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Latina. Relativismi. Antonio Pennacchi sull'Indipendente: «Pera vuole insegnare al Papa
come fare il Papa. Non ci bastava Forza Nuova»
Fini gli vuole dare il voto e questo li vuole cacciare? Io non mi vorrei sbagliare, ma a me mi pare che il contrario del relativismo è l’assolutismo, non è che ci siano – almeno in questo mondo – vie di mezzo. È chiaro, naturalmente, che se uno ti attacca ti devi difendere, è una contingenza storica. Ma da qui a dire – e proprio quando anche il Papa parla di dialogo – che la democrazia liberale o borghese è un valore universale ed assoluto, anzi è una Fede e tutti gli altri ciànno torto (“Paien unt tort e chrestiens unt dreit” diceva La chanson de Roland, ma mille anni fa), ce ne passa. È vero che oramai t’ha colpito in pieno la sindrome Casini, ma tu mo’ – per fregare i voti a lui – vuoi pure insegnare al Papa come si fa il Papa? Non ci bastava, a Latina, Forza Nuova che va a scrivere su tutti i muri: “Ratzinger uno di noi”? Al prossimo conclave chiamano a te. O Giuliano Ferrara.
In proposito, comunque, martedì su Repubblica c’era un incipit di Michele Serra da ricopiare pari pari: “Ogni volta che sento dire da qualcuno (buon ultimo Marcello Pera al meeting riminese) che «hanno dichiarato guerra all’Occidente», mi chiedo se l’affermazione è preceduta, come dovrebbe, da un breve riassunto delle precedenti puntate. E cioè se contano, per capire questo scorcio d’epoca, anche le volte, infinite, nelle quali è stato il cosiddetto Occidente a dichiarare guerra agli altri (vedi l’Iraq appena ieri), a colonizzarli e invaderli, convertirli e assoggettarli, bombardarli e deportarli. L’Occidente, dicendolo per sommi capi, mi è anche simpatico, è più o meno la mia famiglia. Ma è una famiglia piuttosto esuberante, ha tirato per qualche secolo le fila di ogni guerra d’invasione e di infiniti soprusi, dallo sconcio immane dello schiavismo negriero alla colonizzazione, in punta di spada e di fucile, del mondo intero: addolorarsi e offendersi, come fa Pera, perché qualcuno osa risentirsene, mi pare piuttosto curioso. Finché due pesi e due misure continueranno a valere, l’odio per noi altri occidentali sarà l’inevitabile (e dolorosissimo) sbocco di una situazione drammaticamente iniqua”. Perfetto. Forse, nelle incidentali, al posto delle parentesi sarebbe stato meglio il trattino, ma è in ogni caso un bel pezzo.
Anche Gad Lerner, però, sui contenuti non fa una grinza: “Sono un meticcio immigrato nella penisola italiana quasi mezzo secolo fa, di quelli che rischiano d’inquinare la pura razza toscana cui appartiene il presidente del Senato, Marcello Pera. In effetti ho generato dei figli con donne italiane (…) Spero la circostanza non lo inquieti troppo. Loro non si sentono meticci, ma italiani. Come me. Quando nel novembre 2004 Pera dichiarava: «Noi liberali non dobbiamo più limitarci a dire ‘non possiamo non dirci cristiani’. Ma adesso ‘dobbiamo dirci cristiani’. E tutti gli europei dovrebbero dirlo. Soprattutto se laici», potevo ancora limitarmi a sorridere: liberale dei miei stivali. Ma adesso non mi diverto più”.
E ciài ragione. Sono un meticcio pure io. Padre umbro e madre veneta. Ma a Latina siamo tutti bastardi. Ha cominciato il Duce e adesso è pieno di rumeni, ucraini e senegalesi che sfornano incroci di tutti i colori, che parlano e però ridono in latinese: “Nell’ibrido si dà,” dicono i manuali di agronomia, “il massimo lussureggiamento dei caratteri”. È per questo che in nessun altro posto ci sono ragazze belle come da noi. Sono anni che spopoliamo a Sanremo e Miss Italia. Alla faccia di Pera.
P.S. – Dice: “Vabbe’, ma che pezzo sarebbe? Non hai fatto che ricopiare altri”. Sì, però io cito. Mica come Berselli che non cita mai.
Antonio Pennacchi
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