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Latina. Stelle sotto il cielo di Loreto. Rita Calicchia sul treno della speranza: «Una polaroid di gioia e amore che porterò sempre con me...»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Rita Calicchia, giornalista de Il Tempo, responsabile dell'Ufficio Stampa del Comune di Latina, scrittrice. Ieri, a Villa Fogliano, è stata presentato il tuo ultimo lavoro. Un diario di viaggio. Un viaggio particolare: sul treno dell'Unitalsi romano-laziale destinazione Loreto. Un treno, così scrivi, carico di sofferenza e speranza che chiamano "della gioia". Un esercito di uomini e donne di tutte le età, fortemente motivati a farsi. La voglia di fare qualcosa, di esserci, di contribuire a mantenere vivo questo straordinario progetto. Un'esperienza che è diventata un libro, "Stelle sotto il cielo di Loreto", ed un Dvd dallo stesso titolo in cui torni al tuo primo amore: la telecamera (Rita Calicchia è stata, tra l'altro, direttrice del Tg di Telelazio). Un viaggio che non volevi fare... «È vero. Fino a un'ora prima dell'appuntamento alla Stazione Ostiense di Roma ero sempre tentata di alzare il telefono ed inventare una scusa. Non ci volevo andare perché sapevo che sarebbe stata un'esperienza che mi avrebbe coinvolto molto sul piano personale. Oggi invece ringrazio Dio di non averlo fatto e di essere partita perché considero questa esperienza una delle più significative della mia vita sia personale che professionale». Bene, i lettori di ParvapoliS ti stanno vedendo vestita da spazzacamino, ci spieghi perché? «Di questa cosa mi vergogno anche un po'. Il fatto è che il pellegrinaggio di Loreto, essendo essenzialmente rivolto ai bambini, viene ogni anno ispirato ad una favola. Quest'anno la favola era Mary Poppins. Ed i volontari erano vestiti da spazzacamini. Il libro si apre con un pensiero di Renato Zero che invita a guardare il mondo con gli occhi dei bambini. Questo è anche la morale del Dvd che avete visto ed il motivo di questo mio abbigliamento». Quindi una valenza simbolica importante? «Sì, è un invito ad essere un po' più semplici. Io faccio un tipo di giornalismo che mi costringe a tentare di capire quello che gli altri dicono o fanno. Il giornalismo politico è per eccellenza il giornalismo della dietrologia. Ecco, i ragazzini sono spontanei. Quello che ti dicono con gli occhi è quello che hanno dentro. È un invito a tornare un po' bambini». Quanto è bello raccontare con la penna un pezzo di vita? «È straordinario. Questo libro racchiude una parte fondamentale di me. Da oggi ricomincio a scrivere di politica. Ma non posso dimenticare questi bambini. Sai Renato che dice alla fine dei concerti? Vi ho fatto una Polaroid nel mio cuore e qui resterete per sempre». Una domanda. L'Unitalsi è un'associazione di volontariato dichiaratamente cristiana. Tu conosci ParvapoliS e conosci il nostro puntare i piedi, qualche volta in modo dichiaratamente provocatorio, sui valori laici. La domanda è d'obbligo. Certi valori di solidarietà, di amore, la base insomma del volontariato, si devono per forza ancorare a valori legati alle religioni? Non è possibile, kantianamente, una morale laica, universale? «Anche io ho un'anima profondamente laica e mi sono avvicinata a questa che è fondamentalmente un'esperienza di volontariato e di solidarietà. Un modo di fare qualcosa per dei bambini che stanno male. E che sono soli. Perché molti di questi bambini, il 70%, sono stati abbandonati dai genitori. È un modo per dare una mano a chi sta peggio di noi».

Elisabetta Rizzo

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