volete? «La liberazione». Siete riusciti a contattarlo? «La famiglia oggi è a Parigi, tornerà a Priverno a breve».

Elisabetta Rizzo

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