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Latina. Pacifisti o pacifinti? Leo Colucci: «Il prossimo 11 settembre si incontrerà a Perugia chi dice no alla guerra, senza ma e senza se...»nno
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Leo Colucci, giovane rappresentante dell'Arci di Latina.
11 settembre. L'anniversario del colpo terroristico che ha colpito al cuore l'Occidente. Da quel giorno è cominciata una guerra contro un nemico "invisibile" coperto
dagli integralismi, da crociate medievali. Voi fate una marcia della Pace, legittima se si specificasse meglio il significato della parola Pace, e la fate proprio l'11 settembre,
un modo civettuolo, pretestuoso, per lanciare messaggi tra le righe? «Il terrorismo non deve passare come cultura. Ma la cultura della violenza non deve passare, né da
una parte, né dall'altra». E questa è una sostanziale ammissione di quello che da più parti, da destra come da sinistra, vi si rimprovera: mettere sullo stesso piano America e terrorismo,
Occidente e integralismo islamico, vittime e carnefici. democrazie e teocrazie sanguinarie... «Noi siamo per la Pace. Non siamo contro l'America perché l'America ha
risposto ad un attacco terroristico bombardando l'Iraq, tra l'altro con motivazioni infondate. Noi siamo per la cultura della Pace. Ovvero riconoscere nell'altro dei lati
positivi. Fin dove questo è possibile, è chiaro. Un terrorista arriva da una terra che può essere l'Iraq, o Roma. Non per questo è stata dichiarata guerra all'Italia.
Quindi anche in un Paese dove all'interno ci sono dei terroristi – possono essere 10, 100, 100.000 – non è giusto fare di tutta l'erba un fascio. Gli Iracheni non sono
dei terroristi. Solo un gruppo di persone scelgono colpevolmente quella strada. È un po' come il teppismo negli stadi. Mica appartiene ad una sola tifoseria.
Anzi. Spesso colpe e responsabilità sono egualmente divise». L'Occidente non ha preparato i Kamikaze in centri addestramento, non li ha garantiti con una rete
di protezione. Ma tornando a noi, se qualcuno minaccia la nostra Pace e la nostra sicurezza con le armi, se qualcuno ci dichiara apertamente guerra, come è stato fatto,
come ci si difende? Voi dite: niente guerra. Come allora? «Promuovendo una cultura della Pace. Cucire una rete di rapporti diplomatici ed internazionali con questo fine».
La comunità internazionale ha tentato di farlo. Non ci si è riusciti... «E abbiamo sbagliato a lasciare questa strada. Se esistono due poli, esistono tante vie di mezzo.
In quest'area è possibile costruire qualcosa». Di nuovo la vostra malafede. L'America sullo stesso piano del terrorismo e delle stragi. «Guardate, è quanto sta avvenendo
tra Israele e palestinesi». Appunto. Anche qui una democrazia, rispettosa delle regole, che sta tentando di difendersi dal terrorismo di Hamas. E appena alza la testa
e reagisce, il "pacifismo" di alcune frange estreme rimprovera ad Israele la guerra, le armi, la violenza. Sempre un non voler distinguere oppressi ed oppressori.
Come se ci si potesse difendere con i fiori... «Io non sono con Israele né con i palestinesi. Da un punto di vista di cultura della Pace, che per me è prioritario e superiore,
si riconosce che in entrambe le realtà ci sono cose positive e cose negative. Oggi Israele ha fatto grandi passi. E sono contento di questo. Ecco, la nostra manifestazione
non è una manifestazione contro Bush o contro Berlusconi, che sta avallando la guerra in Iraq, ma, per me, è un modo per imporre all'attenzione di tutti la cultura della Pace.
Una manifestazione per la Pace, per situazioni in cui bisogna venirsi incontro, senza alzare bandiere o muri. Io non vado a Perugia per contestare Bush ma Bush non è
una figura che rientra in una cultura di Pace. Bush non è una persona di Pace. E io non apprezzo Bush. Poi se voi mi chiedete se apprezzo i terroristi dico: ancora di meno.
Io sono contro i terroristi, sono i peggiori rappresentanti della razza umana. Né posso dire che Bush sia un terrorista. Mi può scappare, tra gli amici, ma non lo posso sostenere
né lo direi in una marcia». In questa marcia potrebbero partecipare tutti, destra, sinistra, centro, liberali, radicali, Berlusconi, Bush. In fondo siamo tutti per la Pace, no?
«Secondo me sì, per la cultura della Pace per come la vedo io. Se qualcuno per fare la Pace vuole sganciare bombe, no. Per il resto più si è e meglio
è. Noi non abbiamo posto vincoli per partire con noi da Latina e venire alla Marcia per la Pace. Nemmeno tra gli iscritti. Anzi, io mi auguro che con noi veniate
pure voi di ParvapoliS [con posizioni filo-governative, filo-israeliane, filo-atlantiche, filo-liberaldemocratiche che sembrano così distanti] per chiarire. Il confronto tra chi
la pensa diversamente può funzionare da stimolo e portare ad avvicinamenti. Noi vogliamo affrontare le cose in maniera intelligente e sensibile.
Per andare contro la cultura dell'odio e della guerra è richiesto anche questo. Una sensibilità che oggi in Italia manca. Anche nelle piccole cose è
sempre presente una cultura razzista». Ma voi potete ragionare, chiarire e parlare con ParvapoliS. Volete fare la stessa cosa con Al-Qaeda?
«Bush si sta allontanando. Sappiamo bene che creando distanza si innesta una spirale di violenza e di rabbia. È quello il terreno in cui si forma
il terrorismo. E Bush quando dice che l'Iraq è terrorista scava un solco». Ma questo lo dice Leo Colucci in una sua personalissima interpretazione
del Bush-pensiero. Qui ci perdiamo tante cose per strada. Non diciamo che Bush non considera terroristi gli iracheni. Non diciamo che l'Occidente
non vuole le bombe in Iraq ma vuole un Iraq democratico, con la sua costituzione (per la quale si sta lavorando a fatica), con le sue libere elezioni.
Dare dell'America sempre l'immagine del Paese interventista e armato è scorretto, ancora prima che ingeneroso... Gli iracheni sono
stati salvati da Saddam... «La cultura di Pace non arriva dall'alto, dai governi. La cultura arriva dal basso. La storia ce lo insegna, pensiamo
all'Italia». La storia ci insegna il contrario. Noi da una dittatura siamo stati liberati (guarda un po') dagli Americani, mica dai partigiani...
Siamo stati liberati, se un valore lo si vuole dare ad una democrazia costituzionale, da quelle che per vent'anni si chiamavano con disprezzo
"le democrazie". Anche allora Americani e inglesi non ci portarono solo le bombe. Ci portarono Radio Londra. E ci fecero ritornare ad
una democrazia a cui il "basso" come lei lo chiama non ci avrebbero mai portato. «Se qualcuno pensa che noi andiamo in Iraq a forzare una
situazione che non è naturale con le armi quel qualcuno si sbaglia. I fatti lo dimostreranno». Un'intervista lunghissima, speriamo di avere
ulteriori occasioni per approfondire il discorso. L'ultima domanda riguarda le informazioni per chi tra i nostri lettori vorrà partecipare con voi
alla Marcia Perugia-Assisi... «Noi partiremo l'11 settembre, alle 5 e 30 di mattina ci incontriamo a Latina centro, a via del Lido, nel piazzale
antistante Obi. Lo so che è molto presto, ma chi vuole potrà continuare a dormire nel pullman. Non metteremo Dvd, promesso. Siamo già
arrivati a 20 adesioni. Noi puntiamo a riempire un autobus: 50 persone. Rinnovo l'invito che ho fatto prima,
anche a ParvapoliS. Il tutto per 15,00 euro. Si rientra la sera stessa. Il preavviso è richiesto. Infoline 0773.602407 - 338.7438845».
Elisabetta Rizzo
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