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Latina. La cultura laica. Lidano Grassucci su Il Territorio: «Noi ogni tanto andiamo a Porta Pia a rendere omaggio alla statua del bersagliere»
Il consigliere Scalzo chiede di essere ricevuto dal Papa, Benedetto XVI. Per testimoniare
la Fede della provincia pontina al Papa. Noi, sommessamente, ricordiamo che quel consiglio
in cui siede lo stesso Scalzo e dove può esprimere le sue opinioni liberamente per il Papa, non ci sarebbe se il 20 settembre del 1870 dei ragazzi di Piemonte di corsa non fossero entrati a Porta Pia e avessero liberato i romani da secoli di preti che volevano occuparsi di Stato. A noi non piacciono i Re e ancor meno i Re-Papi. Noi siamo figli dei Lepini, gente che rimase fedele alla fede del Papa sempre, meno ai soldati dei Papi. Ci farebbe piacere che a Roma Scalzo e i consiglieri provinciali cattolici ci andassero per conto loro e in nome della loro coscienza.
Noi, senza dirla ad alcuno, di tanto in tanto andiamo a Porta Pia a rendere omaggio al
bersagliere che guarda verso quella porta che ha aperto Roma alla libertà. Un signore suggerì: libera Chiesa in libero Stato. “Date a Cesare ciò che è di Cesare a Dio ciò che è di Dio”, la coscienza alla Chiesa le cose pubbliche allo Stato che liberalmente abbiamo costruito credenti e no, liberamente.
Mastro Titta era il boia del Papa, dal 20 settembre del 1870 restò disoccupato. Sul lungotevere è nato il Tempio dove gli ebrei che stanno a Roma dal 300 avanti Cristo, dopo 2000 possono pregare il loro Signore a modo loro: il 13 aprile dei 1986 Giovanni Paolo secondo andava a pregare in quel tempio, libero nella sua Fede. Nessun Papa-Re avrebbe potuto farlo.
La Provincia non ha fede, è libera da ogni fede, ciascun consigliere è libero di pregare
come vuole e di andare a Roma quando lo ritiene, ma per conto suo.
Lidano Grassucci
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