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Latina. Primarie. Antonio Pennacchi sull'Indipendente: «Non avrei mai votato Prodi. È un ex democristiano. Fino a sta storia del proporzionale»

Domenica vado a votare Prodi alle primarie. Avevo detto a tutti che non ci sarei andato: "Sono primarie per finta e poi non c'è un candidato del partito mio, i Ds". Rispondevano: "È Prodi", ma a me mi pareva che una volta era democristiano e io avrei voluto invece un candidato mio, D'Alema o al massimo Minniti, non uno per procura. Al limite avrei pure potuto votare Sgarbi, perché gli sparigliatori, anche se matti, mi stanno simpatici; ma lo hanno fatto fuori: "Non puoi correre, perché queste sono primarie democratiche e se corri dai fastidio a Pecoraro Scanio". Per questo non ci volevo andare. Poi questi altri si sono inventati il proporzionale e mi sono girate le palle. Sì lo so che non è un colpo di Stato, è tutto legale, però è una presa per il culo. Fino a ieri tutti maggioritari, referendum e seconda repubblica, e all'improvviso - poiché stai per perdere - non è più vero niente: "Avevamo scherzato"? E il senso dello Stato? L'interesse generale? Dice: "Ma pure voi quante ne avete dette o fatte?". Ho capito, ma così non se ne esce più, così davvero si va a finire a Caino e Abele. Per questo vado a votare Prodi. Ma quello che più mi dispiace è il ponte di Messina. Lo so che se vince il centrosinistra è difficile che si faccia sto ponte. Ma la colpa è la tua, per questo voto Prodi: in cinque anni che stai al governo non sei stato buono a scaricare una betoniera di cemento. Dice: "Ma no, abbiamo fatto tutti gli incartamenti," (e ti ci sono voluti cinque anni? Mussolini in sei mesi fece Littoria) "però adesso è tutto pronto, la prima pietra si mette nella seconda metà del 2006". Chi 'nte ceca n'occhio. La seconda metà del 2006? Questo significa che se vinco io non si fa più, ma significa anche che tu hai avuto cinque anni di tempo e se lo volevi fare per davvero ti dovevi mettere a correre, così quando arrivavo io - se vincevo - mi facevi trovare almeno i piloni a mezza altezza, che io oramai non potevo fare più marcia indietro e mi toccava finirlo per forza. Mo' voglio vedere chi lo fa sto ponte. Perché è vero che tu sei una specie di Arturo Ui, un guaio passato, e ti sei fatto solo leggi ad personam - come hanno ragione la Guzzanti e Travaglio - ma manco può essere, pure per il calcolo delle probabilità, che tu ciài sempre torto e non ne azzecchi mai una. Quella del ponte sullo Stretto mi sembrava giusta. È una cosa da fare. Anzi, per me quel ponte è proprio di sinistra: progressista e proletario. Dice: "Ma l'impatto ambientale, il panorama". Ma quale impatto, quello il panorama lo arricchisce, che c'è di più bello a questo mondo di un ponte? Guarda un ponte romano, guarda quello di Brooklin. È il lavoro dell'uomo - da che mondo è mondo - il valore aggiunto di ogni paesaggio.
Dice: "Ma in Italia mancano tante altre cose più essenziali: le strade normali, l'acqua". Embe'? Appunto. Per elevare gli standard medi devi elevare per forza i livelli di eccellenza. È solo elevando l'eccellenza - per un meccanismo combinato di mimesi, emulazione e mitopoiesis degli orizzonti di attesa - che questa si tira appresso gli standard medi. Dice: "Ma le difficoltà tecniche". E quelle le devi superare. Tu sei il primo e più grande costruttore della storia. Tu hai eretto i primi ponti e fino a ieri sei andato in giro a costruire dighe dappertutto. Oggi sei scomparso, i cinesi fanno a gara anche di grattacieli e a te non ti si vede. Vuoi competere nella globalizzazione? Dimostra allora che sai ancora fare cose che colpiscono gli immaginari. Come il ponte di Messina per esempio.

Antonio Pennacchi


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